Il continuo ricorso di Mosca al diritto di veto alle risoluzioni Onu ha portato a un isolamento della Russia dalla comunità internazionale

Le posizioni di Churkin sul veto 

In un’intervista a Vitaly Churkin, ambasciatore russo alle Nazioni Unite fino al 2017, effettuata dalla rete televisiva “Russia Today” (RT) e riportata dal sito web “Globalresearch” in data 20 luglio 2012 (“Don’t be duped by Western humanitarian rhetoric on Syria” Non facciamoci ingannare dalla retorica sugli aiuti umanitari in Siria, TdR), il diplomatico ha affermato come l’unica via d’uscita per la crisi siriana rimane, dal suo punto di vista, una soluzione diplomatica del conflitto. In merito sono stati chiariti i motivi per cui il Cremlino ha deciso di porre ancora una volta il veto a una risoluzione dell’Onu per la Siria.
Churkin ha esordito con una critica alla costante “retorica occidentale” sulle questioni umanitarie e i pretesti adottati dagli Stati Uniti per intervenite nelle crisi internazionali: “L’intervento umanitario, purtroppo, suona soltanto umano, ma il fatto della questione è che qualsiasi intervento militare, per qualsiasi motivo, inevitabilmente causerà altro spargimento di sangue. E sappiamo che i più grandi filantropi del mondo – Stati Uniti e Regno Unito – sono intervenuti in Iraq, per esempio, citando ogni sorta di pretesti nobili, in questo caso particolare le inesistenti armi di distruzione di massa. Cosa che ha causato 150 mila morti soltanto tra i civili, per non parlare di milioni di rifugiati, sfollati e l’intera devastazione del paese. Quindi, non fatevi ingannare dalla retorica umanitaria. C’è molta più geopolitica nella loro politica in Siria che umanesimo”. Le critiche sono state mosse da Churkin anche nei confronti dei paesi medio-orientali simpatizzanti per il mondo occidentale: “Arginare l’influenza iraniana in Medio Oriente … è anche una delle maggiori motivazioni degli altri combattenti per la democrazia del Medio Oriente – Arabia Saudita e Qatar – preoccupati per ciò che vedono come interessi iraniani; in Bahrain pure”.
La Russia, assieme alla Repubblica Popolare Cinese ha posto per la terza volta il veto su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla Siria, che dal punto di vista di Mosca comporterebbe soluzioni tragiche per Damasco. Per giustificare il continuo ricorso allo strumento del veto da parte di Mosca Churkin ha anche chiamato in causa le vicende degli anni passati in cui Washington faceva utilizzo del veto in merito a varie crisi regionali: “Se non mi sbaglio, gli Stati Uniti hanno posto 60 veti sulla questione palestinese soltanto. Quindi, perché non chiedete ai miei colleghi statunitensi dell’impatto dell’immagine degli Stati Uniti in Medio Oriente, per quei veti continui?”.

Nell’intervista riportata dal sito “Globalresearch”, “Don’t be duped by Western humanitarian rhetoric on Syria” (cit.), la decisione di porre il veto alla risoluzione sulla Siria è stata argomentata dall’ambasciatore russo in maniera articolata. Churkin ha affermato che la Russia non sostiene il regime di Assad ma ritiene necessario risolvere la crisi siriana in maniera esclusivamente diplomatica, senza misure coercitive: “Purtroppo, la strategia dei nostri colleghi occidentali sembra sia cercare di montare le tensioni dentro e intorno la Siria, ad ogni occasione. E questa volta hanno preso l’occasione della necessità di estendere il mandato della missione di monitoraggio in Siria, allegandovi una serie di clausole inaccettabili per il loro progetto di risoluzione. Così, abbiamo avuto bisogno di porre il veto, insieme alla Cina, a tale progetto inaccettabile, e per lasciare spazio a Kofi Annan affinché lavori maggiormente sul documento adottato dai ministri degli esteri dei paesi del cosiddetto gruppo di azione, che prevede la creazione di un organismo nazionale di transizione e che richiede, naturalmente, il dialogo tra le varie parti. Quindi, in questo contesto, introdurre una risoluzione che comporterebbe soltanto pressione e sanzioni quasi inevitabili sul governo siriano, non sembrava una buona idea per noi tutti e abbiamo bloccato la decisione, che a nostro avviso era controproducente”.

