Il Superbonus 110% è nato anche – e soprattutto – con uno scopo ambientale: accelerare la riqualificazione energetica del vetusto patrimonio edilizio italiano, riducendo consumi e emissioni di CO₂ in linea con gli obiettivi climatici UE. Da questo punto di vista, la misura ha ottenuto risultati significativi. Secondo i dati ENEA, gli interventi incentivati dal 2007 ad oggi hanno generato un risparmio energetico annuo di oltre 33.700 GWh; di questi, ben 9.050 GWh/anno (circa il 27%) sono direttamente attribuibili al Superbonus, nonostante sia operativo solo dal 2020. Ciò evidenzia l’enorme impatto che l’incentivo ha avuto in pochissimi anni, avvicinando in breve tempo i risparmi ottenuti in oltre un decennio di Ecobonus ordinario. Tradotto in bolletta, significa miliardi di euro risparmiati ogni anno dalle famiglie in minor consumo di elettricità e gas. Il Rapporto Annuale Efficienza Energetica 2025 di ENEA conferma questi benefici: grazie anche (e soprattutto) al Superbonus, l’Italia nel solo 2024 sta risparmiando circa 4,5 Mtep/anno (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di energia primaria – l’equivalente del consumo energetico di 4 milioni di abitazioni. Questo “tesoretto” energetico vale circa €1 miliardo all’anno di minori importazioni di gas e combustibili. In un momento di prezzi energetici alle stelle e tensioni geopolitiche sull’energia, avere tagliato la domanda interna di tale entità è un vantaggio strategico: bollette più basse per le famiglie (sottraendo circa 1 miliardo ai costi energetici nazionali) e maggiore sicurezza energetica per il Paese. Non a caso, ENEA ha definito la cancellazione del Superbonus un “danno energetico” per l’Italia, poiché senza misure altrettanto efficaci sarà arduo centrare il target di risparmio di 10,6 Mtep annui fissato al 2030 nel Pniec. Dal punto di vista ambientale e climatico, il Superbonus ha accelerato la riduzione di emissioni di gas serra. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) finanziava parte del Superbonus con l’obiettivo dichiarato di tagliare circa 667 kton di CO₂ l’anno a regime. Già entro il 2023, grazie agli interventi realizzati, si stima una riduzione di oltre 600.000 tonnellate di CO₂/anno, contribuendo in modo tangibile agli impegni italiani nell’Accordo di Parigi. Il bonus imponeva infatti un salto di due classi energetiche degli edifici: milioni di metri quadri di pareti sono stati isolati, migliaia di caldaie a gas vecchie e inquinanti sono state rimpiazzate da modelli a condensazione o da pompe di calore elettriche. Si è installata energia rinnovabile distribuita: molti cantieri hanno incluso impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo, incentivati al 110% se eseguiti congiuntamente agli interventi principali. Tutto ciò ha trasformato case “colabrodo” in edifici ad alta efficienza, con consumi ridotti anche del 30-50%. Questi benefici permanenti si protrarranno per decenni: una casa coibentata e ben riscaldata inquina meno e costa meno, anno dopo anno. I sostenitori fanno notare che il Superbonus ha dato un impulso senza precedenti alla “renovation wave” italiana. Per anni l’adeguamento energetico dei condomìni è proceduto a rilento, a causa di costi elevati e difficoltà decisionali: il 110% ha rimosso questi ostacoli, coprendo integralmente la spesa e incentivando tutti a intraprendere i lavori. In pochi mesi, migliaia di assemblee condominiali hanno approvato interventi di efficientamento che altrimenti sarebbero stati rinviati sine die. L’Italia, che storicamente ha un patrimonio immobiliare energivoro (oltre il 60% degli edifici residenziali è stato costruito prima delle prime norme termiche degli anni ‘70), ha iniziato finalmente a riqualificare su larga scala. La Commissione Europea indicava come traguardo il rinnovamento di almeno 32 milioni di m² di edifici con il Superbonus entro il 2025. Già entro fine 2023 erano stati efficientati ~12 milioni di m²: un progresso notevole, frutto diretto del programma. Questo significa case più moderne e confortevoli, città con meno emissioni e un passo avanti verso l’obiettivo di neutralità climatica. Un altro effetto positivo è stato il contrasto alla povertà energetica (famiglie che non riescono a permettersi il riscaldamento adeguato). Coibentare un appartamento significa ridurre la dispersione termica e quindi la spesa per tenere la casa calda d’inverno o fresca d’estate. Anche se, come rilevato da alcuni studi, i ceti più poveri hanno usufruito meno direttamente del Superbonus, i benefici indiretti toccano tutti: un parco abitativo più efficiente mitiga la domanda nazionale di energia, contribuendo a contenere i costi energetici e la volatilità dei prezzi. In prospettiva, politiche simili potrebbero essere indirizzate maggiormente alle categorie vulnerabili – ad esempio edifici di edilizia popolare – per massimizzare l’impatto sociale, ma ciò riguarda il disegno della misura, non la sua efficacia ecologica. I favorevoli evidenziano un ulteriore vantaggio ambientale: la crescita esponenziale di interventi ha stimolato lo sviluppo di una filiera “green” nazionale. Aziende di serramenti isolanti, caldaie ad alta efficienza, pannelli solari, materiali coibenti, hanno visto aumentare la domanda, investendo in innovazione e aumentando la produzione. Questo rafforzamento industriale interno favorisce la transizione ecologica su basi economiche solide, creando know-how e posti di lavoro verdi. Ogni euro investito in efficientamento energetico genera “dividendi ambientali” sotto forma di minori emissioni e minore dipendenza dalle fonti fossili.
Nina Celli, 29 novembre 2025