La scelta di privatizzare le ferrovie non contribuisce alla riduzione del debito pubblico

Sviluppo e ammodernamento sono garantiti dalla privatizzazione

In merito alla decisione del governo di aprire FSI al mercato, il partito Nuovo Centro Destra (NCD) ha presentato una mozione in sostegno alla procedura di privatizzazione della società , stando a quanto dichiarato nell’articolo di Antonio Pitoni intitolato Ferrovie dello Stato, battaglia sulla privatizzazione: opposizioni contro la quotazione del Gruppo del 3 dicembre 2015 su “Ilfattoquotidiano.it”.
La prima firmataria della mozione è stata Dorina Bianchi di NCD. Il partito vuole invitare l’esecutivo a “proseguire la procedura di privatizzazione già avviata garantendo che la proprietà della rete resti pubblica ed al contempo assicurando gli obblighi del servizio pubblico e la maggioranza piena dell’azionariato dello Stato”.
Anche Scelta Civica approva la scelta del governo per la quotazione in borsa. La mozione firmata da Andrea Mazziotti di Celso sprona l’esecutivo a “procedere al piano di privatizzazione con modalità idonee ad assicurare un reale sviluppo e l’ammodernamento dell’infrastruttura, anche sulle tratte secondarie”.
Scelta Civica appoggia la proposta di mantenere la gestione della rete sotto un “pieno, terzo e imparziale controllo pubblico”.
La mozione, stando quanto riportato , invita inoltre il governo a valutare la cessione sul mercato di “una quota azionaria superiore al 40%,”, ma secondo uno schema che consenta “l’ingresso dei privati nelle sole società del gruppo che erogano servizi di trasporto”.
Un’ulteriore mozione, presentata questa volta da Guido Guidesi di Lega Nord, secondo l’articolo di Antonio Pitoni , appoggia le intenzioni dell’esecutivo in merito alla privatizzazione di FSI e chiede al governo chiarimenti sui “ricavi attesi dall’operazione” affinché “possano essere impiegati a favore del trasporto pubblico locale” per garantirne “più alti criteri di qualità” e “prezzi sostenibili”.

Aprirsi al mercato per rilanciare l’economia

Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha riferito che se le condizioni del mercato saranno favorevoli, la società Ferrovie dello Stato Italiane (unitamente a Poste Italiane) sarà sul mercato per la fine del 2015.
A riportare la dichiarazione è stato l’articolo intitolato Privatizzazioni – Padoan: “Poste e FS sul mercato nel 2015 del sito internet “Firstonline.info” in data 23 novembre 2015.
La decisione - afferma il ministro - fa parte della strategia del governo Renzi di rilanciare al più presto le privatizzazioni.
L’obiettivo dell’esecutivo, continua Padoan, non è solo quello di fare cassa per poter ridurre l’enorme debito pubblico, ma anche quello di creare le condizioni per rendere più efficienti le imprese pubbliche e dare un segale agli investitori internazionali di apertura al mercato: “L’Italia ha fatto molto più di altri Paesi per ritirare progressivamente la presenza dello Stato dai settori dell’economia dove il mercato può essere più efficiente. […] Esistono ancora settori che possono essere aperti alla concorrenza con l’obiettivo di creare più efficienza, con servizi migliori per i cittadini: è il caso delle Ferrovie e dei servizi postali”.
Il ministro Padoan ha infine giustificato la linea di privatizzazione adottata dal governo con queste parole: “Abbiamo voluto rinnovare i vertici delle aziende di proprietà pubblica che operano in questi settori, perché non vogliamo svendere il patrimonio nazionale ma valorizzarlo e per farlo abbiamo chiesto la revisione dei piani industriali”.

