Il metaverso segnerà definitivamente la fine della nostra privacy

Il metaverso non seguirà il modello dei social network

Il metaverso si annuncia come una tecnologia innovativa e rivoluzionaria e il suo modello di business, a differenza di quanto è avvenuto per i social network, non sarà basato principalmente sulle inserzioni pubblicitarie e, dunque, sulla raccolta dei dati personali degli utenti. Si tratta, infatti, come hanno scritto Adi Robertson e Jay Peters, di “uno spazio comunitario digitalizzato all’interno del quale gli utenti potranno socializzare liberamente con i brand”, invece che venire profilati in modo tale da poter poi sottoporre loro la migliore pubblicità (Adi Robertson, Jay Peters, What is the metaverse, and do I have to care?, “The Verge”, 4 ottobre 2021). La moderna realtà dei social media ha infatti “intrappolato le imprese e gli utenti in un [ambiente chiuso, nel quale questi vengono] bombardati di pubblicità. [Viceversa, sul Metaverso] verrà creato valore non con la pubblicità, ma con la vendita di beni digitali” (ibidem). Come chiarito dall’informatico statunitense Tim Sweeney, ad esempio, “un costruttore di automobile intenzionato a essere presente sul Metaverso non lancerà una pubblicità, ma rilascerà una sua automobile nel mondo [virtuale, dando la possibilità agli utenti] di guidarla, [e deciderà di] lavorare con molti creator con differenti esperienze per assicurarsi che l’automobile sia utilizzabile [ovunque nel Metaverso], ricevendo l’attenzione che merita” (Gene Park, Epic Games believes the Internet is broken. This is their blueprint to fix it, “The Washington Post”, 28 settembre 2021). In questo senso, il metaverso non è semplicemente una nuova tecnologia, ma un nuovo modo di concepire la realtà e, dunque, di conseguenza, l’economia, la quale a sua volta dovrà riconcepire se stessa, avvicinandosi alle richieste e ai bisogni degli utenti per creare valore. In particolare, ha spiegato il businessman e autore Herman Narula, “l’intero modello di business [del Metaverso] si basa sull’idea che asset digitali saranno utilizzabili in più spazi. [L’idea di fondare un modello di business che non si basa sulla pubblicità] non è una questione di moralità, perché se l’obiettivo è [massimizzare il profitto], allora il Metaverso deve cedere ogni proprietà [e] contenuto” (Dean Takahashi, Why Improbable’s Herman Narula believes virtual society will foster transhumanism, “VentureBeat”, 3 novembre 2022). Questo perché oggi “viviamo in una sorta di medioevo [digitale], un’era nella quale alcuni signori feudali, […] sei o sette compagnie, [sono i padroni del mondo tecnologico, e] Internet è quelle compagnie. I loro network definiscono e creano la struttura. [Il modello] centralizzato [di oggi, quando il Metaverso si sarà imposto, cederà il passo, perché] inizieremo a creare valore con servizi [e beni digitali. In sostanza] si tratta di reinvestire nella piattaforma. I soldi, quelli veri, si faranno nel Metaverso, [innanzitutto grazie ai] content creator, che in proporzione guadagneranno molto più di quanto avviene [oggi, in quanto siamo dinnanzi a una tecnologia che è] un network di realtà socialmente costruite che scambiano valore tra loro” (ibidem). Il nuovo modello di business non si fonderà dunque sulla pubblicità, sull’aggregazione di un’enorme quantità di dati di cui essere i proprietari esclusivi, ma sull’interscambio, sull’interoperabilità e sulla vendita di beni e servizi digitali.

La raccolta dei dati servirà per migliorare la nostra esperienza

All’interno del metaverso, in relazione agli hardware che verranno utilizzati per accedervi e navigarvi, verrà raccolta un’enorme mole di dati, che verrà utilizzata per migliorare l’esperienza degli utenti. In particolare, essendo possibile monitorare determinati parametri, nel contesto lavorativo, ad esempio, secondo i ricercatori Antonio González-Morales, Milagro Martín-López e Alejandro Talaminos Barroso, sarà possibile “generare degli stimoli che inducano degli stati emotivi desiderabili, in modo tale da motivare i lavoratori. Regolando gli stati emozionali, il rischio di sviluppare depressione, ansia e stress potrà essere mitigato. Inoltre, queste tecniche potranno portare all’identificazione [di stimoli in grado di] renderci lavoratori produttivi” (Antonio González-Morales, Milagro Martín-López, Alejandro Talaminos Barroso, Neuromanagement of the Metaverse: Direction based on happiness and health could offer a competitive edge in the Metaverse, “ResearchGate”, 9 novembre 2023). Attraverso sensori biometrici e dispositivi in grado di monitorare la nostra attività organica, come la frequenza cardiaca o quella respiratoria, oppure determinate condizioni esogene, come la temperatura, sul luogo di lavoro sarà possibile monitorare i momenti di stress o maggiore motivazione, oppure alcune problematiche fisiche, “così da prevenire malattie occupazionali nel Metaverso e motivare i lavoratori, [nel contesto di un] ambiente di lavoro unico” (ibidem).

