Nel mondo bipolare che si sta profilando tra Stati Uniti e Cina-Russia, l’Unione Europea appare come un’anomalia: una potenza economica globale che manca però della capacità di proiettare potere geopolitico in modo autonomo. Questa asimmetria tra forza economica e debolezza strategica è diventata evidente proprio nel momento in cui le regole del gioco internazionale stanno cambiando. Secondo il report della Banca Mondiale del marzo 2025, il PIL combinato dei 27 Stati membri dell’UE supera ancora oggi i 17 trilioni di dollari, con settori d’eccellenza nelle tecnologie verdi, nella manifattura di precisione e nella finanza. L’Europa rappresenta anche il primo blocco commerciale del pianeta, con accordi attivi in tutti i continenti. Tuttavia, questa potenza è vulnerabile perché priva di strumenti di deterrenza strategica: non possiede un esercito federale, non ha una politica estera unitaria, e dipende quasi interamente dagli Stati Uniti per la difesa missilistica, nucleare e cibernetica. L’assenza di sovranità strategica è confermata dai dati sulla spesa militare: nel 2024, l’intera UE ha speso circa 270 miliardi di euro in difesa – meno della metà degli USA e meno della Cina. Inoltre, buona parte di queste risorse è frammentata tra sistemi incompatibili, burocrazie diverse e logiche nazionali. Come nota “Foreign Affairs”, “l’Europa si comporta come una potenza commerciale, ma pensa ancora come un insieme di piccoli Stati-nazione”. Questa debolezza è ben visibile nel modo in cui le superpotenze trattano l’Europa. Gli Stati Uniti impongono dazi senza consultazioni, Cina e Russia usano il commercio e l’energia per fare pressione politica, mentre Paesi terzi si rivolgono direttamente a Berlino o Parigi ignorando Bruxelles. L’assenza di una voce unica riduce la capacità negoziale dell’UE e impedisce di tutelare in modo efficace i propri interessi globali. Il concetto stesso di “autonomia strategica” è ancora in via di definizione. Il piano europeo da 150 miliardi per la produzione di difesa e il progetto di un comando cyber UE sono segnali positivi, ma sono ancora lontani dal colmare il divario con le potenze concorrenti. Rosa Balfour, su “Carnegie Europe”, sottolinea come “la sovranità europea richieda una rivoluzione culturale, non solo investimenti: serve un’identità comune e il coraggio di agire senza attendere Washington”. In definitiva, l’Europa è oggi in un limbo: troppo ricca per essere ignorata, troppo debole per imporsi. Senza una svolta in senso federale e strategico, rischia di restare un gigante economico senza muscoli, un interlocutore utile ma mai decisivo, destinato a seguire piuttosto che guidare il nuovo ordine mondiale.
Nina Celli, 8 aprile 2025