Molte voci contrarie sottolineano che la campagna di Elon Musk contro l’Unione Europea, lungi dall’essere nell’interesse degli europei, finisce per avvantaggiare forze ostili all’Europa democratica e unita. In particolare, si evidenziano due attori entusiasti delle parole di Musk: il Cremlino russo e l’estrema destra radicale europea. Quando Musk ha twittato “abolish the EU”, il primo a reagire è stato Dmitrij Medvedev (vicecapo del Consiglio di sicurezza russo), che ha risposto con un giubilo: “Exactly”. Questo piccolo episodio è stato interpretato come la prova che la retorica di Musk è allineata con la propaganda russa. Infatti la narrativa del “Quarto Reich” rilanciata da Musk era un classico della disinformazione pro-Cremlino: la Rai evidenzia che “paragonare la UE al regime hitleriano è un pilastro della propaganda russa recente, con radici nel dopoguerra”. Il profilo anonimo “Alice Smith”, autore dell’immagine svastica-UE che Musk ha diffuso, condivide contenuti di Aleksandr Dugin (ideologo ultranazionalista russo) e di ambienti filoserbi e cospirazionisti. In pratica Musk – forse ingenuamente, forse no – ha fatto da megafono a narrazioni di disinformazione ostili. L’eurodeputato polacco Radosław Sikorski glielo ha detto chiaramente: “Qualcuno aveva dubbi su chi trae beneficio da tutto questo parlare di sovranità anti-UE? Quelli che vogliono diffondere odio e quelli che vogliono conquistare l’Europa.”. Il riferimento è alla Russia di Putin: presentare l’UE come “impero nazista da abbattere” è esattamente ciò che il Cremlino propugna per giustificare la sua aggressione (ad esempio in Ucraina Putin parla di combattere il “falso Occidente degenerato”). Dunque, attaccando frontalmente l’Unione, Musk – volontariamente o meno – fa eco alla propaganda del peggior nemico dell’Europa, indebolendo la posizione europea proprio mentre infuria la guerra in Ucraina e servirebbe unità. “Narrazioni che minano l’UE servono interessi ostili all’Europa” avverte Sikorski e la sua è più di un’ipotesi: subito dopo Musk, Medvedev applaude e i media russi rilanciano con gioia le sue parole contro Bruxelles. Allo stesso modo, l’entusiasmo con cui l’estrema destra europea ha accolto Musk è visto dai critici come un segnale allarmante. Il quotidiano tedesco “SZ” nota che “Musk ha ricevuto immediato plauso dal militante neonazista Martin Sellner” (leader identitario austriaco) oltre che da Medvedev. Sellner ha evidentemente interpretato le parole di Musk come un endorsement alle sue idee (gli identitari chiedono la fine dell’UE considerata “Grande Sostituzione” di popoli). Che Musk diventi l’eroe dei neofascisti – rilevano i detrattori – dovrebbe far riflettere: è davvero dalla parte giusta? Una figura come Marine Le Pen in Francia ha anch’essa applaudito la posizione “sovranista” di Musk nelle sue interviste (sebbene formalmente RN dica di voler cambiare l’UE dall’interno, non abolirla, la convergenza di messaggi è chiara). Il timore espresso da molti è che Musk, con la sua popolarità e il suo seguito di milioni, legittimi tesi complottiste e antidemocratiche prima confinate ai margini. Per esempio, definire la Commissione UE “Stasi” o l’UE “Quarto Reich” era finora retorica di frange estreme; Musk l’ha portata su una piattaforma mainstream come X a visibilità globale, normalizzandola presso un pubblico ampio. Ciò – sostengono alcuni esperti – indebolisce l’Europa perché alimenta le divisioni interne e il discredito delle sue istituzioni. Le forze anti-Ue interne (dalla Lega in Italia all’AfD in Germania, a Vox in Spagna) stanno ovviamente sfruttando le dichiarazioni di Musk come sponda: “Lo dice anche Elon Musk che l’UE va abolita”, possono affermare, guadagnando una patina di rispettabilità tech. Questo effetto incrociato preoccupa i commentatori filo-Ue: Gérard Araud, ex ambasciatore francese in USA, ha definito “stunning” (sbalorditivo) il linguaggio anti-Ue del documento strategico USA, notando che “conferma l’idea di Trump nemico dell’Europa”. In sostanza, la campagna Musk-Trump rischia di polarizzare l’opinione pubblica europea, spingendo le frange euroscettiche ad estremizzarsi e a creare un clima da “guerra civile” politica in Europa. Antonio Costa ha parlato di “vera frattura europea ormai tra chi vuole rafforzare l’Europa e chi vuole indebolirla”, con implicito riferimento ai movimenti nazionalisti alimentati anche dall’esterno. Musk si è schierato esplicitamente con i secondi, galvanizzandoli. Indebolire o dissolvere l’UE sarebbe un regalo geopolitico a Mosca e Pechino. Un’Europa disunita e litigiosa, fatta di stati piccoli in concorrenza tra loro, sarebbe molto più vulnerabile alle ingerenze e ai ricatti delle grandi potenze. La storia lo insegna: Divide et impera. Non a caso Putin lavora da anni per seminare discordia nell’UE (finanziando partiti euroscettici, supportando campagne di disinformazione anti-Bruxelles). Donald Tusk, nel suo tweet, ha chiaramente fatto riferimento ai “nemici comuni da 80 anni” (cioè fascismi e imperialismi) e ha detto “a meno che qualcosa non sia cambiato”. Questo era un monito: se l’America di Trump cambia e tratta l’UE da avversario, l’Europa dovrà reagire. Ed ecco che figure come Musk complicano la posizione europea, perché arrivano a spaccare il fronte occidentale. Tusk ha definito quell’uscita di Musk (e di riflesso di Trump) “una linea sbagliata”, e il suo tweet è diventato virale proprio perché ha toccato la preoccupazione di molti: vedere USA e EU considerarsi nemiche. Carl Bildt ha avvertito che il discorso della strategia USA su UE “mette gli USA a destra dell’estrema destra in Europa”. Questo significa che Musk, posizionandosi su quelle coordinate, si sta allineando con l’ala più radicale e antisistema, isolandosi dal grosso dei cittadini e leader europei moderati. Musk rischia di esser strumentalizzato per scopi antidemocratici, mentre afferma paradossalmente di difendere la democrazia dei popoli. Jan Penfrat (EDRi) mette in guardia: “Le dichiarazioni di Musk… incoraggiano le forze di estrema destra che da tempo cercano di indebolire lo scudo europeo a tutela di democrazia e diritti fondamentali”. L’UE è spesso criticata, ma è anche una garante di certi standard democratici. Se venisse meno, paesi con governi illiberali avrebbero via libera a derive autoritarie. Quindi Musk sta, forse inconsapevolmente, facendo da apripista a un’ondata illiberale in Europa, minando quell’integrazione che finora ha tenuto saldi principi di libertà nel continente.
Nina Celli, 13 dicembre 2025