Alcuni esperti richiamano precedenti che invitano alla prudenza. Il caso del missile su Przewodów (2022) è il simbolo: la prima attribuzione pubblica fu alla Russia, poi corretta (probabile missile ucraino antiaereo). La lezione è che i teatri complessi generano errori di comprensione della situazione reale e comunicazione. Fissare un colpevole in tempo reale è comprensibile sul piano politico, ma rischioso sul piano della verità fattuale. Nel caso dei droni, la catena di eventi è intrinsecamente ambigua: droni economici e leggeri, possibile interferenza EW, sovrapposizione di missioni (NATO e difese nazionali), frammenti caduti su aree abitate. In un simile contesto, risultati investigativi parziali (o in divenire) non sono una cospirazione, sono la normalità, per via di radar con risoluzioni diverse, tracciati incompleti, videosorveglianza non omogenea. L’emersione di elementi contraddittori – come l’ipotesi del missile “amico” che abbia causato danni in Polonia durante l’intercettazione – suggerisce che la ricostruzione definitiva richiede tempo e cooperazione tra procure, aeronautiche e alleati. Alcuni contestano quindi l’automatismo argomentativo: “se l’UE e la NATO reagiscono, allora la colpa è certa”. La reazione politico-militare risponde a rischi, non necessariamente a certezze probatorie. Normativamente è corretto (meglio prevenire), ma comunicativamente può scivolare in presunzione d’intenzionalità. La Bielorussia che segnala droni fuori rotta per jamming è un dato anomalo: se l’operazione fosse un test deliberato russo coordinato con Minsk, perché condividere informazioni con Varsavia? La spiegazione più sobria è che più eventi (attacco russo in Ucraina, misure EW, intercettazioni NATO) si siano sovrapposti, producendo un esito confuso poi trasformato in frame lineare (“atto d’aggressione”). L’unico antidoto a questa confusione è la trasparenza ex post. Pubblicare report tecnici declassificati, consentire audizioni di tecnici indipendenti, distinguere dati accertati da ipotesi operative. Tutto ciò riduce il rischio che la sfera politica sovrasti quella tecnica. Finché questo non avviene, parlare di narrativa securitaria non è negazionismo del rischio, ma difesa di una metodologia: accertare prima, attribuire poi.
Nina Celli, 28 settembre 2025