In risposta alle insinuazioni che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno mosso nei confronti di Mosca, affermando che la Russia stia ignorando il popolo siriano, il diplomatico russo ha risposto che l’Occidente sta solamente facendo della propaganda: “Penso a quello che hanno fatto per criticare la Russia e la Cina in modo stridente. Oggi sono stati i rappresentanti britannico e francese ad andare oltre, purtroppo, accumulando ogni sorta di menzogne sulla politica estera di Russia e Cina. Dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla necessità di aiutare Kofi Annan. Purtroppo, non hanno fatto nulla al fine di impostare e formare un processo produttivo e positivo in Siria. Invece, hanno lavorato con i cosiddetti ‘Amici della Siria’. In realtà, questo è un gruppo di paesi nemici del governo siriano, io non li chiamerei i nemici del popolo siriano, ma certamente coloro che vogliono rovesciare il governo siriano trascurano le conseguenze che sarebbero estremamente tragiche; tale politica comporta inevitabilmente una tragedia, perché il governo o il presidente Assad non sono semplicemente un individuo o un gruppo di individui. Rappresentano un certo segmento della popolazione siriana, una certa struttura di potere, che esiste da decenni. Spezzarlo, causerebbe e sta causando notevoli difficoltà e spargimenti di sangue. Riformare attraverso il dialogo sarebbe una linea molto più ragionevole di azione e questo è ciò per cui la Russia si è sempre battuta”.

Il legittimo ricorso allo strumento del veto

In merito alle ipotesi che la Russia si sia isolata dal resto del mondo a causa del proprio principio di non intervento manifestato tramite il veto alle risoluzioni delle Nazioni Unite, l’ambasciatore russo ha risposto che, così facendo, il Cremlino ha adottato la linea giusta: “Penso che fare la cosa giusta senza seguire semplicemente la politica catastrofica di qualcuno, sia qualcosa che mi rende orgoglioso e che alla fine ci incaricheremo della giusta linea di azione e della giusta politica, in queste circostanze molto difficili.”. […] “A volte”, gli Stati Uniti hanno fatto ricorso allo strumento del veto (NdR) “perfino anche votando le loro dichiarazioni pubbliche presidenziali e quelle del loro segretario di Stato. Così, il veto è una parte della Carta delle Nazioni Unite e non c’è niente di sbagliato nel porlo, quando si sente il bisogno di farlo”.

Il supporto di Assad alla Russia

A sostenere le posizioni della Federazione Russa nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu è stato lo stesso presidente siriano Bashar al-Assad, che, in data 24 maggio 2014, ha espresso la propria riconoscenza a Mosca dopo che quest’ultima ha bloccato una risoluzione Onu che prevedeva di portare la Siria di fronte alla Corte penale internazionale con l’accusa di crimini di guerra. Assad ha espresso profonda “stima per le posizioni russe di sostegno al popolo siriano nella sua guerra al terrorismo” ed ha ricevuto a Damasco una delegazione russa presieduta dal vice primo ministro Dmitry Rogozin. Il leader siriano ha in seguito ribadito “l’importanza della Russia nel difendere la stabilità mondiale di fronte all’Occidente che tenta di imporre la sua egemonia sulla regione”.
La notizia è stata divulgata dall’agenzia di stampa ufficiale a Sana e riportata sul sito web “Yahoo Notizie” il 24 maggio 2014 (Siria, veto su risoluzione Onu Cpi: Assad ringrazia Russia). Per la Russia si è trattato del quarto veto dall’inizio del conflitto in Siria.
In merito all’irritazione occidentale sul veto russo alla risoluzione per la Siria, il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, come riportato dal sito “La Voce della Russia” il 6 febbraio 2012 (Aurelio Montingelli, Il perché di un veto) ha definito la reazione occidentale “isterica” e “scomposta” e ha ricordato il vecchio proverbio “chi si irrita, raramente ha ragione”. Lavrov ha ribadito i motivi del veto della Russia, dicendo che in Siria esistono diverse forme di violenza e che la risoluzione bocciata dal Cremlino attribuiva tutta la responsabilità della crisi solamente al governo di Assad.
Agli occhi della Russia gli appelli di Mosca per inserire nella risoluzione un analogo richiamo anche ai gruppi armati che operano in Siria sono stati ignorati dai restanti membri dell’Onu e hanno contribuito a schierare il Consiglio di Sicurezza a favore di una sola parte del conflitto.
Con il suo intervento, Lavrov ha voluto impedire il ripetersi dello scenario libico attraverso una risoluzione che l’Occidente ha già dimostrato di saper interpretare a suo piacimento.
Nonostante gli sforzi della diplomazia russa per inserire fino all’ultimo alcuni elementi di concretezza nella risoluzione, la mancata collaborazione degli altri membri del Consiglio di Sicurezza ha costretto la diplomazia russa a schierarsi per porre il veto.

