Nel cuore del progetto Stargate non c’erano solo documenti, protocolli e protocolli classificati, ma esseri umani. Uomini e donne formati, analizzati e, in alcuni casi, selezionati con estrema attenzione per le loro presunte capacità extrasensoriali. Tra questi, la figura più emblematica è senza dubbio quella di Joseph McMoneagle, identificato nei documenti ufficiali come “Remote Viewer 001”. McMoneagle è diventato nel tempo una sorta di leggenda vivente della visione remota. Le sue testimonianze, riportate in numerose interviste e testi (tra cui il libro Phenomena di Annie Jacobsen), rivelano una costanza operativa che non può essere ignorata: afferma di aver partecipato a più di 450 missioni per conto dell'intelligence militare, molte delle quali con risultati ritenuti attendibili dai suoi superiori. In un esempio riportato sia nel libro sia nei documenti CIA, McMoneagle avrebbe individuato una base navale sovietica segreta a largo del Mare di Barents, descrivendone la struttura prima ancora che i satelliti USA confermassero l’informazione. Non si tratta di racconti mitici isolati: in un'intervista del 2025 (“Metro UK”, Unusual Psychic Technique), McMoneagle ha descritto la sua esperienza come “uno stato mentale alternativo, simile al sogno lucido, in cui l’informazione affiora come immagini archetipiche, non come dati logici”. La sua descrizione corrisponde in modo interessante ai principi delle neuroscienze moderne legati alla percezione subcosciente e all’elaborazione implicita delle informazioni. Ma McMoneagle non era solo. Ingo Swann, artista e psichico, fu uno dei primi a collaborare con il SRI nel tentativo di sviluppare un linguaggio operativo per descrivere visioni astratte. Swann fu protagonista di un controverso esperimento nel 1973 in cui descrisse gli anelli di Giove – in un’epoca in cui la NASA non aveva ancora confermato la loro esistenza. Il dato fu successivamente corroborato dalla sonda Pioneer 10, spingendo alcuni osservatori a considerare la possibilità che la mente umana possa, in certe condizioni, accedere a informazioni ancora non disponibili per via sensoriale. Oltre agli “agenti psichici”, anche scienziati e tecnici parteciparono attivamente al progetto. Il fisico Harold Puthoff e l’ingegnere Russell Targ, entrambi dello Stanford Research Institute, furono i primi a tentare di fornire una base sperimentale al fenomeno, sviluppando metodologie ripetibili (almeno all’interno dei loro laboratori) e collaborando direttamente con l’intelligence militare. Le fonti ufficiali della CIA confermano che il coinvolgimento di questi esperti non fu marginale, e anzi vennero elaborati veri e propri sistemi di valutazione dei risultati, come indicato nei documenti Research and Peer Review Plan e nello Stargate Operational Overview. Questo smentisce l’idea che Stargate fosse un progetto “folle” isolato dal mondo scientifico: almeno nella sua fase iniziale, fu un esperimento interdisciplinare, supportato da menti accademiche e finalizzato a raccogliere prove in modo strutturato. Un elemento centrale della difesa del programma da parte degli stessi partecipanti fu il rapporto tra costo e rendimento. Come dichiarato dallo stesso McMoneagle e riportato da “Popular Mechanics” (2024), la visione remota “costava meno di un’ora di volo di un drone militare” e poteva, in alcuni casi, suggerire piste investigative che avrebbero altrimenti richiesto settimane di operazioni terrestri o satellitari.
Nina Celli, 6 aprile 2025