I fautori della tesi “Putin malato” sottolineano come gli sviluppi più recenti tendano ad avvalorare la loro posizione, mostrando un presidente russo in visibile declino fisico e preoccupato dalla propria mortalità. Un episodio simbolico è la visita di Putin a Pechino il 3 settembre 2025: in quell’occasione, mentre assisteva a una parata militare, è stato visto camminare con difficoltà, tanto che due uomini del suo staff lo sorreggevano sottobraccio. La scena è stata riportata da Massimo D’Alema, ex premier italiano presente all’evento, il quale ha dichiarato di aver visto Putin “molto affaticato, come l’ultimo Berlusconi” nel muoversi. L’immagine di un Putin stanco e sorretto ha colpito l’opinione pubblica: se confermata (D’Alema lo ha raccontato al “Corriere della Sera” con tono stupito), mostrerebbe che persino nelle occasioni ufficiali all’estero il leader russo non riesce più a nascondere la spossatezza. Nella stessa trasferta cinese, Putin ha avuto un colloquio informale con Xi Jinping in cui si è lanciato in una digressione sulle biotecnologie per prolungare la vita umana fino a 150 anni, dicendo che “a 70 anni oggi si è ancora bambini”. I sostenitori di questa visione interpretano questo interesse quasi ossessivo per l’immortalità come indice del fatto che Putin spera di avere più tempo possibile, forse perché consapevole di avere un orizzonte limitato. È un tema quasi filosofico, ma significativo: raramente Putin si era espresso su questioni di vita e morte, mentre ora – a 72 anni – ne parla con insistenza, segno che egli sente il peso dell’età e, magari, di una condizione medica preoccupante. Un altro elemento recente è il continuo rinvio di appuntamenti tradizionali: ad esempio, Putin non tiene la conferenza stampa annuale dal 2022 e ha posticipato anche la Linea Diretta (il programma TV di domande e risposte con i cittadini) nel 2023, ufficialmente per motivi di agenda. I critici sostengono che eviti lunghe apparizioni in diretta per timore di cedere fisicamente (un malore in tv o un momento di confusione sarebbero disastrosi per l’aura del leader). Alcuni notano che nelle riunioni televisive appare più spesso seduto e con espressione tirata, rispetto al passato. Sul fronte bellico, Zelensky nel marzo 2025 ha lanciato la sua previsione più drastica – “Putin morirà presto, e la guerra finirà” – facendola suonare quasi come un fatto imminente. Questa dichiarazione, pur parte della retorica di guerra, è vista da alcuni come un’indicazione che anche l’Ucraina crede davvero a un indebolimento irreversibile del nemico. In parallelo, rumors di golpe interni a Mosca a metà 2023 (dopo la rivolta Prigozhin) sono stati messi in relazione da alcuni con lo scenario di un Putin malato e perciò vulnerabile nei confronti dei falchi del regime. Infine, va evidenziata la solitudine crescente di Putin: si isola molto, partecipa meno ai consessi internazionali di persona (ha saltato il G20 e BRICS 2023 in presenza), segno che “non ce la fa più ai ritmi di prima”. Tutti questi indizi contemporanei rafforzano questa narrazione: il Putin del 2025 è l’ombra del leader energico di qualche anno fa, appare preoccupato del tempo, deve dosare le energie e non riesce sempre a mascherare i cedimenti (come confermato da testimonianze dirette). A loro avviso, è dunque plausibile che tali cambiamenti siano dovuti non solo all’età che avanza, ma a una patologia seria in corso, che negli ultimi mesi starebbe presentando il conto in modo sempre più visibile.
Nina Celli, 7 ottobre 2025