Il caso del veto russo per lo Zimbabwe

Anche per quanto riguarda la situazione dello Zimbabwe del 2008, la Russia aveva posto il proprio veto (assieme alla Cina) per impedire l’approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di una risoluzione a favore di un embargo alla vendita di armi al paese africano e alla restrizione degli spostamenti del presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe e dei suoi collaboratori. Anche in questo caso l’atteggiamento della Russia aveva suscitato non poche polemiche al Palazzo di Vetro dell’Onu. A riportarne la notizia è stato il sito web “ilsole24ore.com” (Onu, Russia e Cina dicono no alle sanzioni contro Mugabe, 12 luglio 2008).
Come riferisce Boniface Chidyausiku, rappresentante dello Zimbabwe presso l’Onu, Mugabe si era di chiarato “felice” del comportamento del Cremlino perché aveva “prevalso la ragione”. Chidyausiku è in seguito intervenuto a settembre del 2008 all’Assemblea Generale dell’Onu per un discorso.
Difendendo dunque le posizioni di Russia e Cina, che hanno motivato la scelta con la medesima spiegazione, ossia, che quanto accaduto in Zimbabwe rimane una questione interna, il rappresentante africano ha puntato il dito contro “l’arroganza degli americani”, affermando che gli occidentali “pensano di poter governare il mondo intero. Ma non possono”.

Lavrov: Diritto di veto, fondamentale per evitare conflitti

La Russia torna a difendere la possibilità di utilizzare il diritto di veto anche dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina. Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, afferma infatti che il diritto di veto non va toccato: “è uno dei pilastri dell’Onu, senza si sfascerà”. Si tratta, sottolinea Lavrov, di uno degli strumenti più importanti proprio per mantenere la pace, poiché “l’unanimità permette di evitare i conflitti tra i membri del Consiglio di sicurezza” (Onu: Lavrov, diritto di veto è uno dei pilastri per evitare i conflitti, “lapresse.it”, 26 aprile 2022).
In seguito alla condanna di molti membri dell’Onu del referendum di fine settembre 2022, con cui Putin ha sostanzialmente stabilito il diritto di annettersi alcuni territori ucraini, la Russia risponde a chi suggerisce di togliere alla Federazione il diritto di veto, che in tale circostanza ha evitato l’impedimento dell'adozione referendaria. Nel dettaglio, Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, le cui dichiarazioni sono riportate nell’articolo Maria Zakharova ha commentato le dichiarazioni dell'amministrazione statunitense sulla questione dell'"esclusione" della Russia dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, pubblicato il 16 dicembre 2022 su “topwar.ru”, afferma: “Come successore legale dell'URSS, la Federazione Russa è uno dei paesi organizzatori delle Nazioni Unite. Inoltre, il nostro Paese è membro dei cinque rappresentanti permanenti del Consiglio di Sicurezza con diritto di veto. In poche parole, non c'è praticamente alcuna possibilità che il nostro Paese venga escluso. L'idea stessa è impossibile, in quanto contraddice la Carta stessa dell'organizzazione internazionale mondiale”.

Le reazioni di Hillary Clinton al veto russo

Hillary Clinton, segretario di Stato americano fino al 31 gennaio 2013, dopo che la Federazione Russa (assieme alla Repubblica Popolare Cinese) ha posto il veto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu su una risoluzione da applicare nei confronti della Siria, ha lanciato un appello a sostegno dell’opposizione al regime di Damasco, accusando Mosca per la posizione assunta presso le Nazioni Unite. La notizia è stata riportata da “corriere.it” il 5 febbraio 2012 in un articolo dal titolo Clinton: “Russia e Cina responsabili dei massacri di Assad”. Secondo Hillary Clinton “Russia e Cina sono responsabili dei massacri di Assad”. Il segretario di Stato americano si è espresso con toni forti contro il veto utilizzato da Russia e Cina al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha di fatto bloccato il piano anti-violenze in Siria. Nonostante la bocciatura della risoluzione ha ribadito che “continueranno gli sforzi per portare ad un cambiamento pacifico della crisi siriana”. Con ogni mezzo si ricorrerà a ristabilire un clima di pace in Siria “a partire dalle sanzioni per prosciugare le fonti di finanziamento e i rifornimenti di armi che finora hanno consentito alla macchina da guerra del regime di funzionare”. Il veto utilizzato dalla Russia è stato definito da Hillary Clinton una “parodia” e ha richiamato alla mente alcuni comportamenti simili compiuti da Mosca all’interno del Consiglio di Sicurezza come la questione della crisi libica nel 2011.
Le reazioni di Hillary Clinton al blocco della risoluzione Onu hanno dimostrato la determinazione degli Stati Uniti a continuare la campagna per una pacificazione immediata della crisi siriana: “Di fronte all’impotenza del Consiglio di Sicurezza, dobbiamo unificare gli sforzi di tutti i paesi democratici per esercitare pressioni democratiche su Assad, intensificare le sanzioni regionali e internazionali contro il regime di Damasco e fornire aiuti umanitari al popolo siriano.” Alla condanna della Clinton alla Russia hanno fatto eco anche altri paesi: la Tunisia ha chiesto l’espulsione degli ambasciatori russi da Damasco; Fratelli Musulmani ha invitato la comunità internazionale a boicottare le merci di Mosca; la Lega Araba ha dichiarato che continuerà a lavorare a un piano per trovare soluzioni alla crisi.

