Oltre alla repressione del dissenso, il Decreto Sicurezza approvato dal governo Meloni viene accusato da numerosi esperti di esacerbare una crisi già acuta del sistema penale e carcerario italiano, senza fornire strumenti strutturali di riforma o prevenzione. Invece di risolvere problemi cronici come il sovraffollamento, la recidiva e la marginalizzazione, il decreto punta su nuove incriminazioni e aggravamenti di pena, con effetti che rischiano di compromettere definitivamente la sostenibilità del sistema. Secondo l’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone, citato da “Valigia Blu”, il tasso di sovraffollamento nelle carceri italiane ha raggiunto il 133% medio, con punte del 220% a San Vittore e del 212% a Foggia. Nel 2024, si sono registrati 91 suicidi tra i detenuti: un tragico record che denuncia una condizione limite. Nonostante ciò, il decreto introduce una serie di norme che aumentano drasticamente il numero di ingressi potenziali in carcere, come la resistenza passiva nei CPR o carceri, ora considerata reato penale; la detenzione per occupazione abusiva (pene fino a 7 anni); l’inasprimento delle pene per blocchi stradali e proteste non violente. La non punibilità estesa agli agenti dei servizi segreti in operazioni sotto copertura, anche per la direzione di gruppi terroristici o eversivi, ha sollevato allarme tra i familiari delle vittime delle stragi di Stato, che l’hanno definita una “licenza criminale” e una distruzione del principio di uguaglianza davanti alla legge. La situazione è resa più grave da norme come quella che elimina l’obbligatorietà della sospensione della pena per madri con figli minori di un anno: una misura che potrebbe portare neonati in carcere, come denunciato dalla segretaria PD Elly Schlein in Aula, in un intervento che ha paragonato l’Italia al “Codice Rocco” fascista. Giuristi e associazioni parlano di violazione dell’art. 27 della Costituzione, secondo cui la pena deve tendere alla rieducazione. La misura contro la cannabis light, che vieta produzione, commercio e trasporto delle infiorescenze di canapa indipendentemente dal contenuto di THC, è stata definita da “Avvenire” e “Domani” una norma ideologica e distruttiva per un intero settore produttivo legale, con centinaia di imprese e posti di lavoro a rischio. Anche la custodia cautelare viene ridisegnata in senso restrittivo per categorie di reato già coperte da strumenti repressivi. L’accoglimento dell’ordine del giorno di Forza Italia, che punta a limitare l’uso della custodia preventiva anche per colletti bianchi, ha generato ulteriore confusione, secondo “Il Fatto Quotidiano”, creando una giustizia selettiva e sbilanciata, in cui la povertà viene criminalizzata e il potere economico tutelato. L’Unione delle Camere Penali ha definito il decreto “una sentenza anticipata di collasso del sistema”, denunciando come le nuove norme “non faranno che aumentare la pressione sulle strutture penitenziarie, già al collasso, e aggravare la frattura tra istituzioni e cittadini”. Inoltre, la procedura di approvazione – voto di fiducia, doppia tagliola in commissione e trasformazione da disegno di legge a decreto – ha ridotto il Parlamento a un organo passivo, negando il confronto necessario su un provvedimento che modifica sostanzialmente l’equilibrio tra libertà e coercizione. Per i suoi oppositori, dunque, il Decreto Sicurezza è un atto di corto respiro e lungo danno: non solo mina i fondamenti democratici, ma alimenta l’inefficienza e la brutalità del sistema penale, finendo per colpire chi è già più fragile senza intaccare le cause profonde del disagio sociale.
Nina Celli, 4 giugno 2025