Alla base dell’impianto normativo promosso dal governo Meloni si colloca un’idea precisa di “ordine”: uno spazio urbano sgombro da occupazioni arbitrarie, pratiche criminali reiterate e situazioni sociali non regolate. Il Decreto Sicurezza, approvato con voto di fiducia alla Camera il 29 maggio 2025 con 163 sì e 91 no, introduce 14 nuovi reati e 9 aggravanti, mirando con decisione a rafforzare la presenza dello Stato laddove le maglie dell’ordinamento si erano mostrate più deboli. Una delle misure di maggiore impatto è l’articolo che prevede la punibilità dell’occupazione abusiva di immobili destinati a domicilio altrui, con pene da 2 a 7 anni di reclusione. Secondo le dichiarazioni della premier Meloni, questa norma è già entrata operativamente in vigore con i primi sgomberi eseguiti immediatamente: “Dicevano che era inutile, sbagliato, persino disumano. E invece, grazie al decreto sicurezza, in Italia sono già stati eseguiti i primi sgomberi immediati”. A sostegno della sua efficacia, il decreto prevede anche una procedura semplificata per la restituzione dell’immobile, nonché un meccanismo premiale per chi collabora con l’autorità giudiziaria. Altro punto centrale è la modifica della norma sul differimento obbligatorio della pena per detenute incinte o con figli piccoli. Il decreto rende questa misura facoltativa e soggetta alla valutazione del rischio recidiva. Secondo “Valigia Blu”, questa norma mira soprattutto a interrompere il circolo vizioso di microcriminalità legato al borseggio seriale, spesso associato a contesti di disagio sociale e familiare, in cui la maternità viene sfruttata come scudo penale. Un ulteriore obiettivo del decreto è la tutela degli spazi urbani ad alta densità di frequentazione, come stazioni ferroviarie e mezzi pubblici. È stata infatti introdotta una nuova aggravante per i reati commessi in prossimità delle stazioni, in risposta alle numerose segnalazioni su aggressioni e furti, fenomeni documentati anche da campagne mediatiche e da esponenti politici come Roberto Vannacci. Non meno rilevante è la stretta sull’accattonaggio con minori: chi impiega bambini nell’accattonaggio rischia ora fino a cinque anni di carcere. Questa norma – sebbene controversa – è stata presentata come strumento di contrasto alla strumentalizzazione dell’infanzia da parte di reti criminali organizzate. Nel complesso, la ratio delle misure è chiara: rafforzare lo Stato nella sua funzione di garante del diritto alla sicurezza urbana, contro fenomeni che, per la maggioranza, minano la qualità della vita e la fiducia nella legalità. La risposta normativa è stata dunque elaborata come scudo civile per i cittadini e leva per la riqualificazione del tessuto urbano, con effetti attesi sia in termini di prevenzione che di ripristino della legalità.
Nina Celli, 4 giugno 2025