Le possibilità per migliorare le esperienze degli utenti sono molteplici. Sul metaverso saranno infatti presenti avatar non-umani che saranno in grado di interagire in modo assolutamente realistico con altri utenti, anche grazie alle moderne tecnologie di Intelligenza Artificiale, per offrire un’esperienza estremamente immersiva, ma anche particolarmente personalizzata. Grazie all’IA, come hanno spiegato il ricercatore Fabio De Felice e le ricercatrici Mizna Rehman, Antonella Petrillo e Ilaria Baffo, sarà possibile “creare ambienti che saranno sia responsivi che dinamici nel Metaverso. [In questo senso], per esempio, sistemi di Intelligenza Artificiale […] capaci di analizzare i movimenti degli utenti, i loro gesti e le loro espressioni per fornire delle reazioni in tempo reale [saranno analogamente in grado] di identificare molestie, discorsi di incitamento all’odio e altri tipi di cattive condotte […], creando nel Metaverso un ambiente sicuro e sano” (Fabio De Felice, Mizna Rehman, Antonella Petrillo, Ilaria Baffo, A metaworld: Implications, opportunities and risks of the metaverse, “IET Collaborative Intelligent Manufacturing”, 5-3, p. 10).

Niki Figus, 3 maggio 2024

Una violazione della privacy multilivello

Come messo in luce dalle giornaliste d’inchiesta Milena Gabanelli e Simona Ravizza, “il Metaverso apre la porta a una potentissima raccolta dati, [allorché] il futuro [prospettato da tale tecnologia] è proprio quello di trasportare ogni senso umano nel digitale” (Milena Gabanelli, Simona Ravizza, Metaverso: ecco cos’è per chi non l’ha capito, “Corriere della Sera”, 13 febbraio 2023). In relazione alle tecnologie grazie alle quali diventerà compiutamente operativo e tramite le quali funzionerà nella sua versione definitiva, sarà raccolta un’innumerevole quantità di dati degli utenti del metaverso, “compresi quelli biometrici, come la conformazione fisica della mano, del volto, dell’iride o della retina, il timbro e la tonalità della voce e i movimenti, [i] dati che più di ogni altro identificano in modo univoco una persona con tutto ciò che fa e pensa” (ibidem). Tant’è, il metaverso ha implicazioni multilivello sulla privacy, interessandone differenti aspetti e ambiti, come spiegato dall’informatico ed esperto di cybersicurezza Glorin Sebastian. In particolare, sono tre i tipi di privacy interessati da tale tecnologia: “privacy dei dati personali, [ovvero ogni informazione che rivela, in tutto in parte, caratteristiche] fisiche, mediche, psicologiche, economiche, culturali o relative allo status sociale, [in quanto sul] Metaverso gli avatar saranno modellati a immagine e somiglianza degli utenti, [mettendo a disposizione] un’enorme mole di dati biometrici; […] privacy dei comportamenti, [dacché] gli avatar archivieranno dettagli sui dati relativi alle abitudini, alle attività [e] alle scelte degli utenti, [come] ad esempio la cronologia degli eventi musicali a cui si è preso parte, i tipi di giochi con cui ci si è divertiti e gli acquisti che sono stati effettuati, [in un contesto in cui in generale] le informazioni sui comportamenti degli utenti [potranno] essere ricavate con facilità; privacy delle comunicazioni, [ovvero] i dati e i metadati relativi alla comunicazione personale, come le conversazioni con amici e parenti nel corso degli eventi virtuali” (Glorin Sebastian, A Descriptive Study on Metaverse: Cybersecurity Risks, Controls, and Regulatory Framework, “International Journal of Security and Privacy in Pervasive Computing”, 15-1, p. 3).

