L’agopuntura è una suggestione

Secondo un articolo pubblicato nel 2007 su “galileo.it” (L’agopuntura salva i neuroni?,23 gennaio 2007) esiste uno studio che scarta l’ipotesi di effetto placebo. In Corea del Sud, presso la Kyung Hee University, la ricercatrice Sabina Lim ha iniettato nei topi da laboratorio un composto, l’Mptp (1-metil 4-fenil 1,2,3,6-tetraidro-piridina), che uccide i neuroni dopaminergici causando il morbo di Parkinson. Ha proceduto poi con l’agopuntura tradizionale su un primo gruppo di cavie, e con l’agopuntura simulata sul secondo gruppo: dopo una settimana nei topi del primo gruppo si registrava un livello di dopamina all’ottanta per cento, e nessun cambiamento sostanziale nel secondo. Scartando quindi l’ipotesi “suggestione”, davanti a questi risultati, Sabina Lim ha potuto constatare che effettivamente l’agopuntura funziona e potrebbe curare molte malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer. Però non possiamo ancora affermare di aver trovato una cura miracolosa: l’agopuntura, come molte delle cure naturali, è una terapia che dà i suoi frutti lentamente e queste malattie spesso non vengono neanche diagnosticate precocemente. Tuttavia, essa probabilmente potrebbe essere impiegata come cura preventiva.

l dott. Giulio Pellegata (come riportato nell’articolo L’agopuntura funziona anche se simulata, “galileo.it”, 16 maggio 2011) ritiene che: “abbiamo […] potuto osservare che, rispetto a quella simulata, l’agopuntura vera attiva aree del cervello più ampie. Dagli ultimi studi clinici, però, emerge come l’agopuntura abbia un potente effetto placebo, e questo rende difficile valutare con precisione l’esito clinico della pratica in quanto tale nei pazienti”. Test clinici condotti su gruppi di pazienti di età, sesso e nazionalità differenti hanno addirittura dimostrato che l’agopuntura simulata è efficace tanto quanto quella vera. Ad esempio, un esperimento effettuato in Svezia su 262 pazienti oncologici ha dimostrato la presunta efficacia dell’agopuntura, vera e simulata, nel contrastare la nausea da radioterapia. 99 di essi sono stati sottoposti all’agopuntura tradizionale, 101 invece sono stati trattati con aghi finti, non appuntiti, appoggiati su punti casuali. Il risultato: entrambi i gruppi hanno indicato la terapia con gli aghi come la migliore per lenire gli effetti collaterali della radioterapia. In ultimo, 62 pazienti sono stati trattati con soli farmaci convenzionali: tutto il gruppo ha sofferto maggiormente di nausea e vomito rispetto agli altri due.

Secondo Anna Enblom l’agopuntura, tradizionale o simulata, potrebbe dare dei risultati soddisfacenti: “la mitigazione degli effetti collaterali della radioterapia non deriva dalla pratica dell’agopuntura in quanto tale, ma dalle aspettative positive del paziente e le maggiori attenzioni ricevute. In fin dei conti la domanda non dovrebbe essere se sottoporre i pazienti ad agopuntura abbia un effetto rispetto alla simulazione del trattamento, ma se la pratica – vera o simulata – possa alleviare la nausea in pazienti oncologici” (Ibidem).

Silvia D'Orazio, 28 settembre 2016