I sostenitori considerano il taser uno strumento di dissuasione non letale fondamentale per evitare esiti tragici negli interventi di polizia. L’introduzione dei taser è stata motivata proprio dalla necessità di colmare il gap operativo tra l’uso della forza fisica e l’arma da fuoco: “non si può passare direttamente dal manganello alla pistola calibro 9”, osservava già nel 2018 Enzo Letizia, segretario dei funzionari di Polizia, ritenendo la pistola elettrica un mezzo intermedio che copre questo vuoto e avrebbe potuto salvare la vita nel caso di Genova (dove un giovane fu ucciso perché l’agente dovette sparare per difendersi). In effetti l’esperienza italiana conferma l’alto potere di deterrenza del taser: durante la sperimentazione 2018-2019, su 60 utilizzi registrati ben 47 interventi si sono risolti senza neppure sparare ma con la sola estrazione dell’arma (o al massimo con una scarica di avvertimento), sufficiente a indurre il sospettato ad arrendersi. Ciò ha evitato colluttazioni rischiose e soprattutto ha scongiurato l’uso di armi letali. Secondo il Viminale, dunque, il taser consente di gestire efficacemente situazioni critiche “evitando l’uso di armi ben più aggressive”, come ha dichiarato il sottosegretario Nicola Molteni. Quest’ultimo ha ribadito che l’adozione dei taser, fortemente voluta fin dal primo governo Conte, ha superato tutti i test operativi e sanitari previsti dalla legge, dimostrandosi efficace e sicura; di conseguenza il governo intende ampliarne l’impiego su scala nazionale. Un altro elemento a favore è la diffusione internazionale: il taser è in dotazione alle forze di polizia di oltre 100 paesi, tra cui tutte le principali democrazie occidentali (dagli Stati Uniti al Regno Unito, dalla Germania alla Francia). Ciò indica che si tratta di uno strumento collaudato e riconosciuto a livello globale come opzione valida per la sicurezza pubblica. Anche in Italia, dopo anni di analisi, le istituzioni hanno concluso che il beneficio – ridurre lo scontro armato – è consistente: secondo Salvini il taser è “un importante deterrente” che in situazioni al limite protegge l’incolumità degli agenti e risulta più efficace di altre misure. In sintesi, la tesi pro-taser evidenzia che questa pistola elettrica può salvare vite: sia quelle dei sospettati, che vengono neutralizzati senza subire colpi di arma da fuoco, sia quelle degli agenti e di terzi, scongiurando scontri corpo a corpo o sparatorie nelle strade. Esemplare è il caso spesso citato di Jefferson Tomalà: se nel 2018 il poliziotto avesse avuto un taser invece della pistola, il giovane – ucciso durante una colluttazione – probabilmente sarebbe ancora vivo. Anche numerosi interventi all’estero andati a buon fine indicano che il taser, usato correttamente, è in grado di fermare aggressori armati evitandone l’abbattimento: le forze dell’ordine dispongono così di un’opzione tattica in più, meno letale, che riduce drasticamente la necessità di sparare proiettili. L’effetto intimidatorio è tale che spesso nemmeno si arriva alla scarica: la sola vista dell’apparecchio giallo o il crepitio dell’arco elettrico inducono il soggetto violento a desistere. Dunque, secondo i favorevoli, il taser è un deterrente efficace che, proprio grazie alla sua presenza, evita escalation di forza e costituisce una garanzia di maggiore sicurezza per tutti.
Nina Celli, 23 settembre 2025