Il grado di segretezza dei negoziati TTIP è eccessivo e mina la democrazia

La necessità di un minimo grado di segretezza

In merito alle numerose accuse da parte dell’opinione pubblica contraria al tTrattato transatlantico, Carlo Calenda, dirigente d’azienda e viceministro dello Sviluppo Economico del Governo Renzi, ha fornito le proprie argomentazioni sulla tematica di presunta mancanza di trasparenza dei negoziati. Come riportato nell’articolo TTIP, il governo: “I negoziati sul commercio non sono trasparenti al 100%”, pubblicato su “Il Manifesto” il 16 giugno 2014, Calenda afferma: “il negoziato non può essere trasparente al 100% […], perché altrimenti la controparte potrebbe venire a conoscenza di tutte le strategie che vengono messe in campo per ottenere quello che si vuole. Con la pubblicazione del mandato negoziale, invece, vengono informati i cittadini di quale è il limite delle proposte, cioè su quello in cui si può trattare”.
Calenda ha continuato ad esporre la propria tesi riferendo che il governo europeo ha in ogni caso promesso di rendere noto il mandato negoziale del TTIP sul quale sono in corso le trattative tra Stati Uniti e Unione Europea. Stando a quanto affermato dal viceministro, la pubblicazione del negoziato potrebbe comportare tuttavia alcuni rischi. La divulgazione del trattato “equivarrebbe ad un precedente […] imponendo la pubblicazione di tale mandato per tutti gli accordi di libero scambio e scoprendo la posizione negoziale”.
Nel semestre in cui l’Italia occuperà la Presidenza dell’Unione Europea, annuncia Calenda, la questione potrebbe in ogni caso venire sbloccata e i cittadini europei potrebbero avere acceso alla documentazione diretta dei negoziati.

 

Disinformazione e falsità diffuse sul TTIP

Giacomo Lev Mannheimer, research fellow presso l’Istituto di ricerca “Bruno Leoni”, praticante avvocato ed esperto di politica economica, attraverso l’articolo Tutto quello che sapete su TTIP (o quasi) è falso, pubblicato il 30 marzo 2015 sul sito web del magazine di approfondimento politico “Strade”, ha difeso l’importanza dello svolgimento parzialmente segreto dei negoziati TTIP e dei buoni propositi per l’economia di Stati Uniti e Unione Europea. Il settore dell’export, secondo l’autore dell’articolo, è infatti un campo fondamentale per poter trainare l’Italia fuori dalla crisi.
L’attrazione del mercato statunitense del “Made in Italy”, la cui domanda tiene letteralmente a galla molte aziende italiane, è, secondo l’autore, un scopo fondamentale del Trattato transatlantico in corso di negoziazione.
Vi è per questo la necessità di abbattere le barriere dei dazi doganali per poter esportare più facilmente negli Stati Uniti. Giacomo Lev Mannheimer ha espresso il proprio disappunto nel constatare che il dibattito sul TTIP è stato soprattutto “ostaggio di un’opera di disinformazione […] da parte dei suoi detrattori, che si sono spesso limitati a spettacolarizzarne i contro senza entrare nel merito delle questioni, in una logica di ‘no a tutti i costi’, peraltro basata soprattutto su paure immotivate, luoghi comuni e vere e proprie bufale”.
In merito alle critiche della segretezza dei negoziati Mannheimer ha riferito che è vero che esiste un deficit democratico all’interno dell’Unione europea, ma è anche innegabile che la Commissione stia facendo grandi sforzi per colmarlo, come dimostrano i numerosi documenti, i dati e rapporti pubblicati. “Le contrattazioni”, afferma l’autore, “esigono sempre un certo grado di riservatezza”. Mannheimer continua nel suo articolo dicendo che occorre sgomberare il campo dai luoghi comuni che girano attorno alle critiche dei negoziati per il Trattato: “Sui dettagli dell’accordo […] si può e si deve discutere, ma solo se si abbandonano i luoghi comuni e si ha quel minimo di buona volontà sufficiente a smentire la maggior parte dei pregiudizi che ne stanno accompagnando le trattative. […] l’aura di complottismo che aleggia intorno al TTIP è a ben vedere figlia di quella stessa libertà di scambio di idee, beni e servizi che il trattato intende favorire , almeno nelle sue intenzioni”.

