A differenza di molte riforme impopolari del passato imposte dall’alto, il “progetto Milei” può vantare un robusto mandato democratico e un avallo che si è anzi rafforzato con il tempo. I suoi sostenitori evidenziano come l’agenda liberista di Milei non sia stata affatto respinta dagli argentini, ma anzi confermata nelle urne. Dopo la vittoria al ballottaggio nel 2023 (55,5% dei voti), il governo ha affrontato un importante test alle elezioni di medio termine dell’ottobre 2025, presentate da molti come un referendum sulle sue politiche di austerità. L’esito è stato inequivocabile: La Libertad Avanza è risultata il partito più votato del Paese con oltre il 40% dei consensi, superando nettamente la coalizione peronista. Un successo che ha stupito gli stessi analisti – alcuni prevedevano un “voto di protesta” contro i tagli – e che invece ha consolidato la posizione di Milei, permettendogli di conquistare decine di seggi parlamentari aggiuntivi. “Oggi è una giornata storica per l’Argentina” ha dichiarato il presidente esultante, definendo la vittoria elettorale la prova che il popolo sostiene la sua rivoluzione e che si è “oltrepassato il punto di svolta”. Questo ampio sostegno interno smentisce la narrazione secondo cui le misure sarebbero imposte contro la volontà popolare: al contrario, milioni di cittadini, pur colpiti dall’austerità, riconoscono in Milei l’intento di risanare il Paese e gli hanno rinnovato la fiducia. Ciò conferisce al governo una legittimità politica importante per proseguire le riforme. I deputati e senatori adesso più vicini alla maggioranza sanno che l’elettorato ha chiesto continuità, rendendo più facile far passare leggi inizialmente bloccate. Accanto al fronte domestico, i pro Milei sottolineano i benefici sul piano della reputazione internazionale dell’Argentina. Dopo anni di isolamento e sfiducia (tre default dal 2001 e rapporti freddi con investitori e istituzioni), il Paese sta recuperando credibilità presso i partner occidentali. Il cambio di rotta ideologico, con l’abbandono di alleanze con regimi autoritari e l’esplicito allineamento di Milei alle democrazie liberali, è stato accolto con favore da molti leader e organismi sovranazionali. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno scommesso su Milei come argine al populismo di sinistra in America Latina. L’amministrazione Trump gli ha apertamente offerto sostegno economico e politico, condizionando un generoso pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari (swap di moneta e prestiti privati) al buon esito delle sue riforme. “Se vince, restiamo con lui; se perde, ce ne andiamo” aveva dichiarato Trump in modo schietto. Il fatto che Milei abbia vinto ha cementato un’alleanza strategica con Washington. Questo ha effetti immediati: grazie alla garanzia USA, la banca centrale è riuscita a frenare la fuga dal peso prima delle elezioni di ottobre 2025, vendendo dollari e stabilizzando il cambio. In prospettiva, l’Argentina di Milei potrà contare su maggior peso negoziale nel FMI e su investimenti nordamericani (si parla di interessi di grandi fondi nelle privatizzazioni argentine). Anche l’Unione Europea e altri Paesi hanno guardato con rinnovata fiducia a Buenos Aires: la svolta liberale e filoccidentale ha migliorato il clima per accordi commerciali e cooperazione. Ad esempio, analisti notano come col governo precedente (peronista) l’accordo di libero scambio UE-Mercosur fosse in stallo; ora con Milei le chance di ratifica sono aumentate, poiché l’Argentina è più aperta al commercio libero. I pro Milei affermano che la traiettoria del Paese è tornata credibile e attraente: credibile perché chi investe non teme più espropri o default improvvisi (lo testimonia il rientro di capitali e il calo dello spread dopo le elezioni); attraente perché l’Argentina si propone come partner stabile dell’Occidente. Un effetto visibile è la crescita delle riserve valutarie nel 2025 grazie all’afflusso di dollari di sostegno e ai ricavi dalle esportazioni sbloccate (il governo Milei ha incentivato gli agricoltori ad esportare, abolendo ritenute fiscali temporaneamente). Tutto ciò era impensabile prima di Milei. Dunque, l’esperimento Milei gode sia della sovranità popolare – che gli ha dato un mandato chiaro a proseguire – sia di un sostegno esterno inedito, che può accelerare la ripresa. Questa combinazione di legittimità interna e appoggio internazionale conferisce solidità alle sue riforme, riducendo il rischio di marcia indietro e anzi creando un circolo virtuoso: più Milei ha successo, più investimenti arrivano e più il popolo gli conferma fiducia.
Madeleine Maresca, 27 novembre 2025