Al di là della discussione su costi, risultati e potenzialità strategiche, il progetto Stargate rappresenta un caso limite nella storia delle istituzioni americane: quello in cui un’agenzia governativa di massimo livello ha dato legittimità a pratiche tipicamente classificate come pseudoscientifiche, erodendo la propria credibilità epistemica e aprendo la strada a un pericoloso precedente. Dal punto di vista della metodologia scientifica, la visione remota — ossia la capacità presunta di percepire luoghi, eventi o oggetti a distanza attraverso la sola mente — non è mai stata dimostrata in modo ripetibile, né sottoposta a protocolli di revisione accademica standardizzati. Tuttavia, come dimostrano i documenti CIA declassificati, tra cui il Grill Flame Protocol e il Research and Peer Review Plan, la CIA e la DIA investirono per anni in uno sforzo formale per trattare l’ESP (percezione extrasensoriale) come un potenziale asset operativo. Il problema non fu solo metodologico, ma profondamente istituzionale: nella rincorsa al possibile “vantaggio strategico psichico” sulla Russia, gli Stati Uniti finirono per riconoscere implicitamente pratiche prive di base teorica accettata, inserendole nel ciclo decisionale del Pentagono. Come sottolineato in un articolo di “Popular Mechanics” (2024), questo comportò una “normalizzazione della speculazione” in ambienti che, per definizione, dovrebbero fondarsi su fonti verificabili, evidenze documentate e logica inferenziale. La linea di demarcazione tra scienza e pseudoscienza fu non solo oltrepassata, ma disciolta da una narrazione interna che premiava l’eccezionale a scapito del dimostrabile. Il rischio principale? La compromissione della fiducia tra agenzie, decisori politici e analisti, in un momento storico — la Guerra Fredda — in cui l’affidabilità della catena informativa era vitale. La National Research Council, così come l’American Psychological Association, hanno nel tempo reiterato che le ricerche sull’ESP “non hanno mai superato il criterio minimo di validazione intersoggettiva”. Non solo non ci sono modelli fisici per spiegare la trasmissione mentale a distanza, ma non è mai stato riprodotto un esperimento con risultati replicabili oltre la soglia della casualità. Eppure, il progetto Stargate è andato avanti per quasi due decenni. Questa dissonanza tra apparenza istituzionale e validità epistemica ha alimentato un cortocircuito culturale: documenti ufficiali con sigillo della CIA che parlano di “energia non-localizzata”, di “entità protettrici dell’Arca dell’Alleanza” (vedi esperimento del 1988, declassificato nel 2000), o di viaggi mentali su Marte effettuati da agenti sotto stimolo audio. Tali contenuti, seppur affascinanti, non sono distinguibili dalle narrazioni della fantascienza o del misticismo contemporaneo. Questo ha avuto almeno due effetti negativi: ha danneggiato l’immagine della scienza pubblica, spingendo molti a confondere validazione sperimentale con accreditamento istituzionale; ha offerto legittimità a movimenti pseudoscientifici, che hanno citato Stargate come prova che “la scienza ufficiale nasconde la verità”. Come documentato da “War History Online” e “Medium.com”, l’eco di Stargate ha travalicato i confini dell’intelligence, diventando un simbolo della resistenza alla razionalità positivista, e contribuendo a un’ondata di cultura alternativa che si serve delle sigle CIA, DIA e SRI per validare ogni genere di teoria non dimostrata.
Nina Celli, 6 aprile 2025