Tra le critiche più immediate e diffuse alla NSS 2025 vi è la violenta invettiva contro gli alleati europei, ritenuta controproducente e pericolosa. Secondo questa tesi, la strategia di Trump rischia di aprire una profonda frattura transatlantica, minando decenni di fiducia reciproca e indebolendo il fronte occidentale di fronte alle sfide globali. Le parole usate nel documento verso l’Europa non hanno precedenti nella storia della NATO: esso parla di “prospect of civilizational erasure” (prospettiva di cancellazione di una civiltà) riferito al continente europeo se non cambia corso. Accusa l’UE e organismi transnazionali di “rischiare la libertà politica” dei Paesi membri e “sopprimere l’opposizione”. Suggerisce persino che “entro pochi decenni, alcuni membri NATO diventeranno a maggioranza non-europea”, mettendo in dubbio che in quel caso sarebbero ancora affidabili alleati. Queste affermazioni – sottolineano i critici – riecheggiano la retorica dell’estrema destra europea (sostituzione etnica, declino dell’Occidente) e offendono gravemente i partner. Non sorprende che tali frasi siano state accolte con indignazione e allarme nelle capitali europee. Donald Tusk, primo ministro polacco (pro-USA di lungo corso), ha reagito su X implorando: “Cari amici americani, l’Europa è il vostro alleato più stretto, non il vostro problema… Abbiamo nemici comuni da 80 anni, restiamo uniti”. Questo appello quasi disperato evidenzia quanto la NSS abbia messo in dubbio i fondamenti dell’alleanza: se gli USA iniziano a vedere l’Europa come un peso o addirittura un modello nemico, l’intero sistema di sicurezza occidentale vacilla. I critici sostengono che questi strappi verbali giocano a vantaggio di Russia e Cina. Non a caso Dmitrij Peskov, portavoce di Putin, ha definito “in gran parte coerenti con la nostra visione” i cambiamenti di Trump sulla strategia USA verso l’Europa. Il Cremlino ha addirittura parlato di “spiragli per un lavoro costruttivo insieme” sulla pace ucraina. Ciò suona un campanello d’allarme: se Mosca applaude, vuol dire che la NSS sta spaccando il fronte antirusso e avvicinando le posizioni Washington-Mosca alle spalle degli europei. Di fatto, Putin ottiene con la penna di Trump ciò che non era riuscito a ottenere con anni di propaganda: mettere Washington contro Bruxelles. Similmente, i media cinesi hanno evidenziato con soddisfazione la parte in cui la NSS critica l’UE per censura e immigrazione: disaccordi transatlantici su questi temi sono una manna per Pechino, che vede erosasi la coesione occidentale. Macron, solo un anno prima, aveva avvisato del “rischio di morte cerebrale della NATO”; la NSS 2025 rischia di dare corpo a quella profezia, isolando politicamente gli USA dai loro storici alleati. A preoccupare non è solo la retorica, ma anche il messaggio sostanziale: Trump sembra indicare di non vedere più valore nell’alleanza con un’Europa “decadente e inaffidabile”. Fa dubitare che alcuni Paesi (implicitamente, i grandi dell’Europa occidentale) avranno ancora economie ed eserciti abbastanza robusti per restare alleati degni entro 20 anni. Insomma, mette in forse l’intera idea di un Occidente unito. Questo rischia di provocare reazioni a catena: sentimenti antiamericani in Europa potrebbero rafforzarsi, partiti filorussi (già nominati con favore da Trump) potrebbero acquisire legittimità. Daniel Fried, ex ambasciatore USA all’UE, avverte che la NSS è piena di “posturing ideologico contro l’Europa” che rischia di tradursi in un ritiro degli USA dalla leadership del mondo libero. Questo, oltre a essere un tradimento dei valori storici americani, creerebbe un vuoto di potere in cui le democrazie sarebbero più vulnerabili. Una NATO indebolita dalla diffidenza reciproca è esattamente ciò che Putin sperava di ottenere invadendo l’Ucraina; la NSS, paradossalmente, glielo sta consegnando. I critici puntualizzano anche che l’approccio di Trump non considera le conseguenze pratiche