Un ulteriore contributo da parte di Mannheimer in merito ai complottismi sul TTIP è stato reso noto dall’articolo Tutti i complottismi sul TTIP, pubblicato dal sito web dell’istituto di ricerca Bruno Leoni in data 17 marzo 2015.
In esso l’autore ha espresso l’opinione secondo cui il TTIP non può che essere salutato con favore in quanto consente agli esseri umani di interagire tra di loro senza intermediazioni non richieste, andando a creare il più grande spazio di libertà economica del pianeta. “In generale”, scrive Mannheimer, “la pace, il benessere e la prosperità degli esseri umani sono, in larga misura, direttamente proporzionali allo loro idea di spostare se stessi e i propri affari, di creare, scambiarsi e commercializzare idee, prodotti e servizi”. Secondo l’autore, sul TTIP è emersa infatti un’immagine stereotipata e strumentalizzata. Le critiche principali sono a suo avviso fondamentalmente complottiste e poco serie, compresa la convinzione che le negoziazioni siano state condotte segretamente e in modo antidemocratico.
Secondo Mannheimer questa accusa, mossa da fonti di informazione complottiste ma anche da quotidiani di ampia portata nazionale quali il “Corriere della Sera” o “La Repubblica”, ha fatto leva sul poco interesse che il TTIP ha suscitato nel dibattito politico interno e tra i parlamentari, senza però considerare che la competenza in materia di commercio con l’estero è devoluta in esclusiva all’Unione Europea e che gli esponenti delle istituzioni italiane non hanno alcun potere in proposito se non meramente informale.
Le trattative con gli Stati Uniti, conclude l’autore, sono infatti condotte da una delegazione della Commissione Europea a seguito di cui verrà formulata una proposta di fronte allo stesso Parlamento Europeo, il quale, rappresentando direttamente i propri cittadini, avrà sicuramente l’ultima parola sul TTIP. È dunque inammissibile, secondo Mannheimer, discutere sul deficit democratico e sulla distanza dai cittadini della politica euro-unitaria quando si parla di negoziati TTIP.
L’autore ribadisce inoltre che sul sito ufficiale della Commissione Europea sono disponibili documenti che dimostrano una minima trasparenza nei negoziati, sul mandato a negoziare della Commissione, sugli effetti del TTIP sui servizi pubblici, sui servizi finanziari, sui benefici economici attesi dall’attuazione di questo accordo, sui servizi culturali, sui prodotti e servizi chimici, cosmetici, veicoli a motore, prodotti farmaceutici e settore tessile, sui position papers dell’UE a proposito delle regole attinenti prodotti alimentari e agricoli e moltissimi altri temi.

 

Riservatezza per la fase tecnica dei negoziati

Shannon Little, responsabile editoriale su tematiche di commercio della rivista di affari europei “Europae”, ha espresso le proprie opinioni nell’articolo TTIP, concluso il sesto round di negoziati UE-USA, pubblicato sulla stessa rivista il 23 luglio 2014.
L’autore ha richiamato l’evento del sesto round di negoziati tra Europa e Stati Uniti tenutosi a Bruxelles nella terza settimana di luglio 2014.
Una caratteristica di questo incontro politico, riferisce l’autore, è stata quella di essersi svolto a porte rigorosamente chiuse, anche se i team dei negoziatori hanno incontrato oltre 400 rappresentanti della società civile nel corso di uno stakeholder meeting. Agli occhi dell’opinione pubblica l’evento è dunque passato largamente inosservato. “A un anno dall’avvio”, riferisce Little, “i negoziati per il TTIP si trovano in una fase altamente tecnica, nella quale i funzionari della DG Commercio della Commissione e dello US Trade Representative sono impegnati a discutere i dettagli e le implicazioni di centinaia di migliaia di pagine di leggi, regolamenti e normative interne che hanno un impatto sul commercio internazionale”.
L’autore dell’articolo ha ricordato quanto espresso dal negoziatore in capo per l’Unione Europea, Ignacio Garcia Bercero: “questo lavoro serve a preparare il terreno per le decisioni politiche che dovranno essere prese in una fase successiva dei negoziati”. Bercero ha rimarcato l’estrema importanza dei negoziati e della loro riuscita per esisti favorevoli all’Europa: “il fatto che il TTIP sia stato uno dei primi dibattiti nel nuovo Parlamento è un segnale della rilevanza politica di questi negoziati”.
Shannon Little ha concluso affermando che per esporre le proprie preoccupazioni e speranze agli stessi negoziatori la Commissione Europea ha organizzato uno stakeholder meeting per consentire ai lobbisti del business, alle ONG, ai sindacati, ai gruppi di consumatori e agli ambientalisti di esprimersi in merito.

