Come affermato da Greenpeace (Energia nucleare: una pericolosa perdita di tempo, “greenpeace.it”, consultato il 23 febbraio 2015) le scorie radioattive “Possono rimanere radioattive per centinaia di milioni di anni ed emettono grandi quantità di radiazioni pericolose. Per questo tali scorie devono essere conservate in luoghi sicuri per centinaia di migliaia di anni”.
Anche le soluzioni tecniche ad oggi più accreditate, come ad esempio il riprocessamento, lo smaltimento nei fondali sottomarini, il riciclo per usi civili e militari, l’invio sul sole e la “digestione batterica” non assicurano attualmente alcuna diminuzione della loro pericolosità.
Intervista al prof. Angelo Baracca, del 16 luglio 2016
Certo del fatto che le scorie radioattive rappresentino un serio problema è il prof. Angelo Baracca, che nell'intervista rilasciata alla redazione Pro\Versi, afferma: "Basta considerare come il nostro paese non riesce dopo 30 anni a risolvere il problema del deposito nazionale per l'esigua quantità di residui nucleari derivata dall'esercizio limitato nel tempo di pochi reattori, continuando a tenerli in una ventina di depositi definiti provvisori, le cui condizioni continuano a deteriorarsi, e il cui numero moltiplica i rischi di incidenti. Dopo 60 anni dal decollo dell'energia nucleare nessun paese ha ancora realizzato un deposito nazionale definitivo per i residui radioattivi. Decine di migliaia di tonnellate di combustibile esaurito si accumulano pericolosamente in piscine. Ormai solo la Francia esegue il ritrattamento, producendo, altre a scorie radioattive pericolosissime, ulteriore plutonio, materiale di interesse militare, che non esiste in natura".