Un altro timore espresso dagli oppositori è che l’assistenza sanitaria universale riduca gli incentivi all’innovazione medica. Gli Stati Uniti, grazie al sistema competitivo e al forte investimento privato, sono tra i paesi leader nello sviluppo di nuovi farmaci, tecnologie e trattamenti. Le aziende farmaceutiche americane, pur controverse per i costi elevati dei medicinali, sono responsabili di una quota significativa delle nuove molecole approvate ogni anno. In un sistema “single-payer” in cui il governo negozia rigidamente i prezzi dei farmaci, i margini di profitto per l’industria farmaceutica sarebbero ridotti. Di conseguenza, le imprese potrebbero investire meno in ricerca e sviluppo. Questo rallentamento nell’innovazione non riguarderebbe solo gli Stati Uniti, ma avrebbe impatti globali, poiché molte innovazioni che oggi salvano vite in tutto il mondo sono frutto di investimenti americani. Alcuni economisti avvertono che l’introduzione di un sistema pubblico generalizzato spingerebbe alla fuga di capitali dal settore sanitario, con effetti negativi su ospedali, centri di ricerca e università. In un contesto internazionale in cui i paesi competono anche attraverso l’innovazione biotecnologica, ridurre il dinamismo del sistema sanitario americano potrebbe indebolire la posizione globale degli Stati Uniti nel campo medico-scientifico.