La privatizzazione indebolisce l’industria nazionale

I deputati del gruppo parlamentare Sinistra Italiana (SI) hanno presentato in data 3 dicembre 2015 una mozione alla Camera dei Deputati contro la volontà del governo di privatizzare le Ferrovie.
La notizia è stata riportata il giorno stesso da un articolo di Antonio Pitoni dal titolo Ferrovie dello Stato, battaglia sulla privatizzazione: opposizioni contro la quotazione del Gruppo de “ilfattoquotidiano.it”.
Nella mozione, che ha avuto come primo firmatario Franco Bordo, membro del gruppo SI e componente della commissione trasporti, i deputati di SI chiedono all’esecutivo di interrompere all’istante la procedure della messa sul mercato di quote pubbliche del gruppo FS, almeno fino a quando il governo “non avrà illustrato alle Camere in modo puntuale tutti gli aspetti e i risvolti economici, industriali, occupazionali e sociali” del piano di privatizzazione.
In particolare, SI invita l’esecutivo, “prima di procedere a qualsiasi iniziativa di alienazione di quote di società direttamente o indirettamente di proprietà dello stato“, a presentare al Parlamento una relazione con i dati finanziari e industriali degli effetti della vendita.
Gli obiettivi annunciati dal ministro Delrio hanno notevolmente preoccupato l’intero gruppo di SI.
Vi sono rilevanti dubbi in merito alla rilevanza strategica dell’azienda da 8,4 miliardi di fatturato, 70 mila dipendenti e oltre 16 mila km di rete ferroviaria. L’azienda è infatti definita in perfetta salute e proprio sul fronte del fatturato, come ricordano i deputati SI, ha chiuso i primi sei mesi del 2015 con un incremento di oltre il 2% rispetto all’anno precedente, mettendo in campo un totale di 4,3 miliardi di euro di investimenti.
Tra i componenti di SI vi è il timore che il gruppo FSI finisca con la quotazione sul mercato per essere “svuotato di valore e di contenuti” solamente per raccogliere “pochi miliardi di euro (tra i 5 e i 10) che non sono assolutamente nulla rispetto ai 2.000 miliardi di debito pubblico accumulati dal nostro Paese”.
I deputati di SI ritengono inoltre che per scongiurare proprio questo pericolo il Parlamento “avrebbe dovuto esercitare una funzione di controllo e indirizzo politico importante” dal momento che la privatizzazione di FSI “potrebbe determinare l’indebolimento di rilevanti potenzialità industriali nazionali”.
Con la propria mozione SI accusa il governo di volersi garantire nell’immediato una “modesta entrata economica, mettendo a repentaglio profitti, livelli occupazionali, e qualità professionali”.
Invece di ottenere un “sostanziale effetto di diminuzione del debito pubblico” SI ritiene che in questo modo si rischia invece di avere solamente “una riduzione delle entrate fornite al bilancio dello Stato dai dividendi della stessa società”.

La privatizzazione è dannosa e controproducente

Anche il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione contro la decisione del governo di privatizzare la società FSI.
Diego De Lorenzis, deputato del Movimento, primo firmatario della mozione, ritiene che il governo debba “sospendere l’attuale procedura di privatizzazione in corso” per poter garantire la proprietà pubblica di asset strategici come quelli di FSI.
Il testo della mozione è stato pubblicato il 3 dicembre 2015 dall’articolo di Antonio Pitoni dal titolo Ferrovie dello Stato, battaglia sulla privatizzazione: opposizioni contro la quotazione del Gruppo de “Ilfattoquotidiano”.
Nel messaggio del M5S il governo viene invitato a “elaborare una nuova, più seria e più lungimirante politica di abbattimento del debito pubblico che non preveda l’alienazione del patrimonio pubblico, dannosa e controproducente”.
Secondo il M5S, come riportato l’articolo di Fabrizio Salvatori dal titolo Ferrovie dello Stato, pioggia di critiche da parte di Cgil, Prc, M5S contro la privatizzazione: “A rimetterci saranno gli utenti” in data 23 novembre 2015 sul sito web “controlacrisi.org”, la privatizzazione di FSI va in una direzione opposta alle dichiarazioni d’intenti del ministro Delrio sulle misure atte ad incentivare e potenziare il trasporto pubblico, nazionale e locale, anche in funzione di una seria politica per la riduzione delle emissioni inquinanti.