Abuso del morente
Il trapianto di organi umani è inaccettabile in quanto “necessita di abusare del morente oppure di danneggiare il sano”, secondo il parere di David Wainwright Evans, specialista in cardiologia presso il Papworth Hospital di Cambridge. Come riporta il Comunicato stampa pubblicato dalla Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente, il problema principale è l’impossibilità di trapiantare organi presi da un “morto vero”. Da qui l’esigenza di ridefinire la morte in senso “anticipato”: si parla di morte neurologica o “faux circulatory (pseudo arresto cardiocircolatorio)”, che sono “finzioni legali”, inventate per procurarsi gli organi. Evans, oltre a opporsi al principio di morte cerebrale, poiché solo piccole parti del cervello possono essere testate (“Non può esistere il fatto di considerare un cervello morto mentre il sangue continua a circolare attraverso di esso”), ritiene che i tempi di verifica per l’accertamento della morte dovrebbero essere ben più lunghi di quelli attualmente in uso. “Dubito sinceramente – afferma ancora il cardiologo – che tutti quei milioni di persone che stanno sul Registro dei Donatori di Organi […] comprendano pienamente cosa sia stato fatto ufficialmente creder loro nel mettere la spunta nella casella per offrire i loro organi ‘dopo la mia morte’. Se non hanno capito che potrebbero essere dichiarati morti a quello scopo con criteri controversi […]” (Così parlò David Evans "il trapianto di organi è sbagliato. Abusa del morente oppure danneggia il sano", “antipredazione.org”, comunicato stampa dell’11 novembre 2019).
Salvare gli organi a ogni costo?
Sul tema interviene la Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente, in un documento presentato al Parlamento e al Movimento critico internazionale, pubblicato il 19 settembre 2006 sul proprio sito a cura del proprio comitato scientifico, presieduto da Massimo Bondì, docente di Patologia chirurgica e Propedeutica clinica presso l'Università La Sapienza di Roma, e Nerina Negrello, presidente della Lega stessa. Nel documento viene criticata la volontà di salvaguardare gli organi a ogni costo, anche a scapito della salvezza del paziente. Secondo il criterio di “morte cerebrale”, “I pazienti sotto ventilazione definiti arbitrariamente ‘cadaveri’ dai medici che dichiarano la ‘morte cerebrale’, in realtà non lo sononé per la biologia né per la legge” […] i neurochirurghi, pressati dalla richiesta di organi, sono consapevoli che salvare il paziente ad ogni costo può significare anche perderlo con l'atto chirurgico o durante il decorso post-operatorio, perdendo così i suoi organi”.
Secondo l’opinione di molti medici, dopo la dichiarazione di “morte” segue una sorta di cambio di “destinazione” del paziente, che da destinatario di cure diventa potenziale donatore. Ciò causa un atteggiamento diverso nel personale che spesso giunge a trascurare la sofferenza del paziente in vista del recupero dei suoi organi, “cancellando ogni dignità rimanente della persona morente e impedendole di morire in pace” (È giusto donare gli organi?, “gruppomacro.com”, consultato il 28 luglio 2022). La Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente sottolinea come in alcuni casi si rinunci a operare delle terapie finalistiche, in particolare su pazienti con danni cerebrali, dichiarandoli precocemente in morte encefalica al fine di espiantarne gli organi. Ma oltre agli espianti a cuore battente, controversa è anche la questione dell’espianto a cuore non battente da 1 a 5 minuti: persone in arresto cardiaco vengono dichiarate precocemente “senza speranza”, evitando, così, di sottoporle a rianimazione e usando invece la circolazione extra-corporea per ossigenare reni e fegato, anche se in questo modo viene ostacolato l'afflusso di sangue al cervello (Quello che non ti hanno detto, “antipredazione.org”, consultato il 27 luglio 2022).
Contro la “frenesia verso il trapianto”
Massimo Bondì, libero docente di Patologia chirurgica e Propedeutica clinica presso l'Università “La Sapienza” di Roma e tra i promotori della "Lega contro la predazione degli organi", pur affermando che la trapiantologia sia un importante punto di arrivo per l’umanità, e abbia il meritevole intento di salvare vite umane, ne rileva alcuni aspetti problematici. Tra questi, il disallineamento tra progresso della chirurgia e progresso della ricerca, per cui quest’ultima risulta sottovalutata. Un suo maggiore avanzamento – unito al miglioramento delle terapie – potrebbe permettere di guarire gli organi, evitando la terapia del trapianto: “Non condivido, in particolare, la frenesia verso il trapianto che porta a trascurare, in nome della necessità di essere rapidi e di evitare che gli organi si deteriorino, la tutela della salute del donatore. […] Oggi c'è una richiesta in aumento di organi. Tutti chiedono organi, potrebbe farlo anche un centenario. Si tratta di una strada pericolosa che non dovrebbe essere percorsa”. “Tramite la ricerca – continua il professor Bondì – si dovrebbe perseguire l'obiettivo di creare organi in provetta, visto che, almeno in linea teorica, ogni organo è riproducibile artificialmente, a esclusione del cervello” (Claudio Morpurgo, Troppa frenesia intorno ai trapianti, “Shalom”, 2000).
Nina Celli, 30 maggio 2023
Autori citati:
Wainwright Evans David
- specialista in cardiologia presso il Papworth Hospital di Cambridge
Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a C
Bondì Massimo
- libero docente di Patologia chirurgica e Propedeutica clinica presso l'Università “La Sapienza” di Roma