 

La Commissione Europea promuove la trasparenza dei negoziati

Il sito web della Commissione Europea, sezione della rappresentanza in Italia, in data 7 gennaio 2015 ha reso noto un comunicato (TTIP e trasparenza: la Commissione europea pubblica le proprie proposte) in cui si afferma che in merito alla trasparenza dei negoziati del TTIP la Commissione ha pubblicato le proprie proposte attraverso una serie di testi on line in riferimento all’accordo in corso di negoziazione tra Bruxelles e Washington.
Per la prima volta, si afferma, la Commissione ha reso pubbliche le proposte in sede di colloqui commerciali bilaterali, dimostrando il proprio impegno a fornire maggiore trasparenza ai negoziati.
Le otto proposte testuali riguardano nello specifico: concorrenza, sicurezza alimentare e salute delle piante e degli animali, questioni doganali, ostacoli tecnici al commercio, piccole e medie imprese e risoluzione delle controversie tra governi.
Il grado della trasparenza è stato ulteriormente enfatizzato dalla pubblicazione di una “guida alla lettura” ricca di glossario e di schede informative che descrivono in un linguaggio chiaro ciascun capitolo del trattato e gli obiettivi dell’Unione Europea per consentire ai “meno esperti” di entrare direttamente in contatto con i documenti on line.
Il sito web afferma che l’impegno della Commissione ad aumentare la trasparenza dei negoziati TTIP era stato assunto già dal novembre 2013 quando i vertici europei si erano impegnati a rendere pubblici più testi negoziali dell’Unione Europea condivisi con Stati membri e Parlamento, fornendo inoltre libero accesso ai testi negoziali a tutti i membri del Parlamento anziché ad un numero limitato (apprendo per l’occasione un’apposita sala di lettura).
Un minor numero di documenti negoziali è stato in aggiunta classificato come “riservati UE” per rendere i testi più facilmente accessibili agli eurodeputati al di fuori della sala lettura.
È stata infine sempre prerogativa della Commissione la pubblicazione di un aggiornamento periodico di un elenco pubblico di documenti relativi al TTIP condivisi tra Parlamento e Consiglio Europeo e la divulgazione di informazioni sugli incontri dei leader politici e gli alti funzionari della Commissione.
In merito, nello stesso post TTIP e trasparenza: la Commissione Europea pubblica le proprie proposte, la Commissione Europea ha riportato l’opinione di Cecilia Malmström, diplomatica e politica svedese, Commissaria europea per il commercio. Malmström ha dichiarato di essere “lieta di iniziare il nuovo anno mostrando chiaramente e in modo concreto l’impegno per una maggiore trasparenza”, riconoscendo i passi avanti compiuti dalle istituzioni europee per cercare di rendere le negoziazioni del TTIP più vicine ai cittadini europei. “La pubblicazione delle nostre specifiche proposte giuridiche nell’ambio del TTIP”, ha continuato Malmström, “è un’ulteriore novità nella politica commerciale dell’UE”.
La Commissaria europea ha concluso ribadendo l’importanza della pubblicità dei testi del trattato in corso di negoziazione: “Sono particolarmente lieta che i testi giuridici siano a accompagnati da spiegazioni in linguaggio non tecnico. È importante che tutti possano vedere e capire cosa proponiamo nell’ambito del TTIP e, cosa altrettanto importante, che cosa non proponiamo”.

L’eccessiva mancanza di informazione in merito alle negoziazioni

In data 16 giugno 2014, l’articolo TTIP, il governo: “I negoziati sul commercio non sono trasparenti al 100%”, (“Il Manifesto”) ha riportato l’opinione di Adriano Zaccagnini, ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, oggi deputato del gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà. Zaccagnini ha espresso il proprio disappunto sulla questione della segretezza dei negoziati del TTIP.
Presentando un’interpellanza al viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il Deputato ha lamentano una mancanza di informazione in merito alla negoziazione del trattato, affermando anche che l’Italia e l’Europa rischiano delle “storture neoliberiste” con l’approvazione dell’accordo di libero scambio: “Quella del governo è una difesa scontata del TTIP. […] Devono essere innalzati gli standard qualitativi anche nelle modalità di contrattazione e questo lo si può fare dando più voce e partecipazione ai cittadini”. Zaccagnini ha accusato anche la mancanza di democraticità con cui il governo italiano e quello europeo stanno svolgendo i negoziati: “Il mandato negoziale che ha la Commissione è un mandato non legittimato da una votazione democratica”.
Proseguendo con le accuse alle modalità con cui Bruxelles e Washington stanno compiendo delle procedure per la realizzazione del trattato, l’ex deputato del “Movimento 5 Stelle” ha concluso così la propria critica: “l’uniformazione dei regolamenti commerciali tra USA e UE produrrà tendenzialmente una uniformazione al ribasso. Una struttura tipica del modello liberista”.

 

Uno smisurato livello di segretezza

Federico Rampini, giornalista e scrittore italiano, dal 2009 corrispondente del quotidiano “La Repubblica” a New York, ha definito il trattato in corso di negoziazione tra Unione Europea e Stati Uniti una “rivoluzione con troppi segreti”. Le opinioni del giornalista sono apparse nell’articolo Il patto tra USA e UE sul libero scambio: una rivoluzione con troppi segreti, pubblicato sul sito web di “La Repubblica” il 21 luglio 2014. L’autore lamenta il fatto che gli accordi per il TTIP siano svolti in gran segreto e che per reperire informazioni ufficiali i giornalisti siano costantemente costretti a inseguire le fughe di notizie. Afferma inoltre che del TTIP si parla a intermittenza, “solo quando viene agitata una minaccia di ‘veto’ per motivi che poco hanno a che vedere con i contenuti di quel patto”. Le informazioni rilasciate sono davvero limitate e “che cosa ci sia dentro la ‘scatola nera’ del TTIP, pochi lo sanno, perfino ai vertici dei governi”.
Anche Joseph Stiglitz, economista statunitense, premio Nobel per l’economia nel 2001, ha lanciato l’allarme denunciando che i negoziati del Trattato sono eccessivamente coperti da un velo di segretezza. Secondo l’economista, il TTIP non è ancora un acronimo entrato nel linguaggio corrente. Il negoziato di questo patto costituisce la fase due della globalizzazione, dopo quella che nel 2001 ha spalancato alla Repubblica Popolare Cinese le porte del WTO. Stiglitz parla di una “segretezza eccessiva” in merito alla questione TTIP, che suscita sospetti e diffidenze anche in Europa. “Dentro le cabine di regia dei tecnocrati”, continua il premio Nobel, “i negoziati avanzano comunque”.
Inoltre, Stiglitz ritiene che le medie e le stime di previsione per i possibili esiti positivi del trattato siano ingannevoli, che molto si è detto in merito alle opportunità favorevoli per l’Europa in caso di approvazione di un trattato di libero scambio con gli Stati Uniti, ma che occorrono ancora delle conferme concrete alle affermazioni rilasciate dai governi.

 

La segretezza dei negoziati crea dubbi nei confronti del TTIP

A fornire ulteriori argomentazioni contro la poca trasparenza dei negoziati TTIP è stato il contributo della trasmissione televisiva italiana “Report” condotta su Rai 3 da Milena Gabanelli. La puntata è stata realizzata dai giornalisti di “Report” Roberto Pozzan e Giorgio Mottola ed è andata in onda sulla rete nazionale il 19 ottobre 2014. A riportare un resoconto della trasmissione è stato l’articolo Il Trattato segreto che ci cambierà la vita, pubblicato sul sito on line del quotidiano il “Corriere della Sera”.
Il TTIP, riferisce l’articolo, è visto come un “trattato segreto”; infatti “sulle trattative in corso e gli accordi finora raggiunti vige […] la massima segretezza”.
In merito alla puntata di “Report” (reperibile sul sito “Rai.it”) sono state mosse critiche in quanto “nessuno […] al momento sa cosa sia veramente il TTIP”, sebbene gli industriali italiani lo abbiano considerato una benedizione, il premier Renzi lo abbia definito “vitale” e gli scettici lo ritengano un’“apocalisse”.
I motivi di tale segretezza, secondo i giornalisti di “Report”, sono dovuti alla paura che la riduzione dei dazi comporti anche il costo elevato di far saltare barriere non tariffare, regole, controlli e standard minimi richiesti per la circolazione della merce, norme sulle sostanze chimiche tossiche, leggi sanitarie, prezzi dei farmaci, libertà di internet, privacy dei consumatori, brevetti e copyright e albi professionali. Le ripercussioni di questo atteggiamento si avranno specialmente sul settore agroalimentare, considerato “strategico” per l’economia di libero mercato tra Europa e Stati Uniti. “In particolare”, afferma l’articolo, “per molti il rischio è che il TTIP possa spalancare le porte a carni trattate con ormoni e antibiotici” anche se “tutti i negoziatori europei al momento lo negano”. La segretezza dei negoziati ha dunque contribuito a creare un forte dubbio legittimo nei confronti del TTIP. Secondo Roberto Pozzan e Giorgio Mottola per il momento non si è sicuri se il TTIP sarà una grande opportunità o un pericolo per le piccole imprese e i consumatori italiani.

 

I dettagli del negoziato nascondono aspetti segreti e controversi

Monica Frassoni, politica italiana, co-presidente del Partito Verde Europeo e coordinatrice nazionale del movimento ecologista “Green Italia”, ha espresso i propri dubbi in merito al livello di trasparenza con cui i governi hanno presentato gli accordi del Trattato. In base a quanto riportato dall’articolo TTIP, l'accordo commerciale USA/UE: Obama non ne parla, noi sì, pubblicato sulla versione italiana del sito web “L’Huffington Post” in data 27 marzo 2014, Frassoni ha riferito che il presidente Barack Obama non ha parlato di TTIP durante l’ultima conferenza stampa tenutasi a Roma il 26 marzo 2014.
Il presidente degli Stati Uniti ha condotto in merito un intervento per parlare della storia dei legami tra il proprio Paese e l’Europa, definendola come una storia di unità e diritti di patrimonio comune dell’umanità. Obama ha affrontato la tematica delle relazioni transatlantiche senza però fare alcun accenno all’importante questione del TTIP.
Secondo Frassoni, questa mancanza è dovuta al fatto che “si tratta di un tema zeppo di tecnicità e dettagli complicati” ma forse anche perché ricco di aspetti “‘top secret’ e controversi”. Infatti, afferma l’articolo, più l’opinione pubblica viene a conoscenza dei dettagli del negoziato TTIP e più sarà difficile arrivare a un compromesso con i negoziati in corso. Il TTIP presenterebbe una serie di stime positive ma soltanto nel lungo periodo, con buoni dati di aumento del PIL previsti solo per il 2027 e cifre imprecise finora divulgate. “I dettagli”, continua la Coordinatrice di Green Italia, “non ci è dato conoscerli, perché il TTIP è negoziato nel massimo riserbo: la Commissione UE lavora su mandato segreto degli Stati membri e nemmeno i deputati europei o nazionali hanno accesso ai termini concreti delle discussioni”.
Nonostante la possibile condivisione dei temi del trattato transatlantico, il processo tramite il quale si sta costituendo l’accordo è definito da Frassoni come “un attacco a molte verità e preferenze espresse democraticamente dai cittadini”.
Frassoni continua dicendo che il TTIP “è un accordo orientato verso un’idea di economia senza ‘qualità’ sociale e ambientale: basato sulla convinzione che l’impresa multinazionale, in quanto sacra fornitrice di lavoro, non possa essere ostacolata da quisquilie come regole su ambiente, finanza, salute”.
Anche i principi democratici sono messi a rischio dal livello di segretezza dei trattati: “Oltre ai contenuti più che discutibili, con il TTIP si pone anche un problema di legittimità democratica messa in questione dalla clausola ISDS […] secondo la quale se regole standard, leggi nazionali o europee in materia di ambiente, salute, finanza, ecc. si trovassero in contrasto con gli interessi e/o andassero a discapito degli investimenti di imprese, gli Stati potrebbero essere portati di fronte a corti di arbitrato e obbligati a pagare multe salate”.