Il riconoscimento dello Stato di Palestina è il presupposto per la soluzione a due Stati

Riconoscimento dello Stato di Palestina come presupposto per la soluzione a due Stati

Il 3 ottobre 2014 il nuovo presidente socialdemocratico svedese, Stefan Lovfen, ha annunciato che la Svezia riconoscerà lo Stato di Palestina. Stefan Lovfen ha affermato:
“Una soluzione a due Stati suppone un riconoscimento reciproco e la volontà di una coesistenza pacifica. Ecco perchè la Svezia riconoscerà lo Stato della Palestina” (Monica Perosino, Svezia: riconosceremo lo Stato della Palestina , "La Stampa", 3 ottobre 2014).

 

Effetto a catena

Il leader del partito israeliano di opposizione Meretz, Zahava Gal-On, ha lodato la decisione svedese augurandosi un “effetto a catena, che porti gli altri stati dell'Unione Europea a riconoscere lo Stato palestinese” e invitando il Governo a “lasciar perdere le proprie ossessioni e acconsentire al riconoscimento di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite”.
Isaac Herzog, leader del partito laburista israeliano, pur sostenendo l'annuncio del premier svedese, ha precisato che il principio di reciprocità nei negoziati, contestato dalla Svezia, è irrinunciabile: “I negoziati sono preferibili a mosse unilaterali che rischiano di portare a conseguenze indesiderate” (Svezia riconosce Palestina, Israele convoca l'ambasciatore , “La Repubblica”, 5 ottobre 2014).
Il 13 ottobre 2014 i deputati britannici si sono pronunciati in favore del riconoscimento di uno Stato palestinese, con una mozione, non vincolante per il Governo di Londra, che chiede all'esecutivo di “riconoscere lo Stato palestinese affianco dello Stato di Israele” come “contributo per assicurare la soluzione negoziata dei due Stati nella regione” (Regno Unito, il Parlamento vuole riconoscere lo Stato di Palestina, “Il Sole 24 Ore”, 14 ottobre 2014).
Il 18 novembre 2014 il Parlamento spagnolo secondo quanto riportato da “Il Fatto Quotidiano” nell’articolo Israele, Parlamento spagnolo: “Sì al riconoscimento dello Stato di Palestina”, ha approvato all'unanimità una risoluzione non vincolante per il riconoscimento della Palestina come soggetti di diritto internazionale, affermando “la convinzione che l’unica soluzione possibile per il conflitto è la coesistenza di due Stati, Israele e Palestina” e a condizione che ci sia un processo di negoziato fra palestinesi e israeliani e l'osservanza degli interessi di Israele. Nella risoluzione si sottolinea: “Questo riconoscimento deve essere conseguenza di un processo di negoziato fra le parti che garantisca la sicurezza a entrambe, il rispetto e i diritti dei cittadini e la stabilità regionale”; e si esorta il Governo a “cercare un’azione coordinata, di concerto con la comunità internazionale, e in particolare con la Ue, tenendo pienamente in conto le legittime preoccupazioni, interessi e aspirazioni dello Stato di Israele”.
Il 2 dicembre 2014 il Parlamento francese, con il favore del centro-sinistra, ha approvato una mozione non vincolante in cui chiede al Governo di riconoscere lo Stato di Palestina volto al “raggiungimento di una soluzione definitiva del conflitto” (Israele, Parlamento francese: “Sì al riconoscimento dello Stato di Palestina” , “Il Fatto Quotidiano”, 2 dicembre 2014).

 

Il riconoscimento internazionale dello Stato palestinese è prematuro

Dopo l'annuncio del primo ministro svedese, Stefan Lovfen, in merito all'intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina, il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman secondo quanto riportato da nena-news.it il 4 ottobre 2014 (La Svezia riconosce lo Stato di Palestina. USA: “Decisione prematura”) ha affermato che: “chi ha costituito negli ultimi vent'anni un ostacolo tra israeliani e palestinesi sono proprio questi ultimi”.

Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Jean Psaki, ha definito prematura la decisione di alcuni paesi europei di riconoscere lo Stato palestinese: “Riteniamo che il riconoscimento internazionale di uno Stato palestinese sia prematuro. Noi certamente sosteniamo il diritto palestinese allo Stato, ma questo può arrivare solo attraverso un negoziato, una risoluzione delle questioni finali e il riconoscimento reciproco da entrambe le parti”.