sul campo. Ad esempio, l’amministrazione Biden era riuscita a mantenere una solida unità transatlantica nel supporto all’Ucraina. Persino con differenze interne (Polonia vs Ungheria ecc.), l’UE e la NATO avevano marciato abbastanza compatte nel sostenere Kiev. Ora Trump definisce il sostegno europeo “irrealistiche aspettative”, accusa i governi UE di essere instabili e tirannici con le opposizioni, e sostiene che “una larga maggioranza europea vuole la pace” ma è tenuta ostaggio da élite bellicose. Questo retropensiero (“popolo europeo stanco della guerra vs leader guerrafondai”) rischia di minare la determinazione europea nel continuare il supporto a Kiev. Se gli USA mostrano dubbi sulla rotta e strizzano l’occhio alle narrazioni populiste (“governi di minoranza instabili che calpestano la democrazia”), è plausibile che alcune capitali UE invertano la marcia sul sostegno all’Ucraina. Il documento appare incoraggiare tale scenario citando positivamente i “partiti patriottici” anti-immigrati in Europa come esempi di rinascita. In pratica, il presidente USA sta dicendo che preferisce in Europa i movimenti euroscettici e filo-nazionalisti (molti dei quali guardano a Putin con simpatia) rispetto ai governi attuali eletti. È difficile immaginare un sabotaggio transatlantico più plateale di questo. Dal punto di vista dei critici, dividere l’Occidente è autolesionista per gli Stati Uniti stessi. Ursula von der Leyen ha affermato: “mai come ora l’unità transatlantica è stata importante” di fronte alle autocrazie aggressive, messaggio che la NSS ignora completamente. Se l’America spinge l’Europa “fuori dal nido” in questo modo brutale, l’Europa potrebbe scegliere una rotta propria e divergere dagli interessi USA. Già si vedono segnali: leader europei come Macron parlano di “autonomia strategica” che non faccia sempre affidamento sugli USA. Finché Biden ricuciva, queste velleità restavano moderate. Ma se gli USA li trattano da nemici culturali, gli europei potrebbero decidere di non seguire più Washington su questioni cruciali (ad eempio, sanzioni alla Cina, posture su Taiwan). Kaja Kallas, ministra degli Esteri UE, ha provato a mitigare dicendo “gli USA restano nostro maggior alleato… anche se alcune critiche di Trump sono vere”, segno però di imbarazzo e tentativo di salvare il salvabile. Tusk e Kallas hanno fatto i pompieri, ma non è garantito che l’opinione pubblica e altri leader faranno altrettanto: già oggi in Germania e Francia crescono sentimenti per “non essere più vassalli” degli USA (alimentati da partiti di sinistra e di destra). La NSS fornisce argomenti a questi movimenti. Dunque, l’attacco frontale di Trump all’Europa è un grave errore strategico. Erode la coesione dell’alleanza proprio mentre la Russia è ancora aggressiva a Est e la Cina preme a Ovest. “Divide et impera” è stato sempre il motto dei nemici dell’Occidente: ora, dicono i critici, sembra diventato il motto del presidente americano verso i suoi amici. Il rischio è di trovarsi, tra pochi anni, con una NATO svuotata dalla diffidenza, un’UE più filocinese o filorussa in alcuni segmenti, e l’intero pilastro occidentale indebolito. Trump potrà anche far aumentare di colpo la spesa militare europea per puntiglio (cosa comunque incerta nei fatti), ma a che serve un’Europa più armata se politicamente disallineata dagli USA? I legami di fiducia e valori condivisi, costruiti in 80 anni, non si recuperano facilmente dopo essere stati lacerati pubblicamente. Invece di un partner affidabile, Washington rischia di ritrovarsi un’Europa risentita e divisa al suo fianco. In definitiva, la NSS 2025 mina dall’interno l’unità dell’Occidente, regalando ai veri avversari – Russia e Cina – proprio ciò che speravano: un fronte democratico spaccato e titubante. E questo, per la sicurezza americana, è un colpo ben peggiore di qualunque “fardello” Trump creda di togliersi di dosso denigrando gli alleati.
Nina Celli, 9 dicembre 2025