Riforma federalista dello Stato italiano

Il tema del federalismo è uno dei più accesi e discussi nel dibattito politico italiano, soprattutto riguardo il federalismo fiscale. Il dibattito si allarga a una serie di argomenti: il binomio federalismo centripeto-federalismo centrifugo; il federalismo nell’era della globalizzazione; “questione meridionale” e “questione settentrionale”; i costi del federalismo rispetto ai sistemi accentrati.

TESI FAVOREVOLI

TESI CONTRARIE

01 - Il federalismo offre nuovi modelli di sviluppo e un nuovo concetto di unità: un paese che si differenzia per poter essere più unito

Negli anni Novanta Gianfranco Miglio propone il passaggio da Costituzione una “unitaria” a una “pluralistica” e “federale”, capace di garantire l’identità e lo sviluppo per le tante realtà disomogenee in Italia. Contro le critiche che dipingono il federalismo come un movimento centrifugo e secessionista, alcuni sostengono un federalismo di tipo centripeto, che garantirebbe l’unità e la coesione.

Il federalismo darebbe inizio a un processo di disgregazione nazionale, accrescerebbe gli egoismi locali e i territori più ricchi si svincolerebbero dagli obblighi di solidarietà. Al contrario dei casi in cui il federalismo si sviluppa “per aggregazione”, il federalismo “per dis-aggregazione” porterebbe lo Stato a diventare un ente del rango di Comuni, Province, Regioni.

02 - Gli enti locali sono più vicini ai cittadini: dargli più autonomia potenzierebbe l’efficienza, l’offerta di servizi pubblici e la sana concorrenza tra di essi

Essendo più vicini ai cittadini, i governi locali sono in grado di valutare meglio le loro esigenze di beni e servizi pubblici. Decentrare significherebbe: maggiore efficienza; rafforzamento della democrazia e riduzione della corruzione, dato che aumenterebbe il potere di controllo; miglioramento della comunicazione tra politici e cittadini.

La dimensione troppo piccola del governo locale produrrebbe effetti economici negativi. I cittadini potrebbero non avere informazioni e potere politico e la burocrazia locale potrebbe essere peggiore di quella nazionale. La maggiore vicinanza dei cittadini ai governi locali aumenterebbe i favoritismi e la corruzione. Si rischiano potenziali danni anche nel settore delle efficienze ambientali.

03 - L’attuale miope ripiegamento localistico della politica risulta inadeguato rispetto alle grandi sfide e ai soggetti della globalizzazione

Lo Stato nazionale è piccolo per le sfide della globalizzazione e grande per le questioni sub-nazionali. L’autonomia delle realtà locali è la risposta alle crisi identitarie dovute all’indebolimento delle politiche nazionali; è un valido modello economico, poiché permetterebbe l’aggregazione di imprese che avrebbero nel territorio un punto di riferimento, pur proiettate in mercati globali.

L’integrazione globale sta indebolendo le politiche nazionali. La politica continua a muoversi entro vecchi schemi di controllo territoriale, mentre l’economia si sposta più rapidamente con le reti telematiche. Oggi il capitale è meno legato al territorio. Più autonomia alle realtà locali comporta il rischio di ripiegamenti localistici con conseguente incapacità di guardare al mondo globalizzato.

04 - Ottenendo maggiore autonomia, le Regioni si responsabilizzerebbero fino a diventare lo snodo per il risanamento del divario finanziario tra Nord e Sud

La Lega Nord pone, accanto alla “questione meridionale”, quella “settentrionale”: il recupero delle risorse drenate dallo Stato centrale e la protezione dalle minacce dall’esterno. La maggiore autonomia responsabilizzerebbe le Regioni che, se divenissero enti di governo, diverrebbero lo snodo tra il centro e le autonomie locali e la leva per riequilibrare il divario tra le varie aree del paese.

L’immagine di un Sud parassitario è un presupposto falso. Così come i ricchi del Nord, anche i ricchi del Sud “mantengono” i poveri delle due regioni. Il problema delle troppe risorse verso il Meridione non sussiste: quest’ultimo non spende troppo, usa male i soldi. Decentrare accrescerebbe la corruzione. La soluzione non è al di fuori dello Stato unitario, ma nel correggere lo statalismo.

05 - Il federalismo ha costi maggiori rispetto ai sistemi accentrati, ma ha il pregio di ridurre le perdite e razionalizzare le spese, traducendosi in guadagno

Il federalismo ridurrebbe gli sprechi, dato che gli enti locali sarebbero responsabili dei bilanci, poiché autonomi per una quota di spesa, e, per la quota di rimesse statali, riceverebbero fondi parametrati ai “costi standard”. Gli esempi di federalismo funzionante dimostrano che gli alti costi burocratici dei sistemi federali si traducono in guadagno, vista la razionalizzazione delle spese.

Il federalismo causerebbe l'aumento della pressione fiscale per gli extra-costi dovuti al caos organizzativo degli di transizione; la perequazione potrebbe obbligare le Regioni virtuose a versare un doppio contributo di solidarietà; il rischio che la burocrazia centrale non venga ridotta. Al Sud persisterebbero le cause degli sprechi: infrastrutture, burocrazia, corruzione, clientelismo.