Il principale punto di forza del piano statunitense resta la capacità di produrre benefici immediati e tangibili. Le condizioni operative, scandite da tempi precisi e responsabilità definite, riducono la discrezionalità politica e trasformano l’accordo in una sequenza di azioni verificabili. La tregua è entrata in vigore il 10 ottobre 2025, dopo l’approvazione formale del governo israeliano, segnando il primo risultato concreto del piano. L’attuazione della “fase 1” ha consentito l’avvio delle procedure di scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi: sono già stati predisposti gli elenchi di circa 1.700 detenuti e 250 ergastolani, mentre le prime liberazioni sono calendarizzate entro 72 ore dal ritiro delle truppe. Questo dispositivo riduce la zona grigia dei rinvii tattici: o gli scambi avvengono nei tempi previsti, oppure le parti vengono immediatamente esposte alla pressione internazionale. La precisione dei passaggi operativi e la loro visibilità pubblica rendono la tregua un banco di prova concreto per la credibilità di entrambe le leadership. La sospensione delle operazioni mentre avviene lo scambio riduce inoltre il rischio di incidenti e crea finestre sicure per i convogli umanitari, garantendo che aiuti vitali possano raggiungere la popolazione senza essere colpiti da raid o interruzioni. Sul piano sociale, l’impatto sarebbe dirompente. In Israele la richiesta “tutti a casa subito” è diventata il simbolo delle proteste delle famiglie degli ostaggi. In parallelo, la liberazione su larga scala di prigionieri palestinesi, comprese donne e minori, sarebbe percepita come un gesto di riequilibrio dopo anni di detenzioni. È un punto di contatto raro: entrambe le società vedrebbero soddisfatte richieste fondamentali, con un sollievo emotivo collettivo che aprirebbe spazi a nuovi negoziati. Oltre alla sospensione delle ostilità, la “fase 1” produce un impatto umanitario già misurabile. Secondo WFP e UNICEF, i corridoi aperti dal 10 ottobre hanno consentito il passaggio di circa 600 camion di aiuti al giorno, con 145 punti di distribuzione e una rete di 30 panifici comunitari riattivati. In meno di tre giorni oltre 1,2 milioni di persone hanno ricevuto generi alimentari, acqua potabile e beni essenziali. Questa espansione logistica, resa possibile dal coordinamento fra Egitto, ONU e ONG, restituisce margini vitali alla popolazione civile e dimostra che la tregua può tradursi in un miglioramento immediato delle condizioni di vita. L’aumento degli accessi umanitari rappresenta la prima evidenza empirica di un “dividendo di pace” percepito, anche in assenza di un accordo politico definitivo.
Nina Celli, 12 ottobre 2025