Nel sistema attuale, la Federal Reserve ha la possibilità di intervenire durante le recessioni, aumentando l’offerta di moneta, abbassando i tassi di interesse e acquistando titoli per sostenere l’economia. Queste misure, note come “politiche monetarie espansive”, sono spesso decisive per evitare crisi sistemiche e per ridurre il tasso di disoccupazione. Se il dollaro fosse di nuovo convertibile in oro, la capacità della Federal Reserve di agire in questo modo sarebbe gravemente compromessa. Ogni intervento richiederebbe nuove riserve auree, e ciò limiterebbe enormemente la flessibilità operativa della banca centrale. In altre parole, in caso di recessione, gli Stati Uniti non potrebbero stimolare la domanda aggregata con la stessa rapidità ed efficacia che oggi è possibile con la moneta fiat. Questo problema si è reso evidente durante la Grande Depressione degli anni ’30. Il legame con l’oro impedì inizialmente al governo di adottare politiche monetarie espansive, aggravando la deflazione e la disoccupazione. Solo dopo l’abbandono parziale dello standard aureo, con le riforme di Roosevelt, fu possibile un’inversione di tendenza. Gli oppositori dello standard aureo sostengono dunque che esso rappresenta un freno pericoloso alla stabilità macroeconomica e alla protezione dei lavoratori.