La Camera di Commercio statunitense si oppone all'embargo, affermando che costa agli Stati Uniti 1,2 miliardi di dollari all'anno in termini di mancate esportazioni (US Chamber of Commerce, International Agenda: Oppose Unilateral Economic Sanctions, “uschamber.com”).
Uno studio della Cuba Policy Foundation, un'organizzazione no-profit fondata da ex diplomatici statunitensi, ha stimato che il costo annuale per l'economia degli Stati Uniti potrebbe raggiungere i 4,84 miliardi di dollari in esportazioni agricole e relativa produzione economica. "Se l'embargo venisse revocato, l'agricoltore americano medio sentirebbe una differenza nella sua vita entro due o tre anni", ha affermato l'autore dello studio (Cuba Policy Foundation, America's Farmers Bearing Heavy Burden for U.S. Embargo Against Cuba: New Report, “cubafoundation.org”, 28 gennaio 2002).
Uno studio del marzo 2010 della Texas A&M University ha calcolato che l'eliminazione delle restrizioni sulle esportazioni agricole e sui viaggi a Cuba potrebbe creare fino a 6.000 posti di lavoro negli Stati Uniti (US Chamber of Commerce, International Agenda: Oppose Unilateral Economic Sanctions, “uschamber.com”).
Il 14 ottobre 2015 nove governatori statunitensi hanno pubblicato una lettera per sollecitare il Congresso a revocare l'embargo, in cui si legge che: "I concorrenti stranieri come il Canada, il Brasile e l'Unione Europea stanno sottraendo sempre più quote di mercato all'industria statunitense [a Cuba], poiché questi Paesi non devono affrontare le stesse restrizioni sui finanziamenti... La fine dell'embargo creerebbe posti di lavoro qui in patria, soprattutto nell'America rurale, e creerebbe nuove opportunità per l'agricoltura statunitense" (Oren Dorell, Cuban Flag Flies at Embassy in Washington, “USA Today”, 20 luglio 2015).