Una ricerca pubblicata nel giugno 2022 ha stimato che durante la pandemia da COVID-19 gli Stati Uniti avrebbero potuto risparmiare circa 105,6 miliardi di dollari solo in costi di ospedalizzazione, se fosse esistito un sistema universale di assistenza sanitaria con pagatore unico. Questo risparmio si aggiungerebbe a un beneficio stimato di 438 miliardi di dollari l’anno in tempi normali, grazie all’eliminazione delle inefficienze strutturali del sistema attuale. Secondo un’analisi condotta dalla Yale School of Public Health, l’introduzione del disegno di legge “Medicare for All” porterebbe a una riduzione del 13% nella spesa sanitaria nazionale, pari a oltre 450 miliardi di dollari l’anno. Questo sistema potrebbe essere finanziato con una spesa pubblica inferiore rispetto a quanto oggi spendono le famiglie e i datori di lavoro in premi assicurativi e altre spese sanitarie. I benefici maggiori andrebbero alle famiglie a basso reddito, per le quali l’attuale sistema rappresenta un grave onere. Il Forum Nazionale sulla Bancarotta ha identificato nel debito medico la causa principale dei fallimenti personali negli Stati Uniti. Già nel 2017, il 33% degli americani con spese sanitarie non pagate dichiarava di non riuscire a coprire i bisogni primari come cibo, riscaldamento o alloggio. In un sistema sanitario universale, le fatture mediche sarebbero a carico dello Stato, e la bancarotta sanitaria diventerebbe un fenomeno del passato. Un altro aspetto rilevante riguarda i costi dei farmaci. Secondo diverse stime riportate dal “New York Times”, l’introduzione di un sistema universale potrebbe ridurre i prezzi dei medicinali tra il 4% e il 31%. Secondo il Kaiser Family Foundation, il 24% delle persone che assumono farmaci prescritti ha difficoltà a pagarli. Le percentuali salgono tra coloro che spendono più di 100 dollari al mese in medicinali, che hanno condizioni di salute precarie o che assumono più farmaci contemporaneamente. I cittadini tra i 50 e i 64 anni, non ancora coperti da Medicare, sono particolarmente colpiti dai costi, pur avendo un fabbisogno farmacologico elevato. Con il 79% degli americani che definisce “irragionevoli” i costi dei farmaci, e il 70% che indica la riduzione del prezzo dei medicinali come priorità assoluta, la riforma sanitaria universale viene vista da molti come una via efficace per garantire l’accesso equo alle cure.