Una violazione della privacy senza precedenti

Secondo uno dei principali esperti di metaverso al mondo, Matthew Ball, “ci sono cinque problemi davvero importanti dell’era dell’Internet mobile che non sono stati ancora risolti: i diritti sui dati, la sicurezza dei dati, la radicalizzazione, la disinformazione e il potere delle piattaforme. [E] se la promessa fondamentale del Metaverso è che spenderemo più del nostro tempo, del nostro lavoro [e] della nostra esistenza all’interno di mondi virtuali, allora, per definizione, ognuno di questi cinque problemi verrà esacerbato. L’ammontare di dati acquisiti e la loro importanza aumenterà, [così come] i rischi” (Peter Hallen Clark, The Metaverse Has Already Arrived. Here’s What That Actually Means, “Time”, 15 novembre 2021). Infatti, come sottolineato dal ricercatore Artun Cesmeli, “il crescente afflusso di utenti che entreranno sul Metaverso porterà a un aumento delle informazioni personali che verranno cedute, spesso senza comprendere appieno le conseguenze. Gli individui creeranno involontariamente profili permanenti che sorpasseranno le orme digitali lasciate sulle piattaforme dei social media” (Artun Cesmeli, The Metaverse: A Brave New “World”, “Journal of AI”, 7-1, p. 37). Da questo punto di vista, secondo Glorin Sebastian, “il principale rischio per la cybersicurezza sul Metaverso è il trattamento dei dati personali” (Glorin Sebastian, A Descriptive Study on Metaverse: Cybersecurity Risks, Controls, and Regulatory Framework, “International Journal of Security and Privacy in Pervasive Computing”, 15-1, p. 8), come verranno utilizzate e gestite, protette e utilizzate le informazioni che necessariamente condivideremo, poiché, come segnalato da Milena Gabanelli e Simona Ravizza, “i proprietari di quei dati potranno in tutta libertà gestire un potere che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare” (Milena Gabanelli, Simona Ravizza, Metaverso: ecco cos’è per chi non l’ha capito, “Corriere della Sera”, 13 febbraio 2023), diventando sostanzialmente i nuovi padroni del mondo. Al netto della sua natura e dell’articolazione tecnologica che ne permette il funzionamento, inoltre, secondo la giornalista Keza MacDonald, il grande problema del metaverso è che sarà “dominato da compagnie [che] cercheranno un modo per fare più soldi mentre le risorse del mondo reale vanno esaurendosi. Il Metaverso ipotizzato [dalle] big tech non è la tanto promessa nuova frontiera dell’umanità, [ma solamente] un altro posto in cui spendere soldi, [con la sola differenza che] ciò per cui spenderemo non esisterà fisicamente” (Keza MacDonald, I’ve seen the metaverse - and I don’t want it, “The Guardian”, 25 gennaio 2022). Le possibilità di scandagliare le nostre preferenze personali e i nostri comportamenti di consumo saranno esponenzialmente più elevate nel metaverso, anche grazie a quello che è stato definito Metaverse Neuromarketing, ovvero l’applicazione della neuroscienza al marketing, decisamente più sofisticato in un contesto in cui tramite gli hardware con i quali accederemo al nuovo universo virtuale saranno in grado di mappare in tempo reale alcuni nostri parametri vitali. Ciò, secondo i professori Antonio González-Morales, Francisco Muñoz-Leiva, Milagro Martín-López e Alejandro Talaminos Barroso, permetterà di estrarre ancor più informazioni su “comportamenti di consumo, design dei prodotti, comunicazione, distribuzione, metodi di pagamento e prezzi, dando un vantaggio competitivo alle imprese che conosceranno ciò in modo migliore” (Antonio González-Morales, Francisco Muñoz-Leiva, Milagro Martín-López, Alejandro Talaminos Barroso, Metaverse Neuromarketing: a competitive advantage in the metaverse, “Research Square”, 30 agosto 2023, p. 14).

Dati e algoritmi, gli altri problemi del metaverso

La raccolta dei dati personali, anche quelli più sensibili, sul metaverso pone poi ulteriori questioni. Allorché per accedere a tale tecnologia sarà necessario condividere anche dati in grado di portare all’identificazione di una persona nel mondo reale, uno dei rischi che va profilandosi è quello dell’ingegneria sociale, ovvero sia l’utilizzo di specifiche tecniche da parte degli hacker per ottenere con l’inganno informazioni personali e risalire all’identità delle persone, che potrebbero anche essere ricattate per evitare una fuga di dati. Secondo Glorin Sebastian, inoltre, “se le informazioni biometriche [di un utente] venissero violate, ciò potrebbe essere usato per creare nuovi avatar, con conseguenze disastrose” (Glorin Sebastian, A Descriptive Study on Metaverse: Cybersecurity Risks, Controls, and Regulatory Framework, “International Journal of Security and Privacy in Pervasive Computing”, 15-1, p. 8). Infine, un’ulteriore questione problematica è quella relativa all’algorithm fairness, in quanto i sistemi di Intelligenza Artificiale utilizzati nel metaverso potrebbero causare, ingiustamente e in modo randomico, danni di allocazione o di qualità del servizio nei confronti di determinate categorie di persone (Ibidem).

Niki Figus, 3 maggio 2024