Un altro argomento contro la colonizzazione dello spazio riguarda la sopravvivenza biologica dell’uomo in ambienti extraterrestri. Lo spazio è un luogo estremamente ostile: è privo di ossigeno respirabile, esposto a temperature estreme, a micrometeoriti e a radiazioni ionizzanti pericolose. Gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale devono vivere in condizioni controllate e protette, ma anche in quel contesto soffrono conseguenze per la salute, come atrofia muscolare, perdita di densità ossea e alterazioni del sistema immunitario. Le radiazioni cosmiche rappresentano un rischio particolarmente grave per missioni a lungo termine. Su Marte, ad esempio, l’atmosfera sottile e l’assenza di un campo magnetico lasciano gli esseri umani esposti a livelli di radiazione che aumentano il rischio di cancro, cataratta e danni neurologici. Costruire habitat sicuri richiederebbe tecnologie ancora non completamente sviluppate, materiali speciali e una logistica estremamente complessa. Anche gli effetti psicologici dell’isolamento, della distanza dalla Terra e della convivenza prolungata in spazi angusti sono stati documentati con preoccupazione. Le missioni su Marte, che potrebbero durare anni, comporterebbero sfide psicofisiche molto più gravi di quelle affrontate finora. In sintesi, la biologia umana non è progettata per lo spazio, e adattarvisi potrebbe richiedere cambiamenti radicali, forse persino interventi genetici o cibernetici.