I sostenitori di Milei esaltano la sua agenda come una “rivoluzione libertaria” che finalmente libera le energie produttive del Paese dall’abbraccio soffocante dello Stato. In un Paese a lungo dominato da logiche stataliste (dalla “mano visibile” peronista alle regolamentazioni pervasive), Milei ha riportato al centro i principi del libero mercato e della responsabilità individuale. La sua visione, espressa sin dal discorso inaugurale, è chiara: rispetto assoluto per vita, libertà e proprietà privata, con lo Stato ridotto ai compiti essenziali (ordine pubblico e giustizia) e privo di ogni funzione paternalistica. Questo approccio ha ispirato fiducia in larghi settori della società che si riconoscono nei valori liberali. Imprenditori, professionisti e giovani startupper vedono nel programma di Milei un ritorno alla meritocrazia: fine delle rendite protette, concorrenza leale e meno interferenze politiche nell’economia. Ad esempio, grazie alle numerose liberalizzazioni adottate via decreto e legge omnibus, oggi in Argentina affittare una casa o avviare un’impresa è più semplice: sono stati aboliti i controlli sui prezzi degli affitti e i tetti amministrativi su beni come carburante e farmaci, eliminando distorsioni che scoraggiavano l’offerta. Sono cadute normative protezionistiche come l’obbligo per supermercati di riservare spazi a piccoli produttori o la preferenza alle imprese locali negli appalti pubblici. Viene introdotta una maggiore flessibilità nel lavoro: contratti meno onerosi e riduzione dei costi di licenziamento, specie per le nuove assunzioni. Tutte queste misure incoraggiano l’occupazione regolare e gli investimenti (nazionali ed esteri) perché tolgono vincoli burocratici e oneri che avevano reso l’Argentina un contesto poco competitivo. Sull’onda di questa deregolamentazione, alcuni segnali positivi già si vedono: nel 2024 importanti aziende internazionali (soprattutto nel settore energia e litio) hanno annunciato nuovi investimenti, attratte dagli incentivi fiscali offerti a chi porta capitali freschi per grandi progetti. Un regime speciale (RIGI) concede benefici doganali e cambiari a investimenti oltre 200 milioni $, aprendo all’Argentina possibilità di sviluppo, ad esempio nel gigantesco giacimento di Vaca Muerta. Questo shock pro-business, unito all’apertura commerciale (Milei ha rimosso quote e licenze su import/export), sta reinserendo l’Argentina nei circuiti globali degli scambi dopo anni di chiusura autarchica. Un altro pilastro è la riduzione del fisco e dell’apparato pubblico: Milei ha avviato la privatizzazione di diverse imprese statali inefficienti (dalla compagnia aerea di bandiera Aerolíneas Argentinas alle società energetiche e autostradali), puntando ad abbassare il peso del settore pubblico nell’economia. Meno imprese statali significa meno perdite coperte dai contribuenti e più spazio per investitori privati dinamici. I fan di Milei sottolineano anche il messaggio culturale: abolire ministeri come quello della Cultura (accorpato all’Istruzione) o dell’Economia Sociale non significa ignorare quei settori, ma togliere la politicizzazione della società. Per decenni, dicono, lo Stato argentino ha voluto intervenire in ogni ambito (dalle arti all’amore, come ironizza Milei, chiamando il Ministero delle Donne “Ministero dell’Indottrinamento”), restituire autonomia alla società civile e al mercato è un atto di fiducia nella creatività e responsabilità dei cittadini. C’è, infine, il tema della pace fiscale e stabilità monetaria: Milei ha posto fine all’“imposta inflazionaria” (cioè stampare moneta svalutando i risparmi) restituendo valore al peso e lasciando liberi i cittadini di transare in valute forti come il dollaro o criptovalute. Questo rispetto della sound money tutela il diritto di proprietà dei risparmiatori e attira capitali prima fuggiti. Milei, dunque, ha ridato libertà agli argentini: libertà economica, riducendo tasse e vincoli; libertà di scegliere la moneta e di competere sul mercato; libertà dai privilegi di pochi che bloccavano lo sviluppo di molti. È una rivoluzione paragonata a quelle di Reagan e Thatcher negli anni ‘80, finalmente approdata anche sul Rio de la Plata. Se mantenuta, questa svolta liberale potrà rimettere in moto le straordinarie potenzialità di un Paese ricco di risorse e talenti, frenati solo dall’eccesso di Stato e burocrazia.
Madeleine Maresca, 27 novembre 2025