Un’ultima critica di peso è che la NSS 2025 depotenzi la percezione delle minacce poste da Cina, Russia e altre autocrazie, con il rischio di far perdere terreno agli Stati Uniti nella competizione globale e di trovarsi di fronte ad avversari ancora più forti e aggressivi nel prossimo futuro. Secondo questa tesi, la visione di Trump secondo cui “Great Power Competition is a thing of the past” è pericolosamente miope e va contro l’evidenza. Gli stessi esperti del CFR (tra cui David Sacks, Liana Fix) hanno espresso allarme sul fatto che la NSS non menzioni affatto il concetto di “competizione tra grandi potenze” e non definisca la Cina come rivale globale per la prima volta dal 2017. “La stella polare della competizione con Cina e Russia – attorno a cui si era costruito un consenso bipartisan – è sparita”, nota Lissner. Al suo posto, la Cina è relegata a tema economico, mentre la Russia è menzionata quasi di sfuggita come ossessione europea più che minaccia USA. Questa rimozione ideologica può avere conseguenze molto concrete: può portare a sottostimare le mosse aggressive di queste potenze e a ridurre gli investimenti e la preparazione necessaria per contrastarle. Ad esempio, la NSS non cita affatto la Corea del Nord, definita fino a ieri “minaccia acuta” e motore di proliferazione. Ciò segnalerebbe un calo di attenzione proprio mentre Pyongyang continua a espandere il suo arsenale nucleare. “North Korea does not even get a mention” commenta Sacks, “passiamo dal vederla come minaccia globale nel 2017 al silenzio totale ora”. Ma l’assenza di Pyongyang non vuol dire che la minaccia è scomparsa, anzi, a dicembre 2025 il regime nordcoreano testava nuovi ICBM in grado di raggiungere gli USA. Ignorarlo sul piano strategico indica mancanza di un piano, sostengono i critici. Similmente, sminuire la sfida cinese a mero affare economico è giudicato ingenuo. Jude Blanchette (CSIS) afferma che a Pechino “saranno tutt’altro che tranquilli leggendo la Monroe Doctrine rinnovata”, e ameranno che la priorità USA sembri più commerciale che valoriale, ma “odieranno tutto il resto” perché nel frattempo l’NSS spinge per una militarizzazione dell’emisfero anti-Cina. In pratica, distogliendo troppo l’attenzione dal teatro indo-pacifico e definendo incerte le alleanze, Trump può indebolire il deterrente vis-à-vis di Pechino. Ad esempio, la NSS riduce l’importanza dell’Indo-Pacifico: l’Asia tutta riceve 25 paragrafi, Europa+Medio Oriente+Africa solo 23 in totale, segno di un focus maggiore sull’Asia e Americhe. Tuttavia, la concezione di quell’Asia è giudicata “limitata”: come nota Markus Garlauskas, “è Cina-centrico, gli altri paesi contano solo in quanto aiutano a vincere la competizione economica e a dissuadere Pechino; ad esempio, Filippine e le isole del Pacifico non sono neppure menzionate”. Questo approccio strumentale ai partner asiatici potrebbe far calare la fiducia di Paesi come le Filippine o Vietnam nel sostegno USA, rendendoli più inclini ad accomodare la Cina localmente. In più, la NSS afferma che “la competizione tra grandi potenze sembra ormai appartenere al passato e la Cina non è rivale geostrategico ma solo economico”. I critici ritengono questo falso: la Cina sta costruendo il più grande esercito navale, nuclearizzando arsenali, militarizzando isole, espandendo influenza in regioni chiave (non ultima l’America Latina stessa). Minimizzarla può condurre a ritardi e tagli nei preparativi per scenari di scontro, “non nominare la Cina come competitor sistemico abbassa la guardia”. Quanto alla Russia, la NSS evita di chiamarla minaccia. Parla di “alcuni europei vedono la Russia come una minaccia esistenziale” e auspica fine rapida ostilità in Ucraina per evitare il “la paralisi dell’Europa”, implicando che per gli USA la Russia non è una minaccia diretta. Questo appare come un “free pass” a Putin: “il documento risparmia qualsiasi critica alla Russia e, colpisce, non la menziona proprio nel contesto di minaccia agli USA”, nota Liana Fix. Non affermare che Mosca è un pericolo strategico significa sottovalutare il suo potenziale distruttivo. La NSS sembra riflettere la controversa posizione personale di Trump (spesso accusato di essere “soft on Russia” per ammirazione a Putin). Ciò indebolisce la deterrenza USA: se Putin percepisce che Washington vuole “ristabilire la stabilità strategica” con lui e non lo vede più come avversario, potrebbe sentirsi incoraggiato a tenere duro e continuare aggressioni (pensando che gli USA forzeranno un accordo a lui favorevole). Liana Fix ha infatti notato che il legame Russia-Cina nella guerra ucraina è scomparso dal discorso USA: mentre Biden spingeva gli europei a riconoscerlo (il supporto cinese consente alla Russia di proseguire guerra), ora quell’elemento è sparito sia dal dialogo transatlantico sia dalla NSS. Ciò significa chiudere un occhio su un asse autoritario che è invece reale e in crescita. La detrattrice dell’American Enterprise Institute(AEI), Kori Schake, aggiunge: ridurre il terrorismo a nota a piè di pagina (“brevemente in Africa, altrove niente” notano Froman e altri) e omettere i temi come pandemie o spazi emergenti (cyber, spazio extra-atmosferico nominato a malapena) è rimuovere minacce concrete semplicemente perché ideologicamente non in linea col focus trumpiano, col rischio di farsi trovare impreparati. I critici affermano dunque che la NSS 2025 “abbassa la guardia” degli Stati Uniti proprio nei confronti dei loro sfidanti più pericolosi. Dipinge un mondo meno minaccioso di quanto sia in realtà – forse per convincere l’opinione pubblica che “Trump ha già vinto queste sfide” (si veda l’enfasi su aver “significativamente degradato la minaccia iraniana”, aver “cementato la pace in 8 conflitti” ecc.). Ma i fatti suggeriscono il contrario: Cina e Russia non sono affatto ridimensionate, anzi esultano per il nuovo atteggiamento americano. La testata statale cinese “Global Times” ha celebrato che la NSS: “svela il fallimento dell’egemonia americana”, e invita la Cina a “cogliere l’occasione” per consolidare la propria influenza, mentre gli USA guardano altrove. Se l’avversario applaude, c’è motivo di preoccuparsi. In definitiva, Trump, per l’ansia di negare la narrativa del confronto globale, sta sottovalutando gravemente le minacce reali, abbassando prematuramente la guardia. Così facendo, rischia di guadagnare punti politici a casa nel breve (dipingendo un mondo meno pericoloso se guidato da lui), ma di trovarsi di fronte a potenze avversarie ancora più forti e audaci domani, avendo di fatto concesso loro tregua e vantaggi. I critici temono proprio questo: che la NSS 2025, esorcizzando superficialmente la “guerra delle grandi potenze”, prepari il terreno a sconfitte strategiche più gravi degli USA negli anni a venire.
Nina Celli, 10 dicembre 2025