Un argomento cardine a favore del taser è che esso aumenta la sicurezza degli agenti di polizia durante gli interventi e, di riflesso, tutela anche i cittadini. Disporre di un taser significa poter neutralizzare un soggetto pericoloso mantenendo la distanza di sicurezza, senza ingaggiare colluttazioni corpo a corpo in cui l’operatore rischia di venire sopraffatto o ferito. Diversi sindacati di polizia sottolineano questo aspetto: il taser viene definito uno “strumento difensivo” che consente di bloccare individui violenti evitando contatti fisici ravvicinati. Il Sindacato autonomo di polizia (SAP), all’indomani della distribuzione dei taser nel 2022, parlò di “un importantissimo risultato perseguito da molti anni”, proprio in funzione della tutela degli operatori sul campo. Anche il sottosegretario Molteni ha rimarcato che l’arma ad impulsi garantisce deterrenza e sicurezza per gli operatori, riducendo la necessità di misure più cruente. Vi sono casi concreti in cui la disponibilità (o meno) del taser ha fatto la differenza per l’incolumità degli agenti: l’Associazione Funzionari di Polizia ricorda ad esempio l’episodio di Milano Lambrate, in cui un ispettore venne accoltellato da un soggetto fuori controllo perché la scarica del taser – da lui utilizzato – non ebbe effetto a causa del giubbotto dell’aggressore. In quel frangente, il malfunzionamento del dispositivo “per poco non costò la vita a un servitore dello Stato”. Questo esempio paradossale (un taser inefficace) viene citato dai fautori per mostrare quanto gli operatori contino su questo strumento per non trovarsi esposti ai colpi degli aggressori. Se il taser avesse funzionato correttamente, l’aggressore sarebbe stato subito immobilizzato e l’ispettore non avrebbe riportato gravi ferite. Altri casi di cronaca attestano che il taser ha protetto gli agenti: secondo dati interni, fin dal periodo di prova 2018-19, in decine di interventi la scarica elettrica ha consentito di sopraffare individui armati di coltello o altri oggetti pericolosi senza che alcun poliziotto restasse ferito (mentre in passato tentare di bloccare a mani nude persone in stato di furia ha causato coltellate e traumi agli operatori). Il taser, dunque, tutela chi ogni giorno rischia la vita in strada: questa è anche la posizione espressa dalla Federazione Sindacale di Polizia (FSP), che ha criticato aspramente le richieste di sospendere l’arma dopo gli episodi del 2025. Secondo il segretario FSP Valter Mazzetti, le polemiche “ideologiche” vorrebbero “operatori di polizia totalmente indifesi”, il che equivarrebbe a lasciare indifesa la cittadinanza. Mazzetti rivendica il diritto degli agenti ad avere dotazioni adeguate per affrontare soggetti violenti: non di rado gli interventi riguardano persone armate di coltelli, bastoni o altri oggetti (o dotate di forza fisica fuori dal comune) che mettono in pericolo l’incolumità degli operatori e dei presenti. In queste situazioni, affermano i pro-taser, l’arma elettrica offre una soluzione rapida e a distanza per mettere in sicurezza tutti. Un esempio citato in ambito locale: a Bologna la polizia municipale si trova spesso a fronteggiare “balordi e personaggi a rischio” (come tossicodipendenti aggressivi, esagitati in strada ecc.) e disporre del taser ridurrebbe il pericolo sia per gli agenti sia per i cittadini coinvolti nelle scene. La sicurezza urbana ne trarrebbe beneficio: lo sottolineano diversi sindaci e amministratori (soprattutto di centrodestra) che hanno sostenuto l’introduzione dei taser nei corpi di Polizia locale. Ad esempio, a Roma e Milano i vigili urbani sono stati dotati di taser in via sperimentale, con il plauso di chi ritiene l’arma utile a far fronte a situazioni critiche (risse, persone fuori controllo) senza attendere rinforzi armati. Va poi considerato l’effetto preventivo sul comportamento stesso dei fermati: sapendo che l’operatore è provvisto di taser – e avvertito di ciò, come impone la procedura – il soggetto potrebbe essere meno incline ad azioni di resistenza violenta, temendo la scarica elettrica. In tal senso, il taser protegge non solo gli agenti ma anche i sospetti stessi: li dissuade dall’innescare reazioni pericolose che potrebbero portare gli operatori a usare metodi più contundenti (come il manganello) o persino l’arma da fuoco. Riducendo la reciprocità della violenza, l’intervento di polizia diventa più sicuro per tutti i partecipanti. I favorevoli concludono che negare alle forze dell’ordine questo strumento equivarrebbe a privarle di un mezzo di difesa importante: un atteggiamento ideologico che rischia di far trovare l’operatore in situazioni dove ha in mano solo la pistola – con conseguenze ben peggiori – o, all’opposto, lo espone a lesioni gravi cercando di bloccare a mani nude individui pericolosi.
Nina Celli, 23 settembre 2025