Anche senza esplosivi, le intrusioni pongono infrastrutture critiche (aeroporti, nodi logistici militari, reti energetiche) in condizione di vulnerabilità. Protocolli di sicurezza impongono, alla sola presenza di UAV non identificati, chiusure e dirottamenti. Questa non è propaganda, è gestione del rischio. Così, tre o quattro droni coordinati possono bloccare per ore uno scalo internazionale, con ricadute economiche e disservizi che si misurano in milioni, oltre a esporre forze dell’ordine e traffico civile a situazioni di pericolo. Gli hub militari e logistici (centri di smistamento aiuti all’Ucraina, basi di pattugliamento) sono obiettivi ad alto valore. I droni OSINT-aware possono mappare pattern operativi (orari, piste, convogli), alimentando l’intelligence avversaria. La minaccia non è “cinematografica”, è cumulativa: ogni intrusione, anche piccola, produce dati e stressa protocolli. In prospettiva, l’attore ostile può ibridare l’effetto: abbinare un drone innocuo (per fissare l’allarme e saturare risorse) a sabotaggio cyber o interferenze GNSS, massimizzando impatti con costi minimi. Da qui la richiesta, da parte di alcuni, di investimenti rapidi in counter-UAS di prossimità: radar a corto raggio, RF-sensing, jammer direzionali, cannoncini a fuoco controllato, reti e droni-killer. In parallelo, occorre una cornice regolatoria che chiarisca chi ingaggia cosa sopra siti sensibili, con canali dedicati tra torri di controllo, forze di polizia, militari e gestori di infrastrutture. Negare la minaccia perché non ci sono state vittime è un errore di prospettiva: prevenzione efficace significa proprio evitare che l’evento diventi letale. Il fatto che, sinora, gli episodi si siano conclusi con danni limitati non delegittima le misure; al contrario, suggerisce che protocolli e reazioni hanno funzionato. La lezione operativa è che è necessario alzare la soglia tecnica minima contro UAV low-cost e consolidare prontezza e coordinamento per riduce lo spazio di manovra di chi intenda usare i droni come leva di disturbo o ricognizione ostile.
Nina Celli, 28 settembre 2025