Molti avversari della riforma temono che un sistema universale ridurrebbe la qualità dell’assistenza sanitaria. Con un’unica entità statale a gestire le prestazioni, verrebbero imposti limiti ai compensi per i medici, ai budget ospedalieri e alla quantità di cure disponibili. Questo porterebbe a liste d’attesa più lunghe, minor scelta per i pazienti e incentivi ridotti per l’innovazione e l’eccellenza professionale. Paesi con sistemi sanitari universali, come il Regno Unito e il Canada, sono spesso citati come esempi di buone intenzioni con esiti problematici. In Canada, ad esempio, i tempi d’attesa per interventi chirurgici elettivi o visite specialistiche possono essere di settimane o mesi. Nel Regno Unito, il sistema NHS soffre di cronica mancanza di personale e risorse, con pazienti costretti a lunghe attese anche per cure essenziali. Negli Stati Uniti, invece, il sistema privato garantisce, almeno a chi può permetterselo, un accesso rapido, tecnologie avanzate e ampia libertà di scelta. Secondo gli oppositori della riforma, un sistema universale metterebbe a rischio queste caratteristiche. Inoltre, la riduzione dei compensi professionali potrebbe scoraggiare gli studenti a intraprendere carriere mediche, aggravando la carenza di medici già oggi evidente in molte aree rurali e periferiche.