Globalizzazione economica

La globalizzazione è la realizzazione di un mercato unico globale che permette la libera circolazione di capitali senza barriere protezionistiche e il trasferimento della produzione dove il mercato del lavoro è più vantaggioso. Il dibattito è animato da coloro i quali esaltano le opportunità di sviluppo economico del libero mercato e coloro che denunciano la crescente polarizzazione della ricchezza e l'instabilità finanziaria.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - La globalizzazione è un'irreversibile tendenza dello sviluppo economico

La globalizzazione economica, la crescente interdipendenza ed integrazione delle economie mondiali, è un'irreversibile tendenza dello sviluppo economico globale, e la sua forza istituzionale trainante sono riforme orientate al libero scambio.

L’ideologia neoliberista rappresenta la globalizzazione come un processo dettato non da determinate scelte politiche ma da inevitabili forze naturali – l’innovazione tecnologica, ad esempio - per convincere le persone che devono adattarsi alle leggi del libero mercato se vogliono sopravvivere.

02 - L'internazionalizzazione dell'economia non significa che l'economia mondiale sia “globale”

Lo sviluppo dell'economia mondiale non è un mero incremento quantitativo della frequenza e del valore degli scambi tra sistemi produttivi regionali che rimangono distinti. Il livello di dipendenza reciproca e di apertura dei mercati, anche finanziari, tra le diverse economie nazionali è talmente alto e inedito da rendere l'economia mondiale qualitativamente già una “economia globale”.

Tra il 1890 e il 1914 il livello di internazionalizzazione degli scambi e di circolazione dei capitali era addirittura maggiore di quello contemporaneo. Nell’odierno libero mercato globale, in realtà, le attività produttive e commerciali tendono a costituire tre blocchi (America, Europa, Asia) distinti e talora contrapposti.

03 - Gli Stati-nazione sono unità politiche obsolete in un'economia globale

Lo Stato-nazione è obsoleto perché non è più l'unità politica ottimale per organizzare l'attività economica, poiché le più importanti decisioni economiche vengono prese all'interno di “regioni economiche”, che inglobano i confini nazionali di più Stati e che riescono ad attrarre capitali indipendentemente dall'appartenenza a frontiere nazionali.

Gli Stati non sono impotenti e passivi quando si confrontano con le forze di mercato a livello globale: l'intervento politico dello Stato nell'economia rimane vitale per la prosperità nazionale, anche con economie sviluppate e interdipendenti.

04 - La globalizzazione favorisce la crescita economica, la riduzione della disoccupazione, l'aumento della produttività

Le politiche di liberalizzazione dei mercati mondiali favoriscono la crescita economica, la riduzione della disoccupazione e l’aumento della produttività. Esternalizzare non minaccia l’economia nazionale: se un paese perde posti di lavoro quando le proprie compagnie producono all'estero, il medesimo paese guadagna posti di lavoro con gli investimenti esteri delle multinazionali.

Dopo il 1980, in correlazione a una forte accelerazione del processo di liberalizzazione dei mercati mondiali, nei paesi OCSE i dati relativi alla crescita economica, alla disoccupazione e alla produttività peggiorano in misura rilevante rispetto ai trent’anni precedenti. L'epoca della globalizzazione è stata contrassegnata in Europa occidentale dal massiccio ritorno alla disoccupazione di massa.

05 - La globalizzazione aumenta le disuguaglianze

Non vi è una tendenza sistematica all'aumento della disuguaglianza se aumentano gli scambi commerciali internazionali. Poiché la maggior parte dei globalizzatori – in particolare Cina ed India - vent'anni fa erano tra i paesi più poveri del mondo, la loro rapida crescita è stata una forza per ridurre la disuguaglianza in tutto il mondo.

La crescita delle disuguaglianze a livello mondiale, la precarizzazione del lavoro, il ritorno della povertà anche nelle società avanzate sono gli effetti negativi dell’estensione globale del libero commercio. La crescita economica fallisce nel migliorare le condizioni dei più poveri.

06 - Per godere dei vantaggi della globalizzazione è necessaria la libera circolazione planetaria dei fattori produttivi

Affinché le popolazioni possano godere dei vantaggi della globalizzazione è necessario accrescere la cooperazione commerciale tra blocchi valutari egemoni (Usa, Ue), attraverso un’integrazione regionale, esemplificata dall'istituzione in Europa del mercato unico in cui capitali e merci circolano liberamente: la politica non ostacoli col protezionismo l’affermarsi di un libero mercato globale.

Nonostante la professione di fede nei principi dell'economia di mercato, le grandi potenze industriali nazionali, e le aggregazioni regionali come l'UE, per proteggere la propria produzione adottano strategie economiche nelle quali si congiungono, oltre alla liberalizzazione del mercati, la competizione mercantilistica fra Stati, il regionalismo economico e il protezionismo nel settore agricolo.

07 - Le politiche neoliberiste del Fondo Monetario Internazionale hanno acuito il divario globale tra paesi ricchi e poveri e tutelato gli interessi della finanza

Il Fondo Monetario Internazionale rileva che l'esperienza suggerisce che le difficoltà di bilancio non si risolvono stampando più moneta, perché l'inflazione incontrollata strangola la crescita e aumenta la povertà: accumulare debito come soluzione a breve periodo peggiora drasticamente il futuro prossimo.

Le conseguenze negative della globalizzazione derivano dai rapporti globali di potere che le istituzioni sovranazionali, e non democratiche, rappresentano. Le politiche ideologiche del Fondo Monetario internazionale, facendo dipendere le concessioni creditizie da riforme neoliberiste, hanno tutelato gli interessi del capitale finanziario a discapito delle popolazioni dei paesi in crisi.