Il sacerdozio è un servizio a cui si è chiamati, non una gratificazione a cui aspirare, e non può essere considerato in alcun modo un diritto (Congregazione per la Dottrina della Fede, Carlo Maria Martini). L'esclusione della donna dal servizio sacerdotale risponde, del resto, al Disegno del Signore dell'Universo e non rappresenta affatto un'umiliazione, perché rispecchia una diversità di ruoli egualmente imprescindibili, come dimostrato dal fatto che a Maria, “la madre di Dio e della Chiesa”, il ruolo di sacerdote non fu affidato (Giovanni Paolo II). Anzi, il ruolo delle donne nella Chiesa, diverso da quello degli uomini, è più importante di quello dei sacerdoti, proprio come Maria sta più in alto dei vescovi e degli stessi apostoli. Si avverte la necessità non di una superficiale “clericalizzazione” della donna, ma piuttosto di una sua teologia (Francesco), la quale con la sua specificità – la sua capacità di accogliere la vita - rappresenta al più alto grado la relazionalità dell'essere umano, in una quasi “superiorità antropologica”, testimoniata dall'essere, Maria, una donna, il vero soggetto del patto neotestamentario (Mancina).