La rilevazione nazionale degli apprendimenti è richiesta per uniformare la qualità dell'apprendimento scolastico italiano con quello europeo al fine di garantire la formazione di capitale umano competitivo.
Prove richieste dall'Europa
Lo Statuto dell’INVALSI del 2011, all'articolo 2, recita: “L’Istituto ispira la propria azione a quanto previsto dalla Carta europea dei ricercatori allegata alla Raccomandazione n. 2005/251/CE della Commissione, dell’11 marzo 2005, opera secondo le disposizioni previste dal presente Statuto, definisce i propri piani di attività nel rispetto di quanto previsto dalle norme primarie che ne definiscono i compiti e tenendo conto delle priorità strategiche, degli indirizzi generali e degli obiettivi definiti dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca”. (p.3). Sul “Corriere della Sera” del 11 giugno 2014, in un passaggio dell'articolo di Antonella De Gregorio Esami, è ora di INVALSI. . Un incubo per i ragazzi? No, aiuta a studiare meglio, si ricorda che “lo chiede anche Bruxelles, che ha messo fretta al ministro, con le Raccomandazioni emanate nei primi giorni di giugno: la numero 14 si occupa proprio di scuola e professori e chiede all’Italia di 'compiere sforzi per migliorare la qualità dell’insegnamento e la dotazione di capitale umano a tutti i livelli di istruzione'. Anche, suggerisce esplicitamente la Commissione europea 'diversificando la carriera dei docenti la cui progressione deve essere meglio correlata al merito e alle competenze, associata a una valutazione generalizzata del sistema educativo'”. Il 22 agosto 2013 sul “Tirreno” (Donatella Francesconi, La Scuola vista dal ministro) è stata riportato un colloquio con l'allora Ministro Maria Chiara Carrozza in cui chiariva che: “il modello INVALSI è quello che ci confronta con l'Unione Europea [...]. Se non si punta sulle competenze come è possibile che l'Italia esca da questo stallo?” La direttiva del 15 novembre 2008, in parte riportata sul sito Zanichelli, nell'articolo di Stefano Pozio INVALSI e indagini interbazionali: dalla costruzione delle prove alla valutazione, affermava che “le attività dell’INVALSI – si legge nella direttiva – assumono valore strategico in quanto concorrono al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea in materia di istruzione e formazione, correlati al 'processo di Lisbona', avviato nel 2000, e con più specifico riguardo alla qualità dei livelli di apprendimento. Esse si inseriscono nel più ampio contesto internazionale, sia in tema di indagini internazionali comparative sulla qualità dei sistemi nazionali di istruzione e sui livelli di apprendimento degli studenti, con riferimento alle metodiche adottate e ai risultati conseguiti, sia in tema di promozione della cultura della valutazione”
Autori citati:
Carrozza Maria Chiara
- ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca del Governo Letta
Gli altri paesi europei hanno abbandonato la modalità delle prove INVALSI. Nei comunicati dell'Unione Europea non c'è una richiesta di effettuare le prove INVALSI, bensì di effettuare una riforma strutturale del sistema scolastico.
L'Europa abbandona i test
Secondo i detrattori del test INVALSI, non solo questi non sono direttamente richiesti dall'Unione Europea, ma gli altri paesi hanno da tempo abbandonato questa modalità di prove. Nell'articolo Test Invalsi 2014, nuoce gravemente alla salute della scuola apparso su Il Fatto Quotidiano.it il 5 maggio 2014 con la firma di Alex Corlazzoli, si legge che “il sistema scolastico finlandese, per esempio, non prevede test come l’INVALSI, ma si accontenta (risparmiando qualche soldo) dei sistemi di valutazione internazionali Pisa. In un’intervista fatta dal settimanale 'Internazionale' a Pasi Sahlberg, dirigente del ministero della cultura e dell’istruzione finlandese, l’ex insegnante di matematica disse: 'I nostri studenti devono imparare a studiare, non a superare un test'. Forse anche in Italia dovremmo ripartire da qui”.
Le tesi circa la non linearità tra le richieste dell'Europa e le procedure INVALSI sono espresse da Vincenzo Pascuzzi, docente e autore del sito di informazione scolastica AetnaScuola. Nell'articolo Deve essere chiaroche “non ce lo ha chiesto l’Europa” riportato su Orizzonte Scuola il 23 febbraio 2012, afferma: “anche i sostenitori dei test o prove INVALSI hanno adottato, a mo’ di slogan, la frasetta magica: 'ce lo ha chiesto l’Europa'. L’affermazione però non risponde al vero”. L'autore ripercorre i comunicati tra Governo italiano e l'Unione Europea, e in particolare riporta la lettera del commissario UE Olli Rehn del 4 novembre 2011 che, letteralmente, domanda: “Quali caratteristiche avrà il programma di ristrutturazione delle singole scuole che hanno ottenuto risultati insoddisfacenti ai test INVALSI? [...] Come intende il governo valorizzare il ruolo degli insegnanti nelle singole scuole? Quale tipo di incentivo il governo intende varare?” Secondo Pascuzzi, come si riporta sul sito, queste richieste sono insufficienti a legittimare la giustificazione per l'INVALSI in base alle volontà dell'Ue: “si capisce facilmente che alla Ue non interessa tanto l’INVALSI e i suoi test, ma il programma di ristrutturazione delle scuole. È come se l’Ue ci dicesse: 'individuate (come volete voi) le scuole insoddisfacenti ma diteci come intendete potenziarle'. E ciò significa due cose: risorse economiche e conseguenti programmi di potenziamento [...]. Invece, il governo e il Miur o non hanno capito o fingono. Si stanno concentrando sulla diagnostica potenziando l’INVALSI ed estendendo a tappeto i suoi test senza dire una parola sulla successiva terapia”.
Autori citati:
Corlazzoli Alex
- maestro e giornalista
Pascuzzi Vincenzo
- nsegnante e autore del sito di informazione scolastica AetnaScuola