Al di là della contingenza ucraina, il legame tra Donald Trump e Vladimir Putin si fonda su una più ampia sintonia ideologica. Entrambi i leader rappresentano, in forme diverse, una reazione globale contro l’ordine liberale emerso dopo la Guerra Fredda. La loro convergenza si esprime in una politica estera pragmatica, antiglobalista e centrata sulla sovranità nazionale, e trova una delle sue manifestazioni più evidenti nella gestione della crisi russo-ucraina. Le fonti quali “Ukraine Solidarity Campaign” e “Geopolitical Monitor”, parlano esplicitamente di un “asse della reazione”, che punta a indebolire i meccanismi multilaterali e a ridimensionare l’influenza di organismi come la NATO, l’ONU o l’UE. La posizione ambivalente di Trump sull’Alleanza Atlantica – già evidente durante il suo primo mandato – si è riaffermata nel 2025 con l’annuncio della possibile riduzione del supporto militare all’Ucraina, mentre Putin ha sottolineato più volte che “la crisi ucraina è solo un sintomo di un ordine occidentale decadente”. Questa visione comune si traduce in gesti concreti: Trump propone una tregua di 30 giorni, ma evita di condannare l’aggressione russa e apre all’idea che alcuni territori occupati possano restare sotto il controllo di Mosca. Putin, dal canto suo, elogia Trump come “interlocutore razionale”, e afferma che “il dialogo con gli USA è più diretto e costruttivo rispetto a quello con Bruxelles”. A rendere ancor più visibile questo asse ideologico è il disinteresse condiviso per i diritti umani e il ruolo della società civile nei negoziati: nessuna delle proposte discusse tra i due leader include il coinvolgimento di ONG ucraine o di attori indipendenti. L’attenzione è interamente centrata sulla “geopolitica dei leader”, in cui due potenze riscrivono l’equilibrio mondiale senza mediazioni. Ciò che emerge, dunque, non è solo un’alleanza tattica, ma una forma embrionale di intesa tra due visioni del mondo convergenti: sovraniste, verticali, nazionaliste. Un asse Washington-Mosca esiste, dunque, non solo nei negoziati, ma nei principi politici condivisi da Trump e Putin.
Nina Celli, 21 maggio 2025