La condanna europea del veto russo

Il Parlamento europeo ha criticato il veto della federazione russa in merito alle risoluzioni Onu sulla Siria. In un comunicato stampa (Il Parlamento critica il veto di Russia e Cina alla risoluzione Onu sulla Siria, 16 febbraio 2012) pubblicato sul sito “europarl.europa.eu”, il Parlamento europeo ha reso noto che la decisione della Russia (e anche della Cina) di bloccare la risoluzione sulla Siria nel Consiglio di Sicurezza è stata condannata dall’Europarlamento. L’Aula ne ha approfittato per chiedere a Mosca l’interruzione dei rifornimenti di materiale bellico alla Siria e ha chiesto all’Unione Europea di rispettare a pieno l’embargo sugli armamenti. Condannando anche l’escalation della violenza in Siria, l’Europa si è impegnata a fare tutto il possibile per assicurare l’adozione di una risoluzione da approvare assieme a Mosca e Pechino. Tra le proposte per la risoluzione vi è stato il suggerimento agli Stati membri di ritirare i propri ambasciatori accreditati in Siria e congelare i contatti diplomatici con gli ambasciatori siriani nei paesi europei.

Il veto blocca scelte decisionali importanti

A prendere posizioni contro il continuo ricorso al diritto di veto da parte della Russia è il politologo francese Bruno Tetrais in un articolo del quotidiano “Le Figaro”. Il testo dell’articolo è stato riportato dal sito web “ticinolive” (Nazioni Unite. Il diritto di veto è sorpassato), quotidiano della Svizzera italiana, il 15 febbraio 2012. La Russia, ricorrendo al diritto di veto al Consiglio di Sicurezza ha impedito, assieme alla Cina, l’adozione di risoluzioni importanti contro il regime siriano di Assad.
A seguito del continuo ricorso russo a questo strumento all’interno dell’organo dell’Onu, il diritto di veto è stato criticato da Tetrais per aver bloccando di fatto il processo decisionale del Consiglio di Sicurezza su un tema molto delicato: “Oggi la comunità internazionale è tributaria di scelte politiche fatte da due poteri autoritari l’uno dominato da un’oligarchia mafiosa e servizi segreti onnipotenti e l’altro dominato da un’élite politico-militare corrotta, il cui obiettivo primario è restare al potere. La sorte dei popoli in pericolo deve essere ostaggio di istituzioni quali il Servizio federale di sicurezza della Federazione Russa, il Partito comunista cinese e l’Armata cinese di liberazione? È questo a cui porta la regola sacra secondo la quale si agisce solamente in virtù di una risoluzione del Consiglio di sicurezza?”.

Il punto di vista degli Stati Uniti

Il 22 maggio 2014 il quotidiano on-line “Lettera43”, Siria, Cina e Russia bocciano la risoluzione Onu, ha riportato le dichiarazioni di Samantha Power, ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite: “Purtroppo a causa di Russia e Cina in Siria continuano ad essere commessi crimini che non vengono puniti […] Questo veto garantisce l’impunità non solo per Assad, ma anche per i gruppi terroristici”. Per oltre tre anni il Consiglio di Sicurezza non è stato in grado di trovare un accordo per contribuire a porre fine al conflitto in Siria. Jan Eliasson, vicesegretario dell’Onu, ha espresso il proprio disappunto sulla questione: “Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha un dovere ineludibile di intervenire” per garantire il bisogno che gli “autori di gravi crimini in Siria siano resi responsabili davanti alla giustizia […] I cittadini siriani hanno il diritto fondamentale alla giustizia”. Anche l’ex ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Susan Rice, è intervenuta nella questione rammaricandosi dell’incapacità dell’Onu di prendere una decisione unanime in merito alla risoluzione per la Siria: “Il Consiglio di Sicurezza ha totalmente fallito”.

