La gestione del caso Almasri da parte del governo italiano ha provocato forti critiche da parte dell'Unione Europea, della Corte Penale Internazionale (CPI) e di numerose organizzazioni internazionali. La decisione di scarcerare e rimpatriare un individuo accusato di crimini di guerra e contro l’umanità ha sollevato dubbi sulla credibilità dell’Italia come partner affidabile nella cooperazione giudiziaria internazionale, con potenziali conseguenze diplomatiche e politiche a lungo termine.
Le critiche della CPI e l'indagine internazionale
Secondo Euronews, la CPI ha ricevuto una denuncia formale contro il governo italiano per ostacolo all'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 70 dello Statuto di Roma. Tale articolo prevede sanzioni per gli Stati che impediscono l'esecuzione delle indagini della Corte, incluse situazioni in cui venga liberato un sospettato prima che possa essere processato. Secondo fonti interne della CPI, il rifiuto dell’Italia di trattenere Almasri e consegnarlo alla Corte potrebbe costituire un caso di mancata cooperazione internazionale, un precedente che potrebbe incoraggiare altri Stati a non rispettare gli obblighi derivanti dallo Statuto di Roma. La CPI ha specificato che il comportamento del governo italiano verrà esaminato attentamente, e non esclude la possibilità di azioni diplomatiche contro l'Italia per questa scelta. Il governo italiano, dal canto suo, ha respinto le accuse, con il Ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha dichiarato: “Forse bisogna aprire un'inchiesta sulla Corte Penale Internazionale, perché dobbiamo chiarire come si è comportata in questa vicenda”. Tuttavia, secondo Euronews, la CPI considera il caso particolarmente grave, poiché Almasri era ricercato per omicidi, torture e violenza sessuale su un minore.
Reazioni dell’Unione Europea e impatto sulle relazioni diplomatiche
Anche l’Unione Europea ha espresso profonda preoccupazione per la decisione del governo italiano. Secondo funzionari europei citati da Politico.eu, la scarcerazione di Almasri ha sollevato dubbi sul rispetto da parte dell’Italia degli obblighi internazionali e potrebbe compromettere la cooperazione tra Roma e Bruxelles nelle operazioni giudiziarie future. Secondo un portavoce della Commissione Europea: “L’Italia, come Stato membro dell’UE, deve cooperare pienamente con la giustizia internazionale. Il mancato rispetto del mandato della CPI è un segnale preoccupante”. L’UE ha più volte sostenuto il ruolo della CPI come organo indipendente nella lotta contro i crimini di guerra, e questa vicenda potrebbe ridurre l’influenza dell’Italia nei tavoli diplomatici europei su questioni relative alla giustizia internazionale e ai diritti umani.
Ripercussioni a livello globale: un segnale di debolezza per la giustizia internazionale
L’espulsione di Almasri è stata percepita come un duro colpo alla credibilità dell’Italia come attore nella lotta contro i crimini di guerra. Organizzazioni internazionali, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, hanno affermato che la decisione del governo italiano ha minato il principio di accountability, permettendo ad Almasri di sfuggire alla giustizia. Un esperto legale della London School of Economics, intervistato dalla BBC, ha dichiarato: “L’Italia ha inviato un messaggio pericoloso: se le procedure formali non vengono rispettate, anche un criminale di guerra può essere rilasciato. Questo indebolisce l’intero sistema della giustizia internazionale”. Inoltre, la scarcerazione e il rimpatrio di Almasri potrebbero ridurre la fiducia della comunità internazionale nell’Italia, in particolare nelle operazioni congiunte contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Alcuni esperti hanno avvertito che questa vicenda potrebbe avere implicazioni future nei rapporti tra Roma e Washington, specialmente nei dossier sulla sicurezza internazionale.
Un danno alla reputazione dell’Italia
La gestione del caso Almasri ha avuto conseguenze negative per l'immagine dell’Italia, sia a livello europeo che globale. A causa dell’accaduto, l'Italia è sotto il vaglio della CPI, che potrebbe prendere misure contro il governo. L’UE, inoltre, ha espresso forte disappunto, con possibili ripercussioni sulla cooperazione giudiziaria. La credibilità dell’Italia come sostenitore della giustizia internazionale è stata messa in discussione. Se il governo italiano non riuscirà a gestire diplomaticamente questa crisi, potrebbe trovarsi in una posizione sempre più isolata, con conseguenze su altri dossier internazionali, come la gestione dei flussi migratori e la stabilità nel Mediterraneo.
Nina Celli, 14 febbraio 2025