Le situazioni di monopolio rappresentano un abuso inaccettabile e sono pericolose per l’intera società e per gli utenti.
Controllo e dominio
Vengono da lontano le cause che hanno permesso alle multinazionali della tecnologia di costituirsi come monopolisti: “Le ideologie del laissez-faire e alleggerimento dello Stato, lo smantellamento dei presidi antitrust, la deregulation finanziaria, la defiscalizzazione del grande capitale, l’ascesadegli investitori istituzionali hanno accresciuto a dismisura la dimensione dei grandi complessi aziendali globali e la diffusione di monopoli e oligopoli. Il web è stato a sua volta un potente catalizzatore dei processi di concentrazione del potere economico: la conquista lampo dell’infosfera da parte delle piattaforme digitali ha creato i monopoli aziendali più grandi della storia, che in sovrappiù assumono il ruolo di generali gatekeeper di mercato” (Silvio Maresca, La tragedia dei beni privati, Armando editore, Roma, 2023, pp. 82-83).
Per comprendere quanto impattante sia il ruolo delle piattaforme digitali sulle nostre vite e quanto efficaci siano le loro regole per il mercato basti pensare che spesso si sostituiscono al legislatore pubblico: “La revisione di algoritmi proprietari di Facebook può cambiare il peso specifico di fonti e canali di informazione in tutto il mondo o in sue aree specifiche con maggiore efficacia e rapidità rispetto a manovre governative o di agenzie internazionali; le policy delle piattaforme digitali volte al contrasto alle fake news e al ranking/deranking dei contenuti sono infinitamente più potenti e incisive di qualsiasi attività governativa di censura o controllo dell’informazione; le regole e policy commerciali fissate da Amazon hanno un peso sul mercato, sui clienti, su produttori e distributori superiore a molte regolazioni pubbliche; l’incidenza sul benessere individuale e sociale degli algoritmi proprietari di Google e Facebook può avere un impatto ben più profondo di politiche pubbliche educative, sanitarie o di welfare” (ibid., pp.84-85).
Le principali aziende del Tech sovente usano la tecnica dei prezzi predatori, abbassandoli per un periodo in modo da mettere fuori gioco i concorrenti, oppure offrono servizi completamente gratuiti, salvo poi raccogliere una gran quantità di dati degli utenti che costituiscono una preziosa risorsa. Esse consolidano questo controllo decidendo liberamente i prezzi e inglobando le altre aziende in difficoltà. Trattasi, quindi, di monopolio vero e proprio, di certo non positivo per il mercato.
Il leader democratico della Commissione antitrust della Camera degli Usa, David Cicilline del Rhode Island, ha dichiarato: “I monopoli tech non regolamentati hanno troppo potere sulla nostra economia. Sono in una posizione unica per determinare vincitori e sconfitti, per distruggere piccole imprese, per alzare i prezzi sui consumatori e per distruggere posti di lavoro”.Il deputato repubblicano Ken Buck del Colorado, leader della minoranza conservatrice, ha spiegato: “Bisogna spezzare il potere monopolistico delle Big Tech di controllare quello che gli americani vedono e dicono online, e stimola[re] un mercato online che incoraggia l'innovazione” (Marco Valsania, Camera Usa contro Big-Tech: 5 leggi antitrust per Amazon, Apple, Google e Fb, 12 giugno 2021).
Distinzioni tra Big Tech
Non tutte le aziende del Big Tech possono vantare una posizione di monopolio assoluto. Secondo un recente studio condotto negli Usa, infatti, l’accusa è principalmente verso Google e Facebook, mentre Apple e Amazon vantano solo “un significativo e duraturo potere di mercato” (“Investigation of competition in digital markets”, “key4biz.it”, consultato l’11 novembre 2022).
Autori citati:
Maresca Silvio
- imprenditore e saggista
Cicilline David N.
- Chairman, Subcomittee on Antistrust, Commercial and administrative law
Buck Ken
- deputato repubblicano Usa
Nadler Jerrold
- Chairman, Comittee on the Judiciary
L’eliminazione di alcuni concorrenti o la limitazione di altri non conduce automaticamente al libero mercato. Il monopolio di un privato non è di per sé dannoso perché inizialmente può essere frutto solo ed esclusivamente di ambizione e duro lavoro.
Differenze tra monopoli
Bisogna distinguere cosa significa monopolio legale e cosa monopolio libero. Le aziende che acquisiscono una posizione di predominio nel pieno rispetto delle leggi portano sicuramente vantaggi sociali ed economici agli utenti perché si collocano in tale posizione nel pieno e libero mercato. Inoltre, il "predatory pricing" (cioè, quando un'impresa abbassa i prezzi al di sotto del margine di guadagno per costringere anche i concorrenti a fare lo stesso conducendoli fuori dal mercato perché in perdita) o l’offerta di servizi completamente gratuiti può essere contrastato meglio in condizione di libero mercato e non con leggi antitrust. Tra l’altro, si assiste nella pratica a una sopravvivenza della concorrenza anche se un imprenditore riesce a eliminare un concorrente, come nel caso di ProtonMail, un servizio di posta elettronica con sede a Ginevra fondato da Andy Yen che compete con Gmail di Google. Il fondatore si è così espresso, sostenendo che internet sia un Far West privo di regole: “Cresciamo grazie alla buona volontà dei giganti della tecnologia. Anzi, i giganti potrebbero farci sparire da internet da un momento all’altro, praticamente senza ripercussioni legali o finanziarie” (How Big Tech lost the antitrust battle with Europe, “ft.com”, consultato l’11 novembre 2022).
Non monopolio ma concorrenza dinamica
Il meccanismo di ricavi in uso dalle grandi piattaforme tecnologiche si concentra principalmente sugli introiti pubblicitari, che “permettono di finanziare il miglioramento dei servizi gratuiti offerti al pubblico e lo sviluppo di nuove applicazioni, in un circolo in cui la crescita degli utenti permette una miglior profilazione dei loro gusti, maggiori ricavi pubblicitari e maggiori investimenti nel miglioramento dei servizi. Queste dinamiche cumulative tendono, dopo le prime fasi di incertezza nei nuovi mercati, a premiare una delle imprese fino a quando questa non stabilisce una dominanza difficilmente attaccabile dai concorrenti. In tal modo, oltre a diffondere in breve tempo nuovi servizi a vantaggio dell’utente e spesso in forma totalmente gratuita, si determina la particolarmente dinamicità del mercato digitale, con un alto tasso di innovazione: “l’insieme dei mercati digitali si caratterizza per un tasso di innovazione estremamente rapido, che consente alle nuove imprese che propongono servizi innovativi di scalzare le posizioni di forza degli attuali leader di mercato. Se, in altri termini, per ogni generazione di servizi dopo una iniziale fase di incertezza tende ad imporsi un’impresa dominante, questa posizione è attaccabile appena una nuova generazione di servizi si affaccia sulla scena. È la concorrenza dinamica, e non il temporaneo prevalere di monopoli, la vera natura dei mercati digitali” (Michele Polo, Big Tech e antitrust, non solo un problema di concorrenza, “lavoce.info”, 3 agosto 2020).
Autori citati:
Yen Andy
- fondatore ProtonMail
Nadler Jerrold
- Chairman, Comittee on the Judiciary
Cicilline David N.
- Chairman, Subcomittee on Antistrust, Commercial and administrative law