L’idea che il Secondo Emendamento della Costituzione garantisca un diritto assoluto a possedere armi da fuoco è stata oggetto di interpretazioni controverse. In realtà, anche i giudici della Corte Suprema hanno chiarito che tale diritto, come tutti gli altri, non è illimitato. È quanto affermato, ad esempio, dal giudice Antonin Scalia nel 2008, nella sentenza District of Columbia v. Heller. In quella storica occasione, Scalia riconobbe esplicitamente la legittimità di restrizioni consolidate, come il divieto per criminali e persone con disturbi mentali di possedere armi, o il divieto di portarle in luoghi sensibili come scuole e uffici governativi. Altri tribunali hanno confermato questa visione. Nel 2016, ad esempio, la Corte d’Appello del Nono Circuito stabilì che il porto occulto in pubblico non è un diritto protetto dal Secondo Emendamento, sostenendo così la validità di un sistema di autorizzazioni in California. E i numeri parlano chiaro: in oltre 1.100 casi giudiziari successivi alla sentenza Heller, il 91% delle richieste basate sul Secondo Emendamento sono state respinte. Ma c’è di più. Secondo giuristi e storici come Michael Waldman, il Secondo Emendamento fu originariamente concepito per garantire il possesso di armi da parte delle milizie statali, non per promuovere un diritto individuale generalizzato. Questo spiega l’espressione “milizia ben regolamentata” inclusa nel testo. Fino alla metà del XX secolo, la dottrina giuridica prevalente non riconosceva alcun diritto individuale al possesso di armi.