Nonostante l’aura di mistero e il fascino che ancora oggi circondano il progetto Stargate, l’analisi rigorosa dei suoi risultati conduce a una conclusione ineludibile per la comunità scientifica: il programma mancava dei fondamenti minimi del metodo sperimentale. Le affermazioni fatte dai “remote viewers” erano spesso vaghe, generaliste, e impossibili da verificare con strumenti oggettivi. Il colpo di grazia alla credibilità scientifica del progetto arrivò nel 1995, quando la CIA, su pressione del Congresso, incaricò l’American Institutes for Research (AIR) di condurre un’analisi indipendente. I risultati furono devastanti: su centinaia di sessioni analizzate, solo il 5% conteneva elementi vagamente utili, e nessuna offriva “intelligence azionabile” con grado di affidabilità sufficiente per giustificare una decisione operativa. Il giudizio conclusivo della AIR fu inequivocabile: “Il programma Stargate non ha prodotto informazioni di valore strategico comprovabile. I dati raccolti sono indistinguibili da quelli ottenuti per puro caso”. A questa valutazione si affiancano le critiche di Ray Hyman, psicologo dell’Università dell’Oregon e tra i più noti esperti nella demistificazione di presunti fenomeni paranormali. Hyman, coinvolto nel comitato di valutazione del progetto, sostenne che le sessioni di visione remota si basavano su congetture interpretate ex post, spesso guidate da bias di conferma e da un effetto noto come “retrovalidazione soggettiva” — ovvero l’inclinazione a riconoscere accuratezza in previsioni vaghe solo dopo averle reinterpretate alla luce dei fatti noti. Il problema metodologico si estendeva anche alla mancanza di replicabilità. Gli stessi esperimenti condotti al Stanford Research Institute, sotto la direzione di Russell Targ e Harold Puthoff, pur suggerendo iniziali successi, non furono mai replicati con successo da laboratori indipendenti. Nessuna delle principali riviste peer-reviewed nel campo delle neuroscienze o della psicologia pubblicò mai dati del progetto Stargate, e la comunità accademica considerò le loro pubblicazioni come pseudoscienza non verificabile. Fonti ufficiali declassificate, come il documento Research and Peer Review Plan della CIA, mostrano un’intenzione formale di introdurre criteri di valutazione scientifici. Tuttavia, non risulta che tali revisioni tra pari siano mai avvenute realmente, né che i protocolli siano stati aggiornati per correggere i difetti strutturali evidenziati già nei primi anni ‘80. Persino in sessioni citate frequentemente dai sostenitori del programma — come quella del “viewer 032” sull’Arca dell’Alleanza — le descrizioni fornite erano troppo vaghe e archetipiche per essere considerate “prova”. L’immagine di un contenitore dorato con angeli alati, collocato in un ambiente desertico e protetto da “entità spirituali”, è più simile a una rielaborazione culturale del subconscio che a un report operativo. Un esame comparativo condotto dalla National Research Council stabilì che il progetto non aveva prodotto alcuna dimostrazione dell’esistenza della percezione extrasensoriale. Le differenze tra i risultati delle sessioni e quelli ottenibili tramite congettura casuale erano statisticamente irrilevanti.
Nina Celli, 6 aprile 2025