Il veto russo nella crisi ucraina

In merito alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del marzo 2014 contro il referendum con cui la Crimea avrebbe proclamato la sua indipendenza dall’Ucraina e successiva annessione alla Federazione russa, Mosca ha di nuovo esercitato il proprio diritto di veto presso il Consiglio di Sicurezza. A riportare la notizia è il sito web “america24.com” (Stefania Arcudi, Il veto di Mosca blocca la risoluzione Onu sul referendum in Crimea, ma la Russia è isolata, 15 marzo 2014). Nel dettaglio, la risoluzione chiedeva che fosse riconosciuto non valido il risultato del referendum in Crimea.
Samantha Power ha definito la decisione di Mosca come un “momento triste”. Come riporta “lapresse.it” (Ucraina, Consiglio Onu vota risoluzione: veto Russia, Cina astenuta, 15 marzo 2014) Power ha detto che il veto “mostra la dimensione dell’isolamento della Russia nel camminare su un sentiero non pacifico”. Ha inoltre ribadito che “i popoli del Medio Oriente possono ora vedere quali nazioni hanno scelto di ignorare le loro richieste di democrazia per sostenere invece dei dittatori crudeli”. Mark Lyall Grant, ambasciatore britannico alle Nazioni Unite, ha commentato così la scelta russa: “È un messaggio chiaro e forte del fatto che la Russia è isolata all’interno del Consiglio di Sicurezza e all’interno della comunità internazionale. […] Questo messaggio sarà ascoltato ben oltre i muri di questa stanza”.
José Barroso, presidente della Commissione Europea fino al 31 ottobre 2014, si è espresso contro i veti della Russia sulle relazioni di Bruxelles con l’Europa orientale. A riportare la notizia è stato il sito dell’Ansa (Vilnius, fumata nera su Ucraina. UE contro Russia, basta veti, 29 novembre 2013). In una conferenza stampa tenuta a Vilnius il 29 novembre 2013 l’Unione Europea ha dichiarato che non è più disposta ad accettare il veto di Mosca sulle relazioni europee con le repubbliche ex sovietiche. Barroso, dopo che l’Ucraina ha rinunciato alla firma di un accordo di associazione con Bruxelles, “ha definito ‘inaccettabile’ un possibile ‘veto’ di Mosca su un accordo bilaterale Ue-Ucraina…”.

Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza convocata dalla Russia in seguito all’attentato subito nel marzo 2023 al gasdotto russo-europeo Nord Stream, alcuni Stati (tra cui Stati Uniti e Albania) attaccano duramente i referendum voluti dal Cremlino per l’annessione delle zone est dell’Ucraina. Barbara Woodward, ambasciatrice del Regno Unito, le cui dichiarazioni sono riportate nell’articolo Consiglio di Sicurezza ONU: Russia isolata su annessioni Ucraina, ma Mosca mette il veto, pubblicato il 30 settembre 2022 su “lavocedinewyork.com”, giudica e condanna l’ennesimo utilizzo del diritto di veto da parte della Russia sulla questione: “Ancora una volta, la Russia ha abusato del suo veto per difendere le sue azioni illegali. I membri del Consiglio hanno votato in modi diversi. Ma una cosa è chiara. Nessun altro membro di questo Consiglio riconosce il tentativo di annessione illegale del territorio ucraino da parte della Russia. Il veto della Russia non cambia questo fatto. L’annuncio del presidente Putin dell’ingresso nella Federazione Russa delle regioni ucraine di Kherson, Zaporizhyzhya, Luhansk e Donetsk non ha alcun effetto giuridico. È una fantasia”.

Contro il diritto di veto russo si esprime anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, attraverso un videomessaggio diffuso all’assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2022, e in parte riportato nell’articolo Zelensky all’Onu: "Togliere diritto veto a Russia e processarla per crimini in Ucraina", pubblicato su “tg24.sky.it” il 21 settembre 2022. Nel messaggio, Zelensky chiede una “punizione giusta” contro i crimini commessi dalla Russia in Ucraina, e chiede inoltre che alla Russia venga tolto il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che dà modo a Putin di non essere ostacolato in alcun modo.