L’UBI potrebbe ridurre la necessità di migrare per ragioni economiche, specialmente nei paesi in via di sviluppo, dove la povertà e la mancanza di opportunità lavorative sono tra le principali cause dei flussi migratori. Secondo un rapporto del World Bank Group (2023), l’introduzione di un sistema di reddito universale nei paesi a basso reddito potrebbe ridurre i flussi migratori del 30%, fornendo ai cittadini locali una maggiore stabilità economica e riducendo la pressione sulle economie dei paesi di destinazione. L’idea alla base di questa ipotesi è che, garantendo un reddito minimo ai cittadini, si creerebbero condizioni più favorevoli per lo sviluppo economico locale. L’UBI consentirebbe alle persone di investire in istruzione, formazione e piccole attività imprenditoriali, migliorando l’accesso ai beni di prima necessità e riducendo il bisogno di cercare opportunità altrove. Esperimenti condotti in Kenya e Namibia hanno dimostrato che i programmi di reddito garantito possono stimolare l’imprenditorialità locale, migliorando la qualità della vita e creando un’economia più resiliente. Tuttavia, se implementato solo in alcuni paesi, l’UBI potrebbe generare forti attrazioni migratorie, creando nuove sfide politiche e sociali. Paesi con sistemi di reddito universale potrebbero attirare migranti economici in cerca di migliori condizioni di vita, aumentando la pressione sui servizi pubblici e sulle infrastrutture. Un rapporto del Centre for Global Development (2024) avverte che, in assenza di regolamentazioni adeguate, un UBI adottato solo in alcune nazioni potrebbe causare disparità socio-economiche, amplificando le tensioni interne ed esterne. Un caso emblematico è quello della Finlandia, che ha sperimentato un UBI per un gruppo selezionato di disoccupati. Il programma ha sollevato interrogativi su come un sistema simile potrebbe influenzare la migrazione. Alcuni esperti temono che un’adozione su scala nazionale potrebbe attrarre un numero crescente di persone in cerca di assistenza economica, mettendo sotto pressione il sistema fiscale e i servizi di welfare. Il Parlamento Europeo (2024) ha discusso l’idea di un reddito minimo garantito armonizzato tra gli Stati membri per evitare migrazioni interne squilibrate. Se un paese europeo adottasse un UBI senza una politica comune, potrebbe verificarsi un’esplosione di spostamenti interni, con un aumento della popolazione in cerca di benefici economici. Secondo un’analisi del Migration Policy Institute (2023), un reddito universale nei paesi di origine potrebbe ridurre i flussi migratori irregolari e scoraggiare le partenze pericolose attraverso rotte clandestine. Tuttavia, se i paesi più ricchi offrissero un UBI, il fenomeno opposto potrebbe verificarsi: un’ondata migratoria incontrollata, con conseguenze imprevedibili per le economie e le politiche nazionali. L’UBI potrebbe ridurre le migrazioni economiche se implementato nei paesi in via di sviluppo, favorendo la crescita locale e limitando la necessità di emigrare. Tuttavia, se adottato solo in alcuni paesi, rischierebbe di diventare un fattore di attrazione per i migranti economici, aumentando la pressione sui sistemi di welfare e creando nuove sfide politiche. Secondo il World Bank Group (2023) e il Centre for Global Development (2024), un approccio coordinato tra le nazioni potrebbe mitigare questi rischi, garantendo un sistema più equo e sostenibile.
Nina Celli, 12 febbraio 2025