La seconda linea di confutazione mette in discussione la narrativa di Musk sulla UE “non eletta e tirannica”. I detrattori di Musk affermano che l’Unione Europea è lungi dall’essere una dittatura burocratica: è invece un’unione di Stati sovrani che hanno deciso democraticamente di condividere alcune competenze e dotarsi di istituzioni rappresentative. L’accusa di “deficit democratico” viene respinta argomentando che l’UE ha un Parlamento eletto a suffragio universale (il Parlamento Europeo), un Consiglio composto dai governi democraticamente eletti dei 27 paesi, e una Commissione che deve ottenere la fiducia sia degli Stati che del Parlamento. “Le leggi come DSA e DMA sono state approvate democraticamente da rappresentanti eletti nel Parlamento Europeo e dai governi nazionali in Consiglio” ricorda la portavoce UE citata su ItalianiNews. Questo significa che dietro quelle normative ci sono milioni di voti di cittadini europei espressi in elezioni, e decisioni ratificate in sede nazionale. Sostenere quindi che l’UE “opprime i popoli” equivarrebbe a dire che i popoli oppressi si sono auto-imposti regole per farlo – un argomento paradossale. I critici sottolineano che Musk, definendo l’UE un “mostro burocratico non eletto”, ignora volutamente queste realtà istituzionali. La Commissione è composta da un commissario per ogni paese, nominato dai governi democratici e approvato dal Parlamento UE; il suo presidente (attualmente Ursula von der Leyen) è stato in pratica scelto dai Capi di Stato eletti. Parlare di “tirannia non eletta” appare dunque come retorica iperbolica priva di fondamento. La risposta tagliente della Commissione a Musk è stata proprio in questi termini: “L’Unione Europea è una democrazia fondata sul diritto e sui valori che [Musk] sembra criticare. Le nostre regole non sono in vendita né negoziabili”, ha affermato un portavoce, aggiungendo: “la nostra sovranità decisionale non sarà dettata da un singolo individuo che, per quanto influente, non è stato eletto da alcun cittadino europeo”. Musk accusa l’UE di essere non eletta, ma di fatto è lui a non aver alcuna investitura popolare; ciononostante pretende di influenzare o invalidare regole frutto di processi democratici. La portavoce, quindi, ribalta l’argomento: chi è Musk per decidere al posto degli elettori europei? Non risponde a nessun elettorato, rappresenta solo se stesso e i suoi interessi di business. Secondo questa tesi, Musk sta rifiutando regole legittime perché gli risultano scomode: questo non è un nobile atto di ribellione democratica, bensì un comportamento egoistico e irresponsabile. Diversi commentatori lo definiscono un atteggiamento da “oligarchico”: Musk è un imprenditore ultraricco che, infastidito da norme pubbliche che limitano il suo profitto o potere, reagisce invocando la dissoluzione di chi quelle norme le ha fatte (cioè, l’UE, espressione della volontà generale europea). In ciò, Musk mostra disprezzo per il concetto di stato di diritto: vuole essere al di sopra delle regole. Jan Penfrat di EDRi osserva: “X non solo non ha rispettato i suoi obblighi, ma ha dichiarato pubblicamente che intende minare e combattere lo stato di diritto in Europa”. Questa affermazione sottolinea che Musk, con le sue minacce di targettizzare funzionari UE e la chiusura dell’account istituzionale, sta adottando comportamenti intimidatori propri di chi non accetta la legge. EDRi parla esplicitamente di “minacce irresponsabili del governo USA e risposta immatura di Musk che mostrano che siamo sulla strada giusta a far rispettare la legge”: in altre parole, più Musk sbraita, più dà ragione all’UE. Gli oppositori di Musk, quindi, difendono la legittimità democratica dell’UE e delle sue norme, evidenziando che l’imprenditore in questa vicenda non è un paladino dei popoli, ma semplicemente un soggetto privato che non vuole sottostare a regole comuni. Mentre l’UE deve rispondere ai cittadini (ne è prova la lunga discussione democratica che ha portato all’approvazione del DSA), Musk risponde agli azionisti e ai propri interessi industriali. I sostenitori di questa visione riconoscono l’architettura democratica europea: pur affermando che l’UE è imperfetta e talvolta burocratica, ricordano che essa è modificabile tramite strumenti democratici (elezioni europee, riforme dei trattati approvate dai parlamenti nazionali). Abolirla di colpo, come chiede Musk, sarebbe una scelta antidemocratica. Inoltre, sottolineano che l’UE ha meccanismi per ascoltare le imprese e correggere il tiro se una norma è troppo onerosa, ma Musk ha preferito uscire dal dialogo: ad esempio X si è sfilata dal Codice di Condotta volontario sulla disinformazione. Quindi Musk si è autoescluso dai processi partecipativi preferendo lo scontro frontale. In definitiva, l’UE è un sistema politico democratico e legittimo, mentre Musk sta cercando di delegittimarlo per evitare di sottostare alle sue leggi. Questo è visto come un atto grave di arroganza e disprezzo verso la volontà popolare europea. Se c’è un problema di burocrazia, si risolve con riforme, non distruggendo l’Unione. Se c’è un problema di sovranità, va ricordato che gli Stati hanno scelto di condividere la sovranità (per vantaggio reciproco), e possono sempre decidere – attraverso procedure previste – modifiche o recesso (come il Regno Unito ha fatto con Brexit). Non certo spetta a Musk proclamare unilateralmente la fine dell’UE.
Nina Celli, 13 dicembre 2025