Uno degli aspetti meno visibili ma più determinanti dell’impatto USAID è il suo contributo alla costruzione di sistemi pubblici responsabili, basati su trasparenza, legalità e accountability. Questo è reso possibile da una struttura interna unica tra le agenzie di cooperazione globale: l’Office of Inspector General (OIG), un organo indipendente che supervisiona contratti, programmi, fondi e comportamenti in tutte le sedi dove USAID è attiva. Nel 2025, secondo i dati ufficiali, l’OIG ha gestito oltre 208 indagini attive su un portafoglio da 80 miliardi di dollari, toccando ambiti critici come sanità, ricostruzione postbellica e servizi umanitari. Tra le indagini più rilevanti c’è quella sul programma volontario di circoncisione medica in Nigeria, con denunce di uso improprio di fondi sanitari globali, e un’inchiesta in Sri Lanka su una rete di subappalti opaca. Anche in Siria, Etiopia e Ucraina sono stati rilevati casi di utilizzo illecito di fondi da parte di implementatori locali o internazionali. Un caso emblematico è quello del Sudafrica, dove una direttrice di progetto USAID è stata condannata per una frode da 240.000 dollari, ottenuta falsificando ricevute di affitto mai sostenute per nove anni. Questo episodio, oltre a dimostrare la capacità investigativa dell’OIG, ha generato nuove linee guida per i rimborsi e rafforzato i requisiti di controllo interno nei progetti internazionali. La trasparenza promossa da USAID non si limita però alla repressione. L’OIG lavora anche con strumenti proattivi, tra cui ispezioni dirette nei paesi, audit periodici, collaborazioni con agenzie ONU (sebbene queste ultime – come WFP o UNRWA – siano spesso riluttanti a condividere dati), e strumenti digitali per tracciare flussi di fondi e forniture. In contesti ad alto rischio, come Gaza, USAID ha utilizzato monitoraggio di terze parti (TPM) per verificare la distribuzione degli aiuti: in un trimestre, l’unico contratto TPM attivo ha permesso solo una visita su oltre 20 previste, mostrando i limiti ma anche l’impegno dell’agenzia. Nella risposta alle frodi sistemiche, come quella emersa in Zambia nel 2023–2025, il ruolo USAID è stato duplice: da un lato ha sospeso 50 milioni di dollari in forniture mediche (ARV, farmaci antimalarici, antibiotici), dall’altro ha preteso azioni penali contro le reti di rivendita illegale di medicinali contrassegnati “USAID donation – Not for sale”. L’impatto reputazionale è stato forte, ma ha anche generato una riflessione interna nei Paesi coinvolti: in Zambia sono state avviate riforme di filiera, audit indipendenti, tracciabilità logistica e iniziative di comunicazione pubblica (#DontPunishPatients). Nei Paesi dove USAID è operativa, la presenza dell’OIG contribuisce a rafforzare le istituzioni locali, che imparano a replicare processi investigativi, audit e sistemi di allerta precoce. In Kosovo, l’assistenza USAID ha permesso la creazione di unità antifrode all’interno del Ministero delle Finanze. In Ucraina, i dati tracciati da USAID hanno supportato l’accesso al credito multilaterale e la gestione dei fondi Banca Mondiale in modo verificabile. Non meno importante è l’effetto deterrente: la semplice esistenza di un sistema di controllo attivo, visibile e con potere investigativo – come quello rappresentato dall’OIG – scoraggia pratiche fraudolente a tutti i livelli. È anche per questo che i partner multilaterali, come il FMI, continuano a citare positivamente i meccanismi USAID quando discutono di riforme istituzionali. USAID si distingue quindi per avere non solo una rete operativa efficiente, ma anche uno dei sistemi di controllo anticorruzione più avanzati del settore pubblico internazionale. Dismetterla o indebolirla significherebbe privare la cooperazione globale di un modello efficace di vigilanza, tutela dei fondi pubblici e promozione della fiducia nei processi democratici.
Nina Celli, 8 giugno 2025