Il Superbonus ha rappresentato un volano straordinario per l’economia italiana, in particolare per il settore delle costruzioni duramente colpito dalla crisi pandemica. Grazie a questo incentivo, l’edilizia è diventata il motore della ripresa post-Covid: nel 2021-2022 l’Italia ha registrato tassi di crescita del PIL tra i più alti in UE, trainati proprio dal boom di investimenti in ristrutturazioni. I numeri confermano l’impatto positivo. Entro metà 2022 lo Stato aveva erogato circa €21 miliardi in Superbonus, innescando però oltre €40 miliardi di produzione economica aggiuntiva. Il Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI) ha calcolato che solo nei primi sei mesi 2022 il 110% ha generato 312.000 nuovi posti di lavoro, più che raddoppiando l’occupazione creata nell’intero 2021. Analogamente, Riccardo Fraccaro (deputato M5S ideatore del bonus) ha rivendicato oltre “150.000 nuovi occupati” già ad aprile 2022, segno di un effetto immediato sull’impiego di manodopera edile, tecnici, impiantisti e indotto. Questo circolo virtuoso ha portato benefici anche alle finanze pubbliche di breve termine: l’aumento di redditi e consumi ha generato maggiori entrate IVA e IRPEF. ANCE (associazione costruttori) stima che circa il 47% della spesa statale in Superbonus rientri sotto forma di tasse e contributi aggiuntivi. Su €57 miliardi di crediti previsti a fine piano, €26 miliardi tornerebbero direttamente all’Erario, riducendo il costo netto effettivo. Per ogni miliardo investito dallo Stato, quasi mezzo miliardo rientra subito in gettito: in pratica il costo reale è circa la metà di quello nominale. Va sottolineato che senza Superbonus quei lavori non sarebbero mai partiti. Il provvedimento ha sbloccato un potenziale enorme di interventi rimasti a lungo nel cassetto: famiglie e condomìni che rimandavano da anni lavori di efficientamento o messa in sicurezza hanno potuto realizzarli grazie all’incentivo totale. Questo ha rivitalizzato migliaia di PMI edili, artigiani e professionisti (geometri, tecnici, termoidraulici) usciti provati dal lockdown. La filiera delle costruzioni – tradizionalmente uno dei maggiori datori di lavoro in Italia – ha visto crescere nuove imprese e riassorbire disoccupati, in tutte le regioni. Il PIL edilizio è aumentato a doppia cifra, con effetti di trascinamento su settori collegati: produzione di materiali da costruzione, serramenti, caldaie, arredamento. Alcuni territori colpiti da crisi industriali hanno beneficiato di cantieri diffusi che hanno creato lavoro locale. Inoltre, l’espansione è avvenuta senza pesare sui bilanci familiari. Il Superbonus ha liberato risorse nelle tasche dei cittadini: i proprietari hanno visto crescere il valore dei propri immobili senza indebitarsi, e i soldi risparmiati (grazie allo “sconto in fattura” o alla cessione del credito) hanno potuto destinarli ad altri consumi, alimentando ulteriormente l’economia. Il moltiplicatore fiscale dell’intervento è stato quindi elevato: secondo il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, l’effetto sul PIL del 2022 è stato tale da “più che compensare” la prima tranche di minori entrate per lo Stato. Anche la CGIA di Mestre e altri osservatori hanno evidenziato come il 110% abbia contribuito in modo determinante al rimbalzo del +6.6% del PIL italiano nel 2021 e alla tenuta nel biennio successivo. Pur riconoscendo che il costo per lo Stato è significativo, i favorevoli sostengono che va visto come un investimento anticiclico con ritorni economici importanti. In momenti di recessione, spendere in deficit per creare lavoro e infrastrutture (in questo caso, case rinnovate) è esattamente ciò che prescrivono le teorie keynesiane. Il Superbonus ha evitato il tracollo dell’edilizia – un settore che rappresenta circa l’8% del PIL italiano – e ha accelerato la ripresa generale post-Covid. “È impossibile negare l’effetto di crescita pervasiva” dell’eco-bonus, dichiarava il presidente CNI Armando Zambrano già nel 2022. Certo, la misura andava calibrata meglio, ma interromperla bruscamente rischiava di spegnere il motore che ha trainato l’Italia fuori dalla crisi pandemica. In sintesi, il Superbonus ha mostrato la capacità dello Stato di stimolare la crescita in modo rapido, creando occupazione e migliorando al contempo il patrimonio edilizio. Per i proponenti, questo successo macroeconomico non va dimenticato: “i soldi spesi hanno fatto girare l’economia” e una quota rilevante è già tornata indietro sotto forma di tasse e PIL. L’esperienza dimostra che investire in edilizia conviene sul piano della crescita, specie se accompagnato da adeguati correttivi per massimizzarne l’efficacia.
Nina Celli, 29 novembre 2025