I difensori dell’Unione Europea avvertono che la sua dissoluzione comporterebbe gravi conseguenze economiche e politiche per i cittadini europei. Contrariamente all’idea ottimistica dei pro-Musk di un’“Europa liberata” più prospera, gli esperti contro delineano uno scenario molto rischioso: fine del mercato unico, ritorno di barriere commerciali e valutarie, perdita di potere negoziale globale e possibili tensioni fra stati europei. Sul piano economico, l’UE è innanzitutto una unione doganale e mercato interno integrato: merci, capitali, servizi e persone circolano liberamente tra 27 paesi. Abolendo l’UE, questo sistema crollerebbe. Significherebbe reintrodurre dazi e controlli alle frontiere, normative nazionali divergenti e quindi costi aggiuntivi per imprese e consumatori. Molti esperti ricordano che la piena integrazione economica ha portato crescita e opportunità: un’azienda italiana oggi può vendere facilmente in Francia o Polonia senza burocrazia transfrontaliera, un giovane spagnolo può studiare e lavorare in Germania senza visti, ecc. Con la fine dell’UE, queste libertà cadrebbero. “Stabilità e sicurezza passano dal completare il mercato interno”, ha detto Antonio Costa, segnalando che l’UE deve semmai integrarsi di più, non sgretolarsi. Chi avversa Musk sottolinea che l’uscita del solo Regno Unito (Brexit) ha causato danni economici tangibili sia al UK che all’UE (sebbene limitati grazie agli accordi). Immaginare 27 Brexit simultanee sarebbe uno shock enorme: i mercati reagirebbero con volatilità, le imprese con incertezza. Lo ha accennato il ministro tedesco Robert Habeck, avvertendo (in un contesto diverso) che frammentare il mercato UE costerebbe migliaia di posti di lavoro e investimenti (queste preoccupazioni si leggono tra le righe di reazioni di governi mainstream, anche se non attaccano Musk direttamente). Inoltre, l’euro, moneta condivisa da 20 paesi, verrebbe presumibilmente abbandonato. Il ritorno alle valute nazionali potrebbe portare turbolenze valutarie, speculazione e inflazione in alcuni paesi. Molte nazioni beneficiarie di fondi UE (cohesion fund, PAC, Next Generation EU ecc.) vedrebbero sparire quei finanziamenti. Ad esempio, l’Italia dal bilancio UE riceve miliardi per infrastrutture: se l’UE crolla, quei soldi non arrivano più e il peso fiscale ricadrebbe sui soli governi nazionali. I critici di Musk trovano paradossale che proprio populisti che promettono benessere ai cittadini flirtino con un’idea – abolire l’UE – che toglierebbe risorse e vantaggi concreti alla gente comune. Sul piano geopolitico ed istituzionale, i contro argomentano che l’UE garantisce 60+ anni di pace tra le nazioni europee, cosa senza precedenti storici. Togliendo la cornice UE, non è scontato che tutti i rapporti restino idilliaci. Confini, minoranze, dispute storiche potrebbero riemergere. Annalena Baerbock, ministra tedesca, ha ricordato in passato che “senza l’UE la Germania non prospererebbe in pace, sarebbe circondata da rancori”. Abolire l’UE rischierebbe di autorizzare nuove spinte disgregatrici: per esempio, i movimenti secessionisti interni (Catalogna, Fiandre, Scozia ecc.) troverebbero un contesto più favorevole al disfacimento di Stati, non essendoci più l’ombrello comune ad assorbire shock. La Commissione UE attuale ha definito la proposta di Musk “folle” (lo riportano fonti come “RaiNews” in toni diplomatici: “dichiarazioni folli, polarizzano il mondo in due frasi”). I contro credono che sarebbe davvero follia buttare via decenni di integrazione, col rischio di tornare ad un’Europa di blocchi rivali. Donald Tusk nel suo tweet ha citato “80 anni di nemici comuni”, alludendo al fatto che per due volte, a distanza di 20 anni, l’Europa divisa è precipitata in conflitti mondiali catastrofici. L’UE nacque proprio per “rendersi impossibile la guerra” (dichiarazione Schuman). Togliendo quel collante, nessuno può garantire che differenze di interessi tra paesi non degenerino mai più. Inoltre, i critici di Musk evidenziano il peso globale che l’UE consente agli europei di avere. Ad oggi, l’Unione è il primo blocco commerciale mondiale, capace di negoziare da pari con USA e Cina su standard, tariffe, clima ecc. Se l’UE scomparisse, ogni Stato europeo (anche i grandi come Germania o Francia) diventerebbe relativamente più piccolo sulla scena globale. La Information Technology & Innovation Foundation (ITIF) stessa (che pure criticava il DSA) riconosce che l’UE come grande attore influenza la regolamentazione mondiale – cosa che Washington trova “scomodo”, ma che dà agli europei la possibilità di modellare le regole del gioco. Senza UE, sarebbero soggetti passivi. Chi oggi loda Musk per “difesa della sovranità”, in realtà – affermano i contro – consegnerebbe i singoli Stati europei al rango di pedine sotto l’influenza altrui. Paradossalmente, la tanto sbandierata “sovranità” nazionale sarebbe più difficile da esercitare in un mondo dominato da superpotenze continentali (USA, Cina, India…) se non si rimane uniti. Carl Bildt e altri ex statisti hanno segnalato come la retorica Musk/Trump porti esattamente a ciò che il Cremlino desidera: spostare gli USA “alla destra dell’estrema destra europea” e logorare la coesione occidentale. Dunque, abolire l’UE indebolirebbe non solo l’Europa, ma tutto l’Occidente. Su un piano valoriale, gli oppositori affermano che i cittadini europei perderebbero dei benefici tangibili: tutela dei consumatori (etichette alimentari, roaming zero, normative comuni su sicurezza prodotti), programmi come Erasmus per studenti, diritto di circolazione e residenza ovunque, difesa comune dei diritti digitali (GDPR ecc.). Molte di queste cose sono date per scontate solo perché esiste l’UE. Togliendola, gli europei si troverebbero con 27 diversi sistemi di regole – un incubo per i più giovani e intraprendenti, e un paradiso solo per speculatori o opportunisti che potrebbero sfruttare la deregolamentazione in alcuni paesi a danno di altri (ad esempio, concorrenza al ribasso su normative ambientali o del lavoro). Jan Penfrat (EDRi) ricorda: “Il verdetto contro X ricorda quanto l’Europa benefici di una regolamentazione forte”, avvisando che i piani di deregolamentazione (o nel caso estremo di dissoluzione UE) minano la capacità dell’Europa di difendere democrazia e diritti. Cioè: quell’“agenda semplificazione/deregulation” promossa da alcuni governi e da Musk ridurrebbe gli standard europei, portando in definitiva a una società meno giusta e sicura.
Nina Celli, 13 dicembre 2025