L'abolizione del divieto di fecondazione eterologa preclude al bambino un diritto fondamentale, quello di una famiglia naturale con i genitori biologici. L'ingresso nella coppia di una terza persona (il donatore) pregiudica il riconoscimento dell'identità dei genitori e destabilizza il nascituro nella formazione della propria identità. A riprova di ciò si riporta il problema dell'anonimato dei donatori che non permetterebbe ai bambini, una volta cresciuti, di essere a conoscenza dell'identità del genitore biologico.
Questo violerebbe il diritto dei nascituri di vivere in una famiglia in cui i ruoli, e le cui origini, siano facilmente riconoscibili. Sarebbe illegittimo far prevalere il volere dei futuri genitori di avere un figlio (che non va confuso con un diritto) e cioè l'autodeterminazione degli adulti, sui diritti dei futuri nascituri. Il cardinale Camillo Ruini così ammonisce: “Anche nel loro giusto desiderio di essere genitori le persone vanno aiutate a non dimenticare che il figlio rimane sempre una persona, da accogliere in dono” (Contrari alla fecondazione eterologa, ecco perché, “Uccronline.it”, 13 aprile 2014).