L’operazione Sentinella dell’Est aumenta sensibilmente la presenza militare NATO lungo i confini con la Russia. Per i critici, questa strategia rischia di trasformarsi in una provocazione involontaria, che può sfociare in incidenti incontrollabili. Già nelle prime ore dopo l’avvio, un Rafale francese e un elicottero polacco sono stati costretti a decollare in Romania per inseguire un drone russo per quasi un’ora (Defense One). In scenari di alta tensione, ogni errore di calcolo o malinteso tecnico può avere conseguenze drammatiche. La Russia interpreta la missione come atto ostile. Peskov ha dichiarato che la NATO “è ormai in guerra” con Mosca (“RaiNews”), mentre Medvedev ha bollato come “provocatoria” qualsiasi ipotesi di no-fly zone, definendo “idioti” i politici occidentali che la propongono (“Tgcom24”). Questa retorica, pur parte della propaganda, segnala che Mosca considera Eastern Sentry non come semplice difesa, ma come una sfida diretta. A ciò si aggiungono le grandi esercitazioni russo-bielorusse (Zapad-25), con oltre 100mila uomini dispiegati proprio in risposta alla missione NATO, creando un clima di escalation reciproca. Sul piano tecnico, Carlo Jean (“Formiche.net”) sottolinea due criticità: l’efficacia limitata delle difese occidentali e la sproporzione costi-benefici. Mentre l’Ucraina abbatte circa l’80% dei droni, la NATO in Polonia ne ha neutralizzati appena il 20%, dimostrando difficoltà operative. Al tempo stesso, i droni Geran-2 russi costano poche migliaia di euro, mentre i missili intercettori NATO arrivano a milioni. Questa sproporzione potrebbe indurre Mosca a intensificare le incursioni, logorando le risorse occidentali e costringendo l’Alleanza a reagire in modo sempre più aggressivo. Alcuni analisti temono un ulteriore passo: se i droni continueranno a eludere le difese, la NATO potrà colpire direttamente le basi di lancio in Bielorussia o Russia, atto che equivarrebbe a una dichiarazione di guerra. Jean parla apertamente della necessità di una “deterrenza attiva”, cioè capacità di colpire le fonti della minaccia, ma ammette che ciò significherebbe oltrepassare la linea rossa del conflitto diretto. In prospettiva storica, episodi simili di sovrapposizione militare hanno spesso portato a incidenti. Durante la Guerra Fredda, sconfinamenti aerei sfociarono talvolta in abbattimenti e gravi crisi diplomatiche. Oggi, con un conflitto già in corso in Ucraina, il rischio è ancora maggiore: un drone o un caccia russo abbattuto nello spazio NATO potrebbe innescare invocazioni dell’Articolo 5, con conseguenze imprevedibili. Per i critici, dunque, Sentinella dell’Est non rafforza la stabilità, ma crea un ambiente iper-militarizzato in cui il margine di errore si assottiglia. Più assetti in volo e più regole d’ingaggio aggressive significano più possibilità che un incidente minore degeneri in una crisi internazionale incontrollabile.
Nina Celli, 19 settembre 2025