Il superamento di USAID e la sua integrazione nel Dipartimento di Stato rispondono a una necessità di razionalizzazione dell’architettura dell’aiuto estero. Il moltiplicarsi di enti autonomi ha storicamente creato duplicazioni, inefficienze operative e incoerenze strategiche. La gestione unificata permetterà di allineare meglio le priorità diplomatiche e gli interventi di sviluppo, evitando conflitti tra sicurezza nazionale e aiuto umanitario, come mostrato nell’articolo di Foreign Policy sul caso Colombia-Venezuela.
Secondo il rapporto OCSE, l’assistenza estera deve oggi adattarsi a sfide ibride e multidimensionali, dove sicurezza, sviluppo e commercio sono interconnessi. L’accentramento può favorire l’adozione di strumenti integrati e sinergici, con un unico interlocutore internazionale dotato di maggiore potere negoziale e visione strategica unitaria.
Inoltre, come evidenziato dal rapporto Brookings sulla crisi degli aiuti, il sistema di finanziamento multilaterale richiede adattamenti istituzionali rapidi. L’approccio tradizionale, frammentato e lento, non è in grado di rispondere efficacemente alle crisi globali. L’integrazione in una struttura più snella può quindi rappresentare un passo verso una governance più agile e coerente.
Nina, 5 giugno 2025