Nr. 264
Pubblicato il 06/07/2023

Dovremmo accogliere più stranieri [In Francia]? [Le Drenche]

Pubblicato da Le Drenche

La pubblicazione qui proposta è una fedele traduzione di un dibattito pubblicato sulla testata giornalistica francese “Le Drenche” (per la versione originale visita Faut-il accueillir plus d’étrangers?).
Perché pubblichiamo articoli di altre redazioni?
Sul sito Pro\Versi vogliamo dare spazio a siti esteri che abbiano un obiettivo affine al nostro: aiutare i lettori a informarsi e formarsi un’opinione propria attraverso i pareri degli esperti dei vari settori, per facilitare impegno civico dei cittadini e favorire un dibattito calmo e razionale. La traduzione e pubblicazione di dibattiti esteri ci consente inoltre di arricchire i nostri contenuti di punti di vista differenti, non limitati a un orizzonte nazionale.
Le caratteristiche che accomunano gli articoli che ospiteremo sono: la trattazione delle tematiche in termini pro/contro e la presenza nei dibattiti di soli opinionisti autorevoli e impegnati.

La Drenche: opinioni diverse in un unico luogo

Presentando in modo chiaro punti di vista e pareri differenti, il giornale Le Drenche ha l'ambizione di dare a ciascuno gli strumenti necessari per comprendere e tollerare le opinioni divergenti e di uscire della cosiddetta «bolla di opinione».
La testata francese, nel cappello introduttivo degli articoli, offre al lettore un contesto semplice che consente di comprendere facilmente il tema trattato; segue una sezione dialettica, dove due opinionisti competenti e impegnati – uno pro e uno contro – espongono i loro punti di vista. Lo scopo dichiarato è quello di aiutare i lettori a formarsi un’opinione propria e facilitarne così l’impegno civico. Non legato ad alcuna struttura politica o gruppo d’interesse, il giornale Le Dreche si definisce partecipativo, democratico e interattivo, perché sono gli esperti a scrivere i loro interventi; perché sono i lettori a proporre gli argomenti; perché i lettori sono invitati a esprimere la loro opinione prima e dopo la lettura dell’articolo.


IL DIBATTITO IN 2 MINUTI:

01 - Le fantasie dell'immigrazione

In Francia esistono ancora molti pregiudizi sull'immigrazione: infatti l'immigrazione economica, anche se insufficiente, è demonizzata.

02 - La domanda giusta è "possiamo" accogliere più stranieri in Francia? La risposta è no.

Il sistema di accoglienza è al collasso e i giovani immigrati sono sempre più estranei alla cultura francese.

 
01

Le fantasie dell'immigrazione

FAVOREVOLE

Tesi di Frédéric Cherbonnier, docente presso Sciences Po Toulouse e ricercatore presso la Toulouse School of Economics.

 

Varie fantasie offuscano il dibattito sull'immigrazione. La prima è l'identità. No, non siamo "in gran parte sostituiti" da migranti del continente africano che rifiutano la nostra civiltà! Certo, un quarto della popolazione francese è immigrato o proviene da almeno un genitore immigrato, ma gli stessi ordini di grandezza si osservano in paesi come la Germania o gli Stati Uniti. È vero che i nostri flussi migratori non sono molto diversificati, più del 40% proviene dall'Africa, di cui quasi un terzo dal Maghreb. Ma gli indicatori mostrano che l'integrazione avviene molto velocemente, fin dalle prime generazioni. Pertanto, secondo l'INED, la fecondità dei discendenti di immigrati è vicina a quella delle donne francesi "native", e questo è particolarmente vero per le persone di origine nordafricana. Dalla terza generazione, gli immigrati nordafricani non scelgono più nomi specificamente arabo-musulmani per i propri figli. Infine, secondo l'INSEE, le unioni miste stanno progredendo molto rapidamente nel corso delle generazioni: il 75% dei coniugi di un immigrato nordafricano ha la stessa origine, ma questo tasso scende a quasi il 40% per la seconda generazione.

La Francia sarebbe un paese permissivo in termini di immigrazione. È proprio il contrario!

Il secondo pregiudizio va di pari passo con il primo: la Francia è un paese permissivo in termini di immigrazione, che attira un gran numero di stranieri desiderosi di usufruire della nostra protezione sociale. È proprio il contrario! In termini di accettazione delle domande di asilo dei rifugiati, la Francia è al 17° posto in Europa. Per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari dei figli e dei coniugi di uno straniero residente in Francia, i flussi rappresentano solo circa 35.000 persone all'anno, ovvero un tasso irrisorio dello 0,05% della popolazione.
La maggior parte dei flussi migratori (misurati dal rilascio dei permessi di soggiorno) corrisponde agli studenti e, in misura minore, alla migrazione economica e al ricongiungimento familiare di figli e coniugi di cittadini francesi. E questi flussi rimangono moderati nel nostro Paese (due volte in meno rispetto alla media UE o OCSE), che non ha conosciuto né il boom dell'immigrazione economica verso la Spagna negli anni '90, né gli ulteriori flussi di profughi verso la Germania negli ultimi trent'anni. Infine, i migranti non vengono per il nostro “welfare state”: sotto questo aspetto la Francia non attrae, spesso preferiscono guardare altrove, in altri Paesi europei dove la protezione sociale è minore. Alla fine, l'impatto sul saldo dei conti sociali sarebbe basso perché questi migranti lavorano - e quindi contribuiscono - e gran parte di loro, essendo più giovani, pesano meno per vecchiaia e malattia.

In Francia, per mancanza di un dibattito sereno, l'immigrazione economica rimane demonizzata e insufficiente

Infine, sul piano economico, tutti gli studi convergono nell'affermare che i migranti vengono soprattutto per integrare la popolazione locale e sostenere la crescita. È vero che una parte della popolazione francese, in particolare quella poco qualificata, può trovarsi in concorrenza con i nuovi entranti e veder deteriorarsi per un certo periodo le proprie condizioni di accesso al mercato del lavoro. Ma anche durante le grandi ondate migratorie verso Stati Uniti, Francia o Israele, questo fenomeno è rimasto molto marginale. L'immigrazione è soprattutto un'opportunità, che porta manodopera poco qualificata al servizio delle persone, ma anche manodopera qualificata che è forza di innovazione. Nella maggior parte dei Paesi gli immigrati sono sovrarappresentati tra gli imprenditori e i ricercatori. Ahimè, meno in Francia dove, in assenza di un dibattito sereno, l'immigrazione economica rimane demonizzata e insufficiente.

 
02

La domanda giusta è "possiamo" accogliere più stranieri in Francia? La risposta è no.

CONTRARIO

Tesi di Jean-Thomas Lesueur, direttore Generale dell'Istituto Thomas More.


Piuttosto che "dovrebbe", che implica un imperativo (ma di quale ordine: morale? politico? economico?), la domanda giusta è "possiamo" accogliere più stranieri in Francia? La risposta è no. Ecco alcune spiegazioni.
Innanzitutto, i flussi (legali e illegali) sono già considerevoli. Dopo aver vissuto una forte ondata migratoria a partire dai primi anni 2000, la Francia ha rilasciato una media di 255.000 permessi di soggiorno legali all'anno tra il 2017 e il 2021; nei primi cinque anni di mandato di Emmanuel Macron. Ciò rappresenta 1,28 milioni di nuovi arrivi, pari all'1,9% della popolazione francese totale. L'immigrazione clandestina è stimata tra i 600.000 e i 900.000 immigrati illegali. Queste cifre considerevoli hanno conseguenze di vasta portata per il nostro Paese.

Le capacità ricettive sono tutte messe alla prova e sull'orlo del collasso

Il primo ordine di conseguenze si manifesta nelle nostre capacità di accoglienza, che sono tutte sotto pressione e sull'orlo del collasso: l'alloggio (secondo l'INSEE, il 53% degli adulti senza fissa dimora è di nazionalità straniera), l'accoglienza d'emergenza dei richiedenti asilo (strutturalmente incapace di ospitare un numero annuo di richiedenti), la povertà (secondo l'INSEE, il tasso di povertà degli immigrati è del 30,7% rispetto al 13,2% della popolazione non immigrata) e l'occupazione (il tasso di disoccupazione degli stranieri, pari al 15,7%, è doppio rispetto a quello dei francesi, pari al 7,4%).
Ma altre conseguenze sono ancora più essenziali di questi luoghi comuni economici e sociali. Riguardano l'integrazione. Non si può pensare all'immigrazione senza pensare all'integrazione, come fanno molti specialisti. Non si può voler mantenere un alto livello di immigrazione senza valutare la capacità di integrazione sia della società ospitante sia del potenziale immigrato, come analizza finemente l'economista britannico Paul Collier nel suo libro Exodus. Va detto che l'integrazione non funziona bene, e sempre peggio.

Stiamo assistendo all'emergere di una contro-società che condivide sempre meno cose con la società francese

Il fatto che la maggior parte dei giovani immigrati o delle persone con un background migratorio si integri non significa che l'integrazione funzioni bene. Stiamo assistendo all'emergere di una o più controsocietà che condividono sempre meno la società francese. Sebbene siano una minoranza, alcuni giovani di origine immigrata mostrano un desiderio sempre più radicale di separarsi dal resto della società.
Lo vediamo a scuola. Sono innumerevoli le testimonianze di insegnanti che non sono più in grado di insegnare storia e francese, ma anche biologia e sport. Il rifiuto dei contenuti didattici, soprattutto per motivi religiosi, sta esplodendo. Così come la violenza nelle scuole. Gli scontri avvenuti lo scorso ottobre al Lycée Joliot-Curie di Nanterre, in un contesto di infiltrazione islamista, illustrano questo stato di cose.

Un altro aspetto è il rapporto con la legge. Secondo un sondaggio condotto nel 2020, il 57% dei giovani musulmani francesi ritiene che la sharia sia più importante della Repubblica. Un ultimo sintomo, ancora più tragico, è la questione del terrorismo. Sappiamo che il 62% degli autori di atti terroristici commessi contro il nostro Paese dal 2012 sono francesi. Questo dato è semplicemente terrificante. Il fatto che giovani francesi abbiano commesso tali atti contro la Francia è un segno del grave fallimento della nostra politica di integrazione. Non possiamo far finta che questa tragica realtà non esista.

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