Uno dei ruoli meno visibili ma essenziali di USAID è quello di infrastruttura logistica, operativa e tecnica nelle crisi globali. Dalle emergenze sanitarie alle catastrofi naturali, dai conflitti armati agli shock climatici, USAID funge da “pronto intervento” globale che mobilita rapidamente risorse, personale e meccanismi di risposta, spesso prima ancora che gli organismi multilaterali riescano ad attivarsi. Nel primo trimestre del 2025, durante l’Operation Atlantic Resolve, USAID ha gestito 31 premi umanitari attivi in Ucraina per un valore di quasi 1 miliardo di dollari, erogando assistenza alimentare, forniture mediche, cash transfers e servizi clinici d’emergenza. In parallelo, ha continuato a gestire il programma BHA (Bureau for Humanitarian Assistance) nonostante l’ordine esecutivo che aveva congelato l’83% dei progetti. Grazie a deroghe, alcuni programmi vitali sono proseguiti anche in condizioni estreme. A livello operativo, USAID ha coordinato una rete di monitoraggio sul campo, supportata da Disaster Assistance Response Teams (DART), che hanno effettuato 8 missioni ispettive durante il trimestre, mentre il personale locale ha monitorato il canale di distribuzione dei farmaci antiretrovirali per pazienti HIV, assicurando la continuità della terapia anche in condizioni di guerra. L’efficienza logistica di USAID è frutto di un’infrastruttura globale con magazzini avanzati, contratti quadro già attivati, e una rete di partner implementatori pronta all’uso. Questo le consente di mobilitare aiuti umanitari, kit sanitari e forniture alimentari entro 24–48 ore in aree colpite da crisi improvvise. In Siria, durante l’arresto delle attività imposto nel 2025, la sospensione dei contratti con i fornitori USAID ha causato interruzioni nella catena di approvvigionamento dei campi profughi, mettendo a rischio la vita di migliaia di persone. In ambito sanitario, USAID gestisce fondi, personale e forniture per programmi in oltre 70 paesi. Nel caso del taglio ai fondi sanitari in Zambia, l’OMS ha documentato il rischio di uno stock-out nazionale di antimalarici e ARV entro 2 mesi, con ripercussioni su 1,3 milioni di pazienti HIV+. Questo ha dimostrato quanto la presenza USAID sia critica non solo per fornire beni, ma per garantire continuità terapeutica e sostenibilità di sistemi fragili. Inoltre, la capacità di USAID di operare in ambienti a elevato rischio – come Sudan, Gaza, Etiopia – è supportata da sistemi avanzati di sicurezza, accordi diplomatici multilivello e uso di terze parti locali e internazionali. Dove le agenzie ONU non riescono a entrare o operare, spesso USAID riesce, grazie a partnership con ONG locali, agenzie faith-based e contractor privati già autorizzati. Nel 2025, l’impatto sistemico della sospensione di migliaia di progetti USAID ha avuto ripercussioni anche sulla tenuta di reti logistiche globali: diversi operatori logistici e ONG hanno dovuto licenziare personale, disdire magazzini e chiudere centri di distribuzione. Il “Washington Post” ha riportato che circa 3.000 addetti alla logistica sanitaria in Africa sono rimasti senza contratto a causa della chiusura forzata dei progetti USAID. USAID, dunque, non è solo un’agenzia che finanzia. È una macchina operativa globale, progettata per intervenire in emergenza con velocità, efficienza e adattabilità. La sua esistenza consente agli Stati Uniti di rispondere a crisi complesse con una rete operativa distribuita e modulabile. Ridurre questo asset significa non solo limitare l’efficacia dell’aiuto, ma anche privare il sistema internazionale di una delle sue principali capacità di risposta rapida coordinata.
Nina Celli